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Con metal detector trova un tesoro sotto l'erba. Bronzi, spada nella guaina, sonaglio di 2900 anni fa


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Il proprietario del terreno, al quale avevano chiesto di poter svolgere una ricerca su quei prati, nelle ore precedenti, sorridendo, aveva detto che nei suoi campi non c’era nulla di particolare e che ogni ricerca sarebbe stata infruttuosa. Ma gli appassionati avevano, evidentemente, visto oltre.
Mariusz Stepien – un polacco che abita in Scozia ed è appassionato di ricerche con il metal detector – stava sondando, con la sua fida macchina che rileva la presenza di metalli, le verdi pianure di Peebles negli Scottish Borders, in Scozia. Era il 21 giugno 2020 quando il suo metal detector ha iniziato a mandare segnali macroscopici, sia a livello sonoro che sul display.
Stepien ( qui sotto, nella fotografia, a sinistra, nella zona scandagliata) ha gridato, chiamando gli amici che lo accompagnavano e che stavano sondando il terreno, in un punto non distante. Con lui c’era anche Dariusz Gucwa, (nella foto, a destra) un giovane cacciatore di tesori, che ha partecipato alla ricerca, documentando fotograficamente l’indagine.

L’area si presentava lievemente rilevata, sul piano di campagna e la strumentazione indicava, selettivamente, la presenza di rame o di bronzo a circa mezzo metro di profondità. Se il metal detector avesse rilevato la presenza di ferro probabilmente i battiti del cuore del cercatore sarebbero stati meno convulsi. Certo, anche spade o scudi di ferro possono costituire un tesoro, ma generalmente la strumentazione segnala anche la presenza di metalli ferrosi di scarso rilievo che trovavano un vasto impiego, nelle zone di campagna, come manufatti o residui di latta, picconi o vanghe. Quando, al contrario, la macchina – selettivamente impostata per la segnalazione del bronzo, si mette a suonare è quasi scontato che il terreno offra sorprese di assoluto valore. Molte monete antiche sono in bronzo o in rame. Ma una moneta singola respinge le onde di rilevamento da una superficie minuscola. Spostando, infatti il metal detector di qualche centimetro, il segnale diminuisce , per poi sparire. Nel caso scozzese, il segnale era molto intenso, persistente, su un’area corrispondente a un bel giro di braccio.

Il ricercatore e gli amici, delicatamente, con una vanghetta, hanno rimosso la zolla erbosa e hanno scavato per circa 50 centimetri. Le prime a venire alla luce sono state borchie – nell’immagine, qui sotto – utilizzate per la bardatura dei cavalli. Oggetti che, nell’età del Bronzo – a tale periodo i reperti appartengono – erano costosissimi e, probabilmente, erano appannaggio esclusivo delle classi dominanti.

I tre amici le hanno osservate e hanno capito di essere di fronte a reparti di grande rilievo. I metal detector segnalavano altri oggetti inglobati nella terra compatta. Che fare? I cercatori hanno pensato bene di montare le tende, lì attorno, per evitare che qualcuno completasse lo scavo, solo per far bottino e hanno avvisato l’associazione scozzese che si occupa di archeologia. Sono così giunti gli archeologi, a coordinare le operazioni dello scavo stratigrafico, che si è protratto per 22 giorni.

Grande è stata la sorpresa di tutti quando, nella terra, è apparsa una spada di bronzo, ancora infilata nella guaina di cuoio, conservato, per circa tre millenni, grazie a particolari qualità del terreno e alla protezione offerta da alcune assi. Molto interessanti anche le borchie metalliche delle ruote di un carro, materiali lignei e di cuoio, cinturini decorati, anelli e un sonaglio bronzeo, da cavallo, il primo trovato in Scozia – relativamente a quell’epoca – e il terzo nel Regno Unito.

Per migliorare la qualità delle indagini e analizzare accuratamente gli strati, il recupero è avvenuto a livello di sandwich di terreno, affinchè i materiali inglobati possano essere accuratamente studiati su un banco e le parti di cuoio siano oggetto di un recupero senza lacerazioni. I materiali sono stati trasportati al National Museums Collection Centre di Edimburgo, dove la ricerca continuerà.


Finora non sono state avanzate ipotesi, sulla natura di questo che appare, comunque, come il corredo di un personaggio cospicuo. Non sono però apparse tracce di incinerazione. Il materiale era originariamente contenuto in una cassa di legno o sotto il pavimento di un edificio? Non è escluso che altri piccoli cumuli disseminati sul terreno possano contenere altre vestigia.
“È una scoperta nazionale. Pochissimi resti dell’età del bronzo sono stati trovati in Scozia – spiega Emily Freeman, capo dell’unità di ricerca archeologica – È stata un’opportunità eccezionale trovare non solo questi oggetti bronzei, ma anche oggetti in materia organica. Ora dobbiamo esaminare bene tutto e capire perché sono stati collocati lì “.