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Cassoni e cassapanche nuziali – Splendide storie d’amore dipinte da grandi pittori




scene da un matrimonio foto 1

Durante il Rinascimento, i cassoni nuziali diventarono supporto per i preziosi dipinti di maggiori maestri dell’epoca, a cominciare da Sandro Botticelli. Storie per immagini, tra elogi al pudore e allusioni salaci.

Mentre i poveri appendono i propri stracci alle lunghe sbarre che corrono lungo i muri nudi delle loro camere, i patrizi ripongono suppellettili preziose all’interno di cassoni lignei commissionati in occasione di nozze blasonate.

Desunta dalla cultura egizia e romana, l’atavica consuetudine i conservare corredi e masserizie entro raffinate “capsae” si consolida nelle opulente dimore fiorentine del Quattrocento, ove questi contenitori di varia forma e capacità vengono collocati nelle camere nuziali, spesso ai fianchi del letto, in modo da ampliare la superficie dello stesso o fungere da panche.

Veri e propri emblemi matrimoniali, eseguiti di regola a coppie e impreziositi di tarsie o raffigurazioni dipinte, tali forzieri vengono sfoggiati da aristocratici e abbienti borghesi con l’intento di rendere esplicito il proprio potere economico e politico ( si veda il catalogo della mostra che si tenne nel 2010 Virtù d’amore. Pittura nuziale nel Quattrocento fiorentino, a cura di Claudio Paolini, Daniela Parenti, Ludovica Sebregondi).

Questa produzione suntuaria consente di dare spazio all’interesse tutto umanistico per i temi eruditi dei testi classici, ma non mancano soggetti ispirati alla prosa e alla poesia coeve (tratti di sovente dalle opere di Petrarca e Boccaccio).

A fronte di un’estesa narrazione pittorica sull’esterno, ad attestare il prestigio delle famiglie che si andavano ad unire o piuttosto a ribadire i ruoli da rispettare nell’ambito della coppia, la parte interna dei cassoni poteva essere rivestita da tessuti pregiati od ormata da decorazioni riservate all’esclusiva fruizione dei coniugi (tra i soggetti più frequentati, Elena e Paride, Venere e Amore).

Quanto al contenuto come annota Vasari nelle Vite, “il di dentro si poteva foderare di tele o drappi, secondo il grado di potere di coloro che gli facevano fare, per meglio conservarvi dentro le vesti di drappo, ed altre cose preziose”: fiorini d’oro, immagini sacre, libri di preghiere, monili, stoffe, abiti sontuosi, ma anche biancheria, cibarie e…amanti come si evince dalla novella boccaccesca Ambrogiuolo e Bernabò (tratta dal Decameron), il cui protagonista si nasconde all’interno di un cassone nuziale per introdursi furtivamente nell’abitazione di un mercante e sedurne la virtuosa moglie:” In una cassa artificiata a suo modo si fece portare, non solamente nella casa, ma nella camera della gentil donna (…). Rimasta dunque la cassa nella camera e venuta la notte, all’ora che Ambrogiuolo avvisò che la donna dormisse, chetamente nella camera uscì (…). Quindi avvicinandosi al letto e sentendo che la donna e la piccola fanciulla, che con lei era, dormivan forte, pienamente scopertola tutta, vide che era bella ignuda come vestita”.

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