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Arezzo, individuata la città etrusca dei morti. Centinaia di tombe da scavare? Potrebbe rivelarsi la scoperta del secolo

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Anni di lavoro e di verifiche, di sopralluoghi e di incroci di dati, in un’ampia zona tra due torrenti, nel circondario di Arezzo, non lontano dall’Arno. I risultati delle ricerche preliminari – che siamo in grado di preannunciare e che forniremo in modo sempre più approfondito nelle edizioni dei prossimi giorni – saranno presentati ad Arezzo domenica dallo storico dell’arte Giovanni Nocentini. Il territorio sottoposto ad indagine nasconderebbe centinaia di tombe etrusche e potrebbe nascondere la necropoli della città di Arezzo.

di Roberto Manescalchi

“…tra Arezzo e Chiusi è tutta una tomba”! Questo era solito ripetermi, quando non litigavamo su Piero della Francesca, il compianto e allora potentissimo Mario Salmi. Di fatto il Ministro di quelli che oggi si chiamano ‘Beni Culturali’. Su Piero avevo sempre ragione io e spesso lui cacciava l’impertinente allievo. Rare volte, invece di indicarmi malamente la porta, cambiava discorso e questo del: “…è tutta una tomba!” era un refrain. Sta di fatto che tra Arezzo e Chiusi c’è Cortona, ora me ne rendo conto, con tutto il peso ingombrante dell’Accademia Etrusca e del MAEC (Museo Accademia Etrusca Cortona). Impossibile da disconoscere stante che si tratta di uno dei più importanti musei del mondo. Così che dalla sua fondazione la città prima e l’Accademia dopo hanno catalizzato l’attenzione degli studiosi.

Il canale della Chiana e la bonifica della valle sono tuttavia relativamente recenti e datano molti secoli dopo la scomparsa degli Etruschi. Le operazioni hanno visto coinvolti ingegneri, matematici, idraulici, cartografi, agronomi e architetti: da Leonardo da Vinci all’aretino Vittorio Fossombroni, tecnico illuminato che vi ha lavorato per oltre 50 anni fino alla sua morte avvenuta nel 1844 in tempi quindi relativamente recenti… Gli illuministi, i Georgofili, le Leopoldine ed il riassetto del territorio voluto dai Lorena.

A Giovanni Nocentini che da oggi si è guadagnato il titolo di ‘ultimo etrusco’ il merito indiscusso di aver volto lo sguardo altrove, verso l’Arno, in direzione della sua valle, che invece non è canale. Fiume che al tempo degli etruschi c’era e a lui, Giovanni, dopo indagini e studi di oltre due anni, la prerogativa di aver operato la rinascita della città dei morti di cui ad Arezzo si era persa ogni traccia.

Giovanni Nocentini (Fot.1) vive in città ed è storico dell’Arte, antropologo delle religioni, studioso biblico e del pensiero cristiano, di culti precristiani, di Etruschi ed Archeoastronomia.

(Fot.1)

Questa rapida summa del suo essere potrebbe evocare una sorta di mago Merlino, ma non è così. Intellettuale colto e raffinato è solo e semplicemente in grado di sofisticate chiavi di lettura. Domenica 20 prossimo venturo (Fot.2) la presentazione dei suoi studi preliminari su “una vasta necropoli nella valle delle piagge (Arezzo)”. Studi editi per i tipi di Effigi.

Si tratta del “…risultato di 2 anni di accurate ricerche di superficie condotte in un vasto territorio, delimitato da due torrenti (Faltognano e Vialla) che si gettano nel fiume Arno, nei pressi di Arezzo. Arezzo, come tutti sanno, era una importante città dell’Etruria Settentrionale, al centro della penisola, nodo viario di importanti traffici commerciali e culturali. La scoperta della necropoli ricolloca la città nel suo ruolo di originaria importanza e bellezza (pensiamo agli splendidi bronzi etruschi, la Chimera, la Minerva, l’Aratore) rinvenuti ad Arezzo”.
Il nostro, nel suo lavoro porta l’attenzione su molte nuove emergenze: “muri fatiscenti, crolli di false cupole, tumuli erbosi sparsi nei boschi, oltre a due tombe ancora intatte a tholos, o falsa cupola; una a pianta circolare e una quadrangolare. Quest’ultima reca un’iscrizione che ipotizziamo etrusca. Le sepolture rimandano ad una tipologia arcaica (VII sec. a.C.) presente a Populonia. Sono tombe piccole, individuali, prototipo di quelle monumentalizzate del secolo successivo (Fot. 3 e 4).

Fot.3
Fot. 4

L’ipotesi che si tratti della necropoli etrusca di Arezzo viene dalla ricostruzione dell’assetto viario che restituisce un percorso rettifilo da Arezzo in direzione Nord-Ovest (Fot. 5), come tutte le necropoli (a N-O nel cielo etrusco dimorano le divinità ctonie della morte e rigenerazione).

Fot. 5

Approssimandosi al fiume Arno il percorso diventa una via pensile perfettamente rettilinea (Fot.6 e 7), che riprende il percorso oltre l’Arno, sempre in direzione Nord-Ovest, esattamente con azimut 303° corrispondente al tramonto del sole al solstizio estivo.

Fot. 6
Fot. 7

“Con questo importante dato astronomico, si sviluppa, con valide argomentazioni, una ideologia funeraria etrusca, cioè le concezioni di questo popolo, ancora molto misterioso, sulla vita, sulla morte e la vita ultraterrena.
Le nuove emergenze sono state segnalate alla competente Soprintendenza archeologica e saranno oggetto di studio e relativa tutela.”

Conosco Nocentini da anni e l’ho incontrato la prima volta a Monterchi, complice l’amico comune Marco Malatesta, proprio dove, ignoro per quali arcane coincidenze, probabilmente insisteva il tempio di Ercole. La notizia dei suoi studi, motivo che mi ha spinto a chiamarlo mi era già giunta invece da un paio di giorni da Roberto Sonaglia fondatore della rivista Etnie e amico recente che ugualmente ringrazio. Per le foto ed i virgolettati di anticipazione sono, ovviamente debitore di Nocentini.

La vasta area su cui si sviluppa la necropoli, Nocentini è schivo e prudente, ma le tombe sono in numero assolutamente rilevante, fu salvata anni fa da un progetto che prevedeva fosse ridotta a cava. L’associazione comitato civico “La valle delle Piagge”, cui dobbiamo il salvataggio dell’area, nella persona del suo Presidente Maria Luisa Lapini ha fatto da guida preziosa allo studioso nella perlustrazione dei luoghi ed infine c’è da ricordare che l’area a lungo, nel secolo scorso, è stata oggetto di scavi clandestini ad opera di tombaroli che hanno certamente prodotto danni e vuotato le tombe di preziosi reperti, ma i tombaroli, che qui da sempre sono delinquenti e sapienti ed arrivano quasi sempre prima dei soprintendenti sono anche e per fortuna privi di quella organicità e sistematica necessaria.

Auspichiamo finalmente e stante le premesse una seria campagna di scavi, coinvolgendo in adeguato ruolo chi ha studiato. Campagna di scavi che potrebbe illuminare la storia di Arezzo e anche del mondo etrusco più in generale. Questa è stata la città dei maestri di fusione, delle armi e, come già detto, dei bronzi più importanti che quel popolo ci ha lasciato. Ministro se ci sei batti un colpo e a seguire Presidente di Regione (che tra l’altro è cultore di storia regionale) e Sindaco.

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