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Aquila nazista recuperata dall’acqua. Presto all’asta? Altissimo lo scontro politico: “Distruggetela”


Il governo uruguaiano deve vendere un’enorme aquila nazista di bronzo e un telemetro per cannoni della Marina, recuperati su una nave da guerra della Germania nazista affondata durante la seconda guerra mondiale, ma la decisione tarda a venire, da parte dell’esecutivo del paese latino americano per una situazione intricatissima, che riguarda normalmente reperti di questo tipo, legati alla dittatura tedesca. Il rischio politico è che l’oggetto finisca in mano a qualche nostalgico.

Il Governo uruguayano non vuole creare imbarazzo con il mondo ebraico o israeliano e con il Governo tedesco – che ha lanciato una sorta di anatema, nei confronti dell’aquila prodotta nella propria terra negli anni della dittatura – e che vuole, al contempo rispettare una sentenza emessa dal proprio ordine giudiziario che impone allo Stato stesso di vendere l’aquila all’asta e dividere a metà l’importo ricavato dalla vendita della statua, trattenendo un parte per sé e destinando l’altra agli scopritori del relitto, che hanno investito denaro per l’operazione di individuazione e di recupero del materiale.

L’aquila pesa quasi 350 chili ed è conformata – come accadde in quegli anni – alle aquile delle legioni romane. Tra gli artigli, reca una svastica. La grossa statua adornava la “corazzata tascabile” tedesca Admiral Graf Spee che fu affondata al largo di Montevideo nel dicembre 1939.

Il simulacro del rapace, dopo il recupero, è stato brevemente esposto in un hotel di Montevideo, prima di essere portato in deposito, in seguito alle proteste presentate dalla Germania contro l’esibizione di un “armamentario nazista”. Il telemetro era stato stato recuperato per primo. Si tratta di un enorme blocco di 27 tonnellate, che all’epoca costituiva una tecnologia all’avanguardia per dare la massima precisione a cannoni pesanti, nonostante il rollio della nave.

La Graf Spee aveva affondato diverse navi mercantili Alleate nell’Atlantico meridionale, prima che due incrociatori britannici e uno neozelandese la intercettassero e la danneggiassero durante la “Battaglia del River Plate” iniziata il 13 dicembre 1939.

Il capitano Hans Langsdorff portò la nave da guerra nel porto di Montevideo, dove gli sono stati concessi tre giorni per trasportare a terra i marinai feriti o morti. Il capitano, successivamente, Ordinò che la nave fosse affondata al largo della costa, per impedire agli alleati di accedere ai segreti della tecnologia tedesca. Langsdorff si era infine tolto la vita, sparandosi giorni dopo in un hotel di Buenos Aires, avvolto in una bandiera imperiale tedesca.

Secondo la stampa uruguaiana e sudamericana il materiale potrebbe essere messo all’asta, considerando anche il fatto che un facoltoso imprenditore di origini ebraiche si è fatto avanti per poter acquistare il pezzo – per evitare che finisca nelle mani di nostalgici – per poi distruggerlo o, nel caso in cui ciò non fosse possibile, per toglierlo dal mercato.