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Le beffe di Tintoretto, le pubblicità di Canaletto sui primi giornali


 

G.A.CANAL detto CANALETTO, L'ingresso di Canal Grande con la Dogana e la Chiesa della Salute, 1730, olio su tela, 49, 5 x 72, 5 cm, Huston, Museum of Fine Arts
G.A.CANAL detto CANALETTO, L’ingresso di Canal Grande con la Dogana e la Chiesa della Salute, 1730, olio su tela, 49, 5 x 72, 5 cm, Huston, Museum of Fine Arts

Tintoretto impertinente e un finto Canaletto britannico, sono due delle curiosità presenti nel libro di Alberto Tosio Fei “Veneziaenigma” edizioni Elzeviro, nel quale si narrano tredici secoli di cronache e misteri, che divengono la chiave di lettura per scoprire verità sepolte e luoghi nascosti. Un fatto singolare si dice abbia interessato la vita di Giovanni Antonio Canal: a pochi passi da strada San Lio, una lapide ricorda dove abitò il famoso pittore veneziano che soggiornò per un lungo periodo in Inghilterra. Durante gli anni trascorsi oltremanica la sua fama era diffusissima e, di fronte al suo presunto “scadimento di stile, cominciò a circolare la notizia che lui non fosse il vero Canaletto. L’artista, per smentire l’equivoco, fu costretto a far pubblicare sui giornali un avviso col quale invitava ad andare nel suo studio per ammirare la veduta di St. James Park da lui realizzata, che non aveva nulla da invidiare ai dipinti veneziani.


E veniamo a Tintoretto. Bravo tanto con le parole quanto con il pennello? Sembra così in un bizzarro aneddoto che ci racconta come una mattina un uomo si presentò nello studio del pittore per farsi ritrarre, continuando ad insistere sul fatto di voler essere immortalato in una posizione stravagante. “Andè dal Bassan a farve ritrarre”, gli disse allora l’artista, poiché Jacopo Bassano era conosciuto da tutti come un eccellente pittore di animali. Le curiosità trattano argomenti molto vari tra loro: ne è un esempio la notizia riguardante Palazzo Ducale, e precisamente il colonnato posto sul lato cosiddetto della Piazzetta. L’osservatore attento, non può non notare che la nona e la decima colonna da sinistra sono in marmo rosso e non bianco; molteplici le spiegazioni, ma la più inquietante è quella secondo cui avevano quel colore perché venivano utilizzate per le uccisioni pubbliche.