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Arvin Golrokh, quando la pittura esplora senza pregiudizi i templi della Scienza


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Arvin Golrokh
Premio Nocivelli 2019
Sezione pittura – Secondo posto
De Medici, 2018, olio su tela
80×100 cm
www.premionocivelli.com/opera/de-medici
“La storia della sopravvivenza si è trasformata nella storia della divisione del lavoro. La medicina come una guida scientifica si è connessa a questo movimento che combatte da secoli la morte. Il potere medico definisce il corpo, la malattia, la morte e l’urgenza. La medicina in un rapporto ristretto con il potere che domina la popolazione ha preso un prestigio distinto. Però la sala operatoria attuale sembra lo spazio tragico di questa brama alla sopravvivenza, uno spazio del degrado e contemporaneamente del decoro”. L’autore
Iniziamo con una breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica puoi immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo?
Nato in Tehran nel 1992, mi sono trasferito a Torino nel 2012 per studiare pittura all’Accademia Albertina di Torino. Nel 2019 ho conseguito il diploma accademico di secondo livello in pittura e arti visive. Da circa due anni lavoro in un spazio, in una collettività artistica. in Cavallerizza Irreale a Torino.
La mia formazione stilistica viene da un processo lento di evoluzione durante il mio percorso accademico, con contaminazioni da artisti contemporanei quali Adrian Ghenie, Justin Mortimer e Felipe Alonso. Col tempo ho cominciato a studiare come le forme conosciute all’occhio umano interagiscono con forme astratte creando un’immagine imprevedibile, difficile da riconoscere, rallentando il tempo per l’osservatore.
Partendo dalle motivazioni della giuria sulla tua opera, puoi raccontarci in modo più personale i temi i contenuti della tua opera, descrivendo le modalità operative usate nella sua realizzazione?
La ricerca di denaro,e lo sviluppo tecnico-scientifico, la industrializzazione massiccia e la tecnocrazia sono di solito i temi che tratto. Nei miei lavori ho cercato di riprendere questi miei pensieri partendo dalla critica alla società da una parte e dall’altra, dal paragone tra presente e passato. Qui ho messo in evidenza aspetti caratterizzanti delle classe borghese. Questi ultimi sembrano fluttuare dentro ambienti astratti a simboleggiare la solitudine e competitività oppure la paradossale assenza di comunicazione che padroneggia la nostra epoca, rappresentata da un’esplosione atomica come per simboleggiare un’autodistruzione della società, incapace di stabilire dei limiti, di non sapersi mai accontentare e finendo così per entrare in una situazione di ansia perenne auto-indotta. Per quanto riguarda la storia affronto il tema cercando di ricollegare il cambiamento tra passato e presente con miti che si sono tramandati nel tempo, cercando poi di fondere i due punti di vista tramite escamotage, ricreando una linea temporale dove il passato si incontra con il futuro. Per ciò che riguarda il mio processo creativo, personalmente, utilizzo molto fotografie che frantumò e decompongo usando photoshop e collage per creare una nuova sintonia visiva ed una nuova potenza nell’immagine, fino a farla diventare l’idea di quello che era all’inizio.
Se potessi dare un consiglio ad altri giovani artisti che stanno valutando di partecipare ad un concorso quale sarebbe?
In passato, dal punto di vista storico e sociale, i concorsi non erano usuali per gli artisti ma invece per questa epoca odierna che i meccanismi sociali si sono trasformati in aspetti come competitività aggressiva, consumismo e mercificazione dell’opera d’arte rendendo difficile ai artisti per mostrarsi se stessi. Tuttavia se in un concorso non si crea una competizione sportiva e se l’eventuale non accettazione dell’opera non danneggia la propria ricerca personale, il parteciparvi è uno dei modi migliori per farsi conoscere, soprattutto come giovane artista.
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