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Archeologi con il georadar scoprono sotto terra il vero motivo della ricchezza dell’abbazia


I georadar e le nuove strumentazioni elettroniche offrono prospettive di ricerca assolutamente impensabili, solo fino a qualche anno fa. E con queste strumentazioni, a lungo condotte sui prati meravigliosi dell’Abbazia di Fountains, in Inghilterra, gli archeologi hanno potuto evidenziare i resti di una struttura edilizia di notevoli dimensioni, che era stata rasa al suolo e coperta di terra, in tempi antichi. “Un antico sito di produzione su scala industriale” dicono gli archeologi.

La suggestiva, elegante ed imponente abbazia di Fountains del North Yorkshire è un monastero cisterciense in rovina, fondato nel 1132. Rimase attivo fino al 1539 quando Enrico VIII – dopo lo strappo anglicano dalla Chiesa romana – ordinò la soppressione dei monasteri. Gli edifici ed oltre due chilometri quadrati di terra vennero quindi venduti dalla Corona il 1º ottobre 1540, a Sir Richard Gresham, mercante di Londra.

Il georadar – applicato nella indagini svolte nelle pertinenze dell’abbazia – noto anche come GPR (ground penetrating radar) è una metodologia non invasiva utilizzata in geofisica, nello studio del primo sottosuolo, che si basa sull’analisi delle riflessioni di onde elettromagnetiche trasmesse nel terreno. Nel caso della presenza di strutture, le onde tornano indietro – come in un riflesso – e l’apparecchiatura registra la forma della struttura rilevata. Mentre le onde stesse si disperdono nel terreno, dove non incontrano ostacoli. Il sistema è simile, concettualmente, al sonr utilizzato nella navigazione.
Tale metodo fornisce, a partire da una profondità di alcuni metri fino al limite di alcune decine di metri, una “sezione” del terreno indagato dalla superficie. Sotto il profilo visivo, molti georadar somigliano alle macchine per falciare l’erba nei giardini.

L’indagine archeologica è stata avviata per verificare l’origine di uno spiazzo assolutamente liscio, “come un tappeto di bowling”, dicono gli inglesi, che si presenta nei pressi del monastero. L’anomalia portava a pensare che potesse essere un pavimento, coperto di terra. Un team di scienziati dell’Università di Bradford, Mala UK, Geoscan Research e Magnitude Surveys, ha applicato il georadar (GPR) per cercare di comprendere il motivo della presenza di quello spiazzo regolarissimo.

Si è così scoperto un sistema di edifici che sorgeva a ridosso del fiume. Il rilievo delle strutture di fondazione ha consentito di stabilire che esse ospitavano una proto-industria medievale, attraverso la quale l’abbazia stessa si garantiva ricchezze enormi, altrimenti inspiegabili.

Gli studiosi inglesi ritengono che gli edifici ospitassero una grande conceria in grado di lavorare la materia prima del pellame, immettendo sul mercato quantità considerevoli di semilavorati. A nostro giudizio – basato sulla storia del monachesimo proto-industriale italiano e francese – gli edifici avrebbero potuto anche ospitare – oltre a reparti di conceria – ben più consistenti reparti di filatura, tessitura e battitura della lana.

Nel rilievo con georadar compiuto dagli studiosi dell’ Università di Bradford è rilevabile l’antica presenza di una grossa struttura, lunga e stretta, in affaccio sul canale. La collocazione farebbe pensare all’uso dell’energia idraulica per attività collegate alla presenza di folli. E’ possibile che questo blocco produttivo fosse diviso in più sezioni e che contasse su più ruote per la battitura delle pelli, della lana e per la molitura dei grani

Le strutture a ridosso del fiume avrebbero potuto contare sulla presenza di ruote mosse dall’acqua in grado di azionare gli strumenti per la battitura della lana, con la quale la materia prima veniva infeltrita in modo omogeneo e pressata affinché diventasse pressoché impermeabile. In Italia, gli Umiliati – un ordine religioso, fondato in Piemonte in contrasto ai costumi rilassati e alla ricchezza diffusa spesso ostentata dal clero – si diffusero rapidamente nel Settentrione, divenendo una sorta di “coop” gigantesca, potentissima e ricchissima, proprio grazie alla lavorazione delle lane. L’organizzazione era gestita da fratelli laici con una visione “collettivista“, ma fortemente verticista. Per questo abbiamo sottolineato analogie produttive con il mondo cooperativistico dell’Italia settentrionale del Novecento e creato un collegamento con la struttura di Fountains. Anche per l’abbazia di Fountains si ipotizza che la parte industriale dell’abbazia fosse in carico a frati laici, che si occupavano della produzione.

Hilary McGrady, direttore generale del National Trust inglese, afferma che per la maggior parte del XX secolo si era giunti a una conclusione errata e cioè che tutto quello che poteva essere trovato, a livello di strutture, era stato qui, trovato. Di fatto, in base a questo assunto, si chiudeva la possibilità ad altre ricerche archeologiche.

Le nuove scansioni GPR hanno invece rivelato le fondamenta di due edifici finora sconosciuti e “inaspettatamente massicci” a Fountains Abbey. L’edificio più grande misurava fino a 6 metri di larghezza, 32 metri di lunghezza ed era alto 2 piani.