Quando il male ha il sopravvento. Ottone Marcellis dipingeva in modo ossessivo rettili che divoravano farfalle. Vanitates crudeli, che poggiavano sul piccolo zoo casalingo allestito dal pittore per copiare dal vero. Il piano dei simboli. I soggetti che proponeva agli acquirenti sembrano invariabilmente quelli: muta la prospettiva, cambia lo scenario, ma i protagonisti sono sempre loro. Serpi viscide (con la variante di chioccioline striscianti) e farfalle vibratili, intrise di luce-colore. Nato in Olanda - a Nimega, nel 1619 -, ha viaggiato in Francia, Inghilterra, Germania e Italia, luogo in cui è stato apprezzato più a fondo, tanto è vero che è conosciuto anche con il nome italianizzato di Ottone Marcellis
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I CANI NELL'ARTE - in Pisanello e, successivamente in Piero della Francesca e in Mantegna, ai levrieri o ai molossi viene affidato pure il compito di rafforzamento degli indicatori sociali presenti negli ambienti in cui si svolge l’azione
I CANI NELL'ARTE - Vittore Carpaccio, nella tela Visione di Sant’Agostino (1502-1504), dipinge un piccolo cane da compagnia, dal pelo folto...
In questo simpatico video scopri come dipinge il maialino artista più famoso del mondo.Il pennello quasi sempre in bocca, intinto nel colore, e i rapidi movimenti del capo, per tracciare sulla candida tela, vivaci e colorati segni. Così il maiale "artista" produce le sue opere, sempre più ricercate da appassionati, da animalisti ma anche da galleristi inglesi. E pensare che il destino della scrofa Pigcasso,sarebbe dovuto essere ben diverso. Il maiale in questione, infatti, era destinato al macello. La sua attuale padrona,Joanne Lefson, vedendo lo stato di degrado dell'allevamento in cui era prigioniero il povero animale, decise di salvare la bestia da morte certa
Nel passato remoto, l'associazione tra una figura femminile e il gatto, non era ben percepita, nonostante essa nasca da un'empatia naturale. Le bambine e le donne riescono a comunicare meglio con questi piccoli animali, rispetto ai maschi. Eppure un tempo il gatto era simbolo del diabolico, al punto da essere rimasto nella superstizione, in base alla quale se un gatto nero ci attraversa la strada, finiremo nei guai. Il gatto nero era ritenuto un'incarnazione demoniaca. E il suo attraversarci la strada significava che avrebbe interrotto il percorso di linearità quotidiana per lanciarci sulle impervie strade del male. Il rapporto positivo con i gatti eisteva, ma non veniva cantato. Fu l'Ottocento a riconsiderare il gatto, ufficialmente, e non solo come utile nemico dei topi.
La tradizionale contrapposizione fra le “genti barbariche” considerate selvagge e quelle sedentarie, a cui invece corrispondevano ordine e norma, risale alle fonti più antiche, a cominciare da Omero. Tuttavia tale antinomia ci pare più letteraria che reale: lo splendore sfavillante dei gioielli, le armi impreziosite dall’oro e dalle gemme o i finimenti più ricchi per i cavalli, la sontuosità del vasellame cerimoniale da banchetto rappresentano di fatto simboli trasversali nello spazio e nel tempo di un’identica aspirazione all’autocelebrazione dei ceti più potenti
Grifi, Chimere, Gorgoni, Centauri, Sirene, Satiri, Arpie, Sfinge, Minotauro, Tritone, Pegaso, Scilla e l’Idra di Lerna sono rappresentati su oggetti di tipologie diverse: sculture, terrecotte architettoniche, vasellame, armi, affreschi e mosaici di diversi ambiti culturali e cronologici, dall’Oriente alla Grecia al mondo etrusco, italico e romano.