Si tratta di un silenzio che preclude la presenza dell’uomo, manifestandone tuttavia la sua esistenza in una dualità che implica dei concetti ontologici: da un lato la regolarità di un’architettura monumentale (giardini e parchi) come coesione di uno spazio immobile ( il concetto classico di ordine che esamina razionalismo e mito), dall’altro l’immediatezza delle sensazioni associate alla contemplazione aleatoria della natura (boschi, montagne, vallate)
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Il fotografo-artista, Premio finalisti Nocivelli 2017, analizza il proprio lavoro: "Le raffigurazioni sacre e i santini posseggono un valore superiore a quello meramente economico e sottolineano un attaccamento alla fede sereno e integrato nella vita quotidiana. Per la seconda, i soprammobili e le stoviglie in porcellana costituiscono ciò che val la pena raccogliere e mettere in mostra, per testimoniare lo status alla maniera in cui è stata educata durante la sua vita. In entrambi i casi ho creato delle composizioni simmetriche e congestionate, per evidenziare l’abbondanza presente nel loro numero e nel significato di cui sono portatori, ovvero di benessere e fiducia nel futuro come degno sviluppo del passato"
Il mondo meraviglioso della britannica Kirsty Mitchell. E' realmente difficile trovare, associati, una capacità assoluta nell'invenzione del personaggio, una composizione così equilibrata e, al contempo, densa di rinvii alla cultura del costume e una sensibilità così spiccata per il colore, dagli accostamenti più accesamente arditi alle nouances di una raffinatezza sorprendente.
Nell'ambito della cultura russa esiste un filone iconografico ricorrente che raccorda figure evanescenti femminili, che si librano come lievi spettri, con l'assoluto naturale di grandi pianure e foreste. Si ritiene che la matrice delle suggestioni sia legato alle comunità di origine tedesca presenti a ovest dell'ex impero sovietico, che esplicitavano la propria cultura di derivazione romantica attraverso la leggenda della Sposa prussiana, una giovane, splendida donna, che muore, viene sepolta ma il cui cadavere sparisce misteriosamente. Essa così riappare nelle foreste e nelle vaste piane per riaccedenre con la propria melanconica bellezza l'idea dell'eternità dell'anima, della bellezza e del sogno di un popolo, come quello prussiano, che non sarà schiacciato dai russi. In questi territori narrativi si dirige la fotografa moscovita Katerina Plotnikova (1987).
Premio finalisti Nocivelli 2017, gli autori analizzano qui la propria opera: "Siamo da sempre interessati alle tradizioni del nostro paese e della nostra cultura. In un certo senso, potremmo dire che nelle nostre fotografie c’è tutto quello che abbiamo avuto intorno da quando siamo piccoli: i simboli cattolici, le tradizioni pagane, i libri nelle biblioteche e le pareti decorate che abbiamo lasciato si degradassero in ville dimenticate. Queste cose inevitabilmente ci appartengono e sentiamo il bisogno di assimilarle, la curiosità di conoscerne la storia. La Danse Macabre è un tema antico che è stato quasi dimenticato, perché parlare di morte e disfacimento è molto più terribile ora, con l’ossessione contemporanea del corpo, che nel Medioevo".
Nata nel 1975, a Oxford, Ione Rucquoi è una fotografa e artista concettuale che lavora molto sull'ossessione e sul rapporto irrisolto tra le giovani donne e il corpo.La libertà di sentirsi e di osservarsi, pare diventare un incubo legato alle interiora e a quanto la bellezza dell'epidermide nasconde. Anche l'angelicazione della maternità si trasforma nel sogno inquieto di partorire figure-altre, creature mostruose. Testimonianza delle enormi difficoltà di autopercezione di un equilibro tra la parte culturale e quella materiale, il tema è antropologicamente centrale nei nostri decenni - viene esplorato anche da Vanessa Beecroft - e perfettamente narrato da Rucquoi affinchè possiamo riconoscerlo e distaccarcene, in direzione di nuovi contrappesi.
Claude Mollard è un fotografo insolito. Viaggia per il mondo alla ricerca di volti umani che si compongono, con apparente casualità, nel fogliame, nell'onda candida dei ruscelli o tra le rocce. Una visione vicina a quella di Arcimboldo - che coglieva l'Uno nel tutto - e al pensiero neoplatonico che ebbe un particolare seguito tra il Quattrocento e il Cinquecento. Nato nel 1941 a Chambéry (Savoia), dopo la laurea in giurisprudenza, si è specializzato all'Istituto di studi politici di Lione. Ex studente della Scuola nazionale di amministrazione è stato consigliere generale della Cour des Comptes (2004-2010) ed è esperto in ingegneria culturale, consulente culturale del presidente dell'Institut du Monde arabe, artista-fotografo, scrittore.
Di fatto, il drammaturgo cercò materiale psichico e la voce luminosa dell’universo ‑ secondo i principi della teosofia ‑, divenendo un antesignano di un orientamento fondamentale nello sviluppo dell’arte novecentesca...
Nel mondo dell'arte, il nome Spencer Tunick evoca un'immagine specifica nella mente: colpi su larga scala di persone nude, che spesso coinvolgono centinaia di partecipanti. Che si tratti di su una spiaggia rocciosa, al di fuori della Sydney Opera House, o, nel caso di "Desert Spirits" (2013), nel deserto, Tunick trova sempre modi nuovi e visivamente accattivanti per fotografare lo stesso scenario in forme diverse. Questa immagine riverbera la bellezza dell'umanità, proprio negli anni in cui civiltà dell'odio negano e devastano i corpo e ogni altra cultura