Bellissima idea. Cosa sono quei buchi? A che epoca risalgono? E perchè quella strana forma nell’insieme? Da dove si entrava? La scoperta degli archeologi e i segreti dell’Età del Bronzo

Osservate bene i resti di questa struttura, segnati dalle cavità circolari nel terreno. Cosa vi ricorda questa forma? La risposta la troviamo subito, seguendo gli scavi archeologici condotti sull’area.

Nella campagna bretone, a Carhaix-Plouguer, nel cuore del Finistère, tra colline umide e venti che portano l’odore dell’oceano, un’équipe dell’INRAP — l’Institut national de recherches archéologiques préventives — ha riportato alla luce, nel corso di due indagini condotte nel 2024 e nel 2025, un sito straordinario che racconta più di seimila anni di vita umana. Un luogo che, come un palinsesto, conserva le tracce del Neolitico, dell’età del Bronzo e dell’epoca romana. A circa 450 chilometri a ovest di Parigi e non lontano dalle coste atlantiche, si estende un’area di dodici ettari indagata nell’ambito di un progetto di sviluppo della comunità di Poher, in cui gli archeologi hanno individuato strade antiche, necropoli e — soprattutto — abitazioni di sorprendente architettura, appartenenti alla prima età del Bronzo.

Tra i ritrovamenti più affascinanti vi sono i resti di una decina di case. Tra di esse spiccano i resti di un edificio lungo 17 metri, che aveva la forma di una nave.

Sì, poteta vedere perfettamente la pianta della struttura, segnata sul terreno dai resti dei pali esterni. La casa era dotata di una prua, di un allargamento progressivo al centro e di una poppa. Qui si doveva entrare principalmente dalla murata destra, al centro della “nave”, dove vediamo i segni di due pali distanziati.

Queste strutture, con le loro fondamenta tracciate da buche, si stendevano come scafi di legno e terra sulla pianura, ospitando interi nuclei familiari, animali e attività artigianali. Sono le long houses dell’Europa atlantica, le “case lunghe” che costellano il paesaggio del Bronzo e che, nel caso di Carhaix, si affiancano a una necropoli composta da una quarantina di sepolture. Vita e morte, casa e tomba: due poli che si fronteggiano a pochi metri di distanza, come se l’abitare e il trapassare fossero parti di un medesimo respiro.

I segni dei pali rivelano una struttura che era lunga 17 metri @ Inrap

Le tracce materiali parlano con chiarezza. Le case erano interamente costruite in materiale deperibile, ma la loro impronta al suolo, visibile attraverso buche di palo, trincee di fondazione e focolari interni, consente di dedurne la morfologia e la tecnica costruttiva. L’ossatura portante era costituita da robusti pali di quercia o castagno, essenze disponibili nelle foreste bretoni e note per la loro resistenza, piantati a distanze regolari e capaci di sorreggere il tetto e le pareti. Queste ultime erano composte di intrecci di rami o canne, ricoperti da argilla impastata con paglia, secondo la tecnica del torchis, diffusa anche in altre regioni europee contemporanee. Il tetto, molto spiovente, era realizzato con fronde, canne o paglia di cereali, stratificate per garantire impermeabilità e isolamento. L’andamento allungato, leggermente incurvato ai lati, evocava una chiglia di barca rovesciata, che giustifica l’interpretazione di “case-barca”. All’interno, le case erano organizzate in due o tre ambienti: un focolare centrale per la vita quotidiana e spazi laterali destinati a deposito o a laboratori artigianali.

La presenza di macine, vasi di stoccaggio e pietre di lavorazione indica che le abitazioni erano anche centri produttivi. Alcuni reperti, come le pietre a coppa, probabilmente legate alla metallurgia o a rituali domestici, testimoniano una società con una simbologia elaborata e una complessità funzionale.

Casa allungata risalente all’età del bronzo antico. Le linee lunghe segnano la presenza di pareti interne che suddividevano l’edificio © S. Blanchet, Inrap

Ma la domanda che più intriga riguarda la forma dei resti dell’edificio portati alal luce dall’Inrap: perché costruire case che sembrano navi adagiate a terra? La risposta è multipla e intreccia funzione e simbolo. Da un punto di vista strutturale, la forma allungata garantiva stabilità al tetto e ottimizzava la distribuzione degli spazi, permettendo di unire sotto lo stesso riparo famiglia, animali e attività produttive, analogamente a quanto avverrà più tardi nelle longhouses nordiche e scandinave. Sul piano simbolico, la sagoma naviforme rimanda al viaggio, al passaggio e alla traversata, temi centrali nella cosmogonia dell’età del Bronzo. La casa diventava una vera e propria “nave domestica”, veicolo della vita quotidiana e metafora del percorso esistenziale. Questo richiamo è rafforzato dal confronto con le sepolture a forma di nave del Nord Europa, come quelle di Forsand e Oseberg, dove la nave simboleggia il passaggio verso l’aldilà.

In Italia, le tipologie abitative dell’età del Bronzo mostrano percorsi diversi. Nei villaggi della Pianura Padana, come quelli di Lavagnone o di Ponte San Marco, vicino a Brescia, le case erano costruite su palafitte o piattaforme rialzate, con pianta rettangolare o quadrangolare, pavimentazione in legno e rivestimento in argilla. L’interno prevedeva un focolare centrale e spazi per il deposito e l’allevamento, ma la curvatura naviforme era assente. Più a sud, nelle aree appenniniche e lucane, prevalgono capanne ovali o a ferro di cavallo, come nei siti di Murgecchia nel Materano o di Broglio di Trebisacce in Calabria, testimonianze di una tradizione architettonica mediterranea che privilegia altre soluzioni formali. Le abitazioni italiane, sebbene costruite con materiali simili — legno, argilla, paglia — riflettono esigenze climatiche e sociali diverse, con una maggiore attenzione all’isolamento dal suolo e alla modularità degli spazi interni.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa