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Anticipazioni | Il buon secolo della pittura senese. Dalla Maniera moderna al Lume Caravaggesco


[box type=”note” ]IL BUON SECOLO DELLA PITTURA SENESE. Dalla Maniera moderna al Lume Caravaggesco
Pienza, Montepulciano, San Quirico d’Orcia
Dall’ 1 Settembre 2016 al 31 Gennaio 2017[/box]


La mostra, che aprirà i battenti il primo settembre per concludersi il 31 gennaio del 2017, è dedicata a “Il buon secolo della pittura senese. Dalla Maniera moderna al Lume Caravaggesco”. A curarla è una ampia equipe di esperti presieduta da Antonio Paolucci e a promuoverla sono i Comuni di Montepulciano, Pienza e San Quirico d’Orcia, la Fondazione Musei Senesi, dal Polo Museale della Toscana – Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo, dalla Diocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa, Montalcino, la Diocesi di Montepulciano, Chiusi, Pienza, l’Università degli Studi di Siena – Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali, la Provincia di Siena e la Regione Toscana.
Un progetto nato dalla volontà di tutte le istituzioni territoriali, quindi, con l’obiettivo di mettere finalmente in luce gli interpreti della pittura in terra di Siena tra i primi del ‘500 e la seconda metà del 1600. Artisti di eccellente e spesso notevolissimo livello, ancora non tutti compiutamente studiati e conosciuti.

Alessandro Casolani, S. Famiglia con S. Giovannino e S. Caterina d'Alessandria Chigi
Alessandro Casolani, S. Famiglia con S. Giovannino e S. Caterina d’Alessandria Chigi

La mostra è prevista su tre diverse sezioni divise cronologicamente in relazione alla presenza di opere d’arte già presenti in loco.
In ordine cronologico, il percorso prende avvio da Montepulciano dove, al Museo Civico, saranno riunite, per cura di Alessandro Angelini e Roberto Longi opere davvero significative del momento giovanile di Domenico Beccafumi. Egli è stato un antesignano del manierismo e, accanto al Sodoma, l’ultimo grande protagonista della scuola senese.
A Siena, Beccafumi studiò il Perugino, ma ad influenzarlo furono, in ambito fiorentino, Fra’ Bartolomeo, Mariotto Albertinelli, Piero di Cosimo e lo spagnolo Alonso Berruguete, considerato uno dei primi, se non il primo, manierista.
Intorno al 1510 Domenico andò a Roma per arricchire la sua istruzione con lo studio delle opere lì conservate, in particolare di Michelangelo, che stava ancora affrescando la volta della cappella Sistina e gli affreschi vaticani della Stanza della Segnatura di Raffaello.
A San Quirico d‘Orcia, in Palazzo Chigi, il percorso storico – firmato da Gabriele Fattorini, Laura Martini – propone la seconda sezione del progetto, sezione intitolata “Dal Sodoma al Riccio: la pittura senese negli ultimi decenni della Repubblica”.
Sodoma, Sacra Famiglia con San Giovannino
Sodoma, Sacra Famiglia con San Giovannino

Accanto al Sodoma, attivo a Siena pur non essendo senese, crebbe il giovane Bartolomeo Neroni, detto il Riccio. Artista poliedrico, fu pittore, scultore, miniaturista ma anche scenografo, architetto e ingegnere militare. Entrato giovanissimo nella bottega del maestro, ne divenne l’allievo prediletto e poi il genero ed erede. La sua pittura risentì della influenza di Domenico Beccafumi e dello stile manierista. Tra le molte opere da lui consegnante al territorio, l’intervento sul grandioso ciclo affrescato dedicato alla vita di San Benedetto per l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
Infine Pienza, dove nelle Sale del San Carlo Borromeo, a cura di Marco Ciampolini e Roggero Roggeri, sarà allestita la prima monografica su Francesco Rustici detto “Il Rustichino”: un caravaggesco gentile.
Il Rustichino (Siena, 1592 – 1625) dopo essere stato allievo del padre Vincenzo, si avvicinò allo stile caravaggesco, connotato dal gioco luministico delle visioni notturne, in assonanza a quanto, nel nord italiano, andavano indagando altri artisti, e tra loro Gherardo delle Notti.
L’influenza di Orazio Gentileschi lo porta poi ad esprimere un naturalismo di impronta classica, evidente soprattutto nelle opere commissionate dalla famiglia Medici.
Tutte e tre le sezioni, ed è una caratteristica importante del progetto, si aprono al territorio. Invitano cioè il visitatore ad andare alla scoperta di altre opere custodite da pievi, monasteri, conventi, palazzi, piccoli borghi del meraviglioso territorio della Val d’Orcia. Una occasione imperdibile per chi voglia scoprire i tesori conservati nei luoghi più segreti e suggestivi di questa terra che non a caso è Patrimonio dell’Umanità.