Batticuore. Cos’è mai questo blocco informe? E guardate là, c’è un elmo. Grandi sorprese medievali (X secolo) nello scavo

Chissà come hanno potuto resistere in quel punto, senza che a qualcuno venisse in mente di prenderli e portarli con sé. O furono sepolti? Certo è il fatto che, con il tempo, crolli e materiale giunto con il dilavamento, li hanno nascosti.

E’ stato durante le riprese di un documentario dedicato alla storia della fortezza di Rustavi, nella Georgia centrale, che gli archeologi, al lavoro davanti alle telecamere, hanno fatto una scoperta affascinante che aggiunge elementi cooscitivi alla storia militare del Caucaso: un elmo di ferro e una cotta di maglia metallica del IX o X secolo, perfettamente conservati, riemersi dopo più di mille anni. Per quanto riguarda il corpicapo difensivo si tratta dell’unico esemplare di elmo altomedievale finora conosciuto in tutta la Transcaucasia, una regione strategica che, nel primo Medioevo, si trovava al crocevia di culture e imperi – bizantini, arabi, persiani e georgiani – in continuo dialogo e conflitto.

La fortezza di Rustavi, situata 24 chilometri a sud-est di Tbilisi e costruita su una collina che domina il fiume Kura, risale al V secolo e fu più volte distrutta e ricostruita. Nei suoi strati di terra annerita dagli incendi medievali si leggono le tracce di assedi e di battaglie, ma anche di una città viva, capace di rinascere dopo ogni devastazione. È nella cosiddetta Sala VI del complesso fortificato che gli archeologi hanno rinvenuto l’elmo e la cotta di maglia, deposti l’uno accanto all’altra come se il guerriero, caduto o sorpreso dal fuoco, fosse stato colto nel pieno della sua ultima difesa.

L’elmo (nella fotografia, qui sopra), dotato di una piastra di volata staccabile, rivela una lavorazione di altissima qualità. L’uso del ferro battuto e la raffinatezza delle curvature suggeriscono un’artigianalità locale influenzata da modelli bizantini o persiani, ma con soluzioni tipiche della metallurgia georgiana. Le prime analisi metallurgiche, condotte in laboratorio, indicano infatti che la lega ferrosa potrebbe essere stata fusa e forgiata in Georgia, in una fase storica in cui le officine caucasiche raggiungevano un livello tecnico paragonabile a quello dei grandi centri dell’Impero bizantino.

Accanto all’elmo, la cotta di maglia, composta da migliaia di minuscoli anelli interconnessi, è apparsa sorprendentemente integra, nonostante il suolo umido della zona. Un fatto eccezionale, poiché la ruggine e le infiltrazioni avrebbero dovuto cancellarne la struttura dopo pochi secoli. Gli studiosi ipotizzano che la protezione del terreno e la rapida carbonizzazione dei materiali circostanti ne abbiano garantito la conservazione.

Secondo gli archeologi, l’armatura doveva appartenere a un soldato d’élite o a un comandante di guarnigione. Non è da escludere che si trattasse di un rappresentante della nobiltà militare georgiana, in un periodo in cui Rustavi costituiva una delle piazzeforti del regno di Iveria, noto anche come Iberia caucasica. La funzione strategica della fortezza, posta a controllo della valle del Kura, ne faceva un punto di contatto cruciale tra le rotte commerciali e le vie di conquista.

Ma oltre al valore artistico e storico, la scoperta possiede una forte valenza simbolica. Colma un vuoto documentario in un’area che, nonostante la sua centralità storica, ha restituito pochissime testimonianze di armature altomedievali. Fino a oggi gli studiosi potevano basarsi quasi esclusivamente su miniature e cronache; ora, grazie a Rustavi, dispongono di una testimonianza materiale diretta, capace di raccontare come la tecnologia bellica si sviluppò nei secoli formativi degli stati feudali georgiani, un’epoca segnata da guerre dinastiche e da un continuo scambio tecnico e culturale tra Oriente e Occidente.

Le indagini proseguono. Oltre all’armatura, nella Sala VI sono stati rinvenuti vasi e ciotole in ceramica smaltata, databili allo stesso periodo, che indicano una vita quotidiana non priva di raffinatezza. Il progetto di scavo – il più ampio mai intrapreso a Rustavi – ha coinvolto anche centinaia di studenti georgiani, in un raro esempio di archeologia partecipata: più di cinquecento giovani hanno preso parte alle esplorazioni negli ultimi anni, riportando alla luce anche tombe dell’età del Bronzo Medio, databili al XVIII-XIX secolo a.C.

Il Comune di Rustavi ha annunciato che l’intera area della fortezza sarà trasformata in un museo archeologico all’aperto, dove il pubblico potrà osservare gli scavi in corso e assistere al restauro dei reperti. L’elmo e la cotta di maglia, dopo i trattamenti di conservazione, verranno esposti nel Museo di Rustavi, accanto agli altri materiali provenienti dagli scavi. Saranno, a tutti gli effetti, il nuovo emblema della città e della sua lunga memoria guerriera: il volto di ferro di un guerriero che, dopo dieci secoli, torna a raccontare la storia del Caucaso medievale.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa