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Camilla Franzoni, il multiquadro e le combinazioni positive della crisi


Camilla Franzoni - categoria over 25, Multiquattro #0, 2012, olio su tasselli in legno mobili, inseriti in barre metalliche a sezione circolare, all'interno di una struttura lignea autoportante, cm. 50 x 50
Camilla Franzoni – categoria over 25, Multiquattro #0, 2012, olio su tasselli in legno mobili, inseriti in barre metalliche a sezione circolare, all’interno di una struttura lignea autoportante, cm. 50 x 50

CAMILLA FRANZONI è stata tra i finalisti del Premio Nocivelli
Categoria Over 25 – Sezione Pittura – Opera: Multiquadro #0
www.premionocivelli.it/artista/camilla_franzoni
 
Parla l’artista. ” L’idea del “multiquadro” nasce contestualmente alla situazione che il mondo occidentale sta vivendo ormai da anni: la crisi.
Diversamente da quanto si tende a credere, la crisi non è un momento totalmente negativo, ma al contrario ha un potenziale enorme, poiché non solo  permette, ma talvolta persino costringe al cambiamento, alla riflessione, al miglioramento. È quindi un periodo di grande fervore ed entusiasmo per chi è in grado di coglierne il valore e gli artisti dovrebbero essere tra i primi a interpretare e rielaborare la realtà che li circonda.
Allora perché non avere un’opera d’arte che rappresenti questa riflessione: che possa soddisfare un bisogno di cambiamento, di movimento, di variazione e per questo riesca ad essere sempre diversa, molteplice nella sua unità? Perché non possedere centinaia di opere, tutte racchiuse in un unico telaio? E sentirsi al contempo parte determinante dell’opera stessa?
Così nasce il concetto di “multiquadro”: un telaio quadrato in cui si iscrivono un numero variabile di tasselli forati, sempre di forma quadrata, infilati su barre orizzontali a sezione circolare, sulle quali possono ruotare liberamente di 360°. Da un punto di vista puramente matematico, ciascun tassello può assumere un numero infinito di posizioni e la moltiplicazione dei tasselli non è altro che una moltiplicazione delle infinite combinazioni ottenibili da quest’unica opera. Ne scaturisce un’opera d’arte che racchiude in sé un numero infinito di opere e che interagisce con il fruitore, o meglio viene determinata da questo, diventando  uno strumento da esperire e manipolare. Il movimento indotto dall’osservatore è quindi parte integrante del “multiquadro” e quella che potrebbe sembrare una trovata giocosa si rivela invece una meditazione sulla labile soglia tra finito e infinito, e sulla natura ambigua e complessa dell’oggetto estetico, che, da entità conchiusa, si tramuta in campo di molteplici possibilità.
Come spesso accade nell’arte, da un concetto iniziale pragmatico, concreto, attuale si sviluppano idee che travalicano lo spazio e il tempo, diventando uno spunto di riflessione matematica, filosofica e persino teologica. L’unità che racchiude in sé l’infinito. Quell’entità che sembra essere così aliena dalla nostra percezione, è invece immanente alle cose”.
 
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