Nulla grava sulla stanza, dominata dalle carni seriche della divina signora. Il cane percepisce i vellutati movimenti della fantesca che sistema la biancheria nel cassone, in secondo piano, ma la sua attenzione selettiva, perdurante nella fase del sonno, lo porta a considerare ogni piccolo movimento del personale di servizio come suono di una conosciuta e rassicurante azione quotidiana. E’ sul versante esterno, al di qua della tela, nel punto in cui si colloca il fruitore, che avviene, sempre in virtù della presenza del cane addormentato, un fatto prodigioso. Tiziano, che realizza il dipinto per Guidobaldo della Rovere, Signore di Urbino, orienta gli occhi della donna così che possano incontrare lo sguardo dello spettatore.
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Il fiore che si gira in direzione dell’astro maggiore rappresenta nei ritratti antichi la devozione dell’effigiato nei confronti del proprio signore. L’animale da compagnia la dedizione senza ombre. I casi di Moroni, Magnasco e Van Dyck
Dal Museo di Villa Giulia alla mostra di Spina. I capolavori trasferiti in queste ore. Il brindisi con il vino versato dal cane doveva essere benaugurante, nel segno dell'amicizia profonda, della fedeltà e del reciproco soccorso
Le sculture realizzate in ferro, lamiere, piombo, catrame e cemento sono state realizzate per il progetto "Spazi Capaci" ideato da Alessandro De Lisi e organizzato dalla Fondazione Falcone. I nobili e leali animali sono stati spostati in luoghi siciliani simbolici
Le testimonianze sul cane aristocratico della Sicilia si intersecano con quelle di cani-gemelli presenti nell'iconografia dell'Antico Egitto - La raffigurazione impressionante di una muta di cirnechi a caccia di conigli o lepri in un'opera che venne realizzata per la villa romana di Piazza Armerina
Istantanee d'ironia e umanità in mostra alla Venaria Reale. L'umanesimo di Elliot Erwitt evidenziato dalla splendida mostra curata da Biba Giacchetti con il progetto grafico di Fabrizio Confalonieri, organizzata da Civita Mostre. Con ben oltre 170 immagini, “Elliot Erwitt PERSONAE” è il titolo della prima retrospettiva delle sue fotografie sia bianco e nero che a colori, un concentrato di genialità . Un percorso unico dato dall'ironia immediata d' accostamenti, dall'antologia della prima parte della mostra caratterizzata da scatti fotografici in bianco e nero dei suoi divertentissimi cani antropomorfi, a quelli nei musei per indagare la sua personale visione dell'interagire dei visitatori con le opere d'arte, alla parte romantica, ai potenti della Terra ,alla foto di Marilyn Monroe e Jacqueline Kennedy.
La solitudine, meditativa, operosa, contemperata dall'amicizia di un piccolo cane sensibile, può essere fonte di grande gioia. Così la racconta, con splendide illustrazioni ricche di poesia, la disegnatrice americana Yaoyao Ma Van As. "Ho voluto ricavarmi uno spazio tra i lavori su commissione per raccontare me stessa e la mia vita" dice presentando le 30 tavole dedicate alla felicità d'essere soli. Una visione controcorrente, in una realtà che ci chiede di essere quasi sempre in coppia, anche se le coppie stesse sono spesso artificiose e basate su legami labili
L'attenta osservazione di un dipinto del Veronese da parte di Roberto Manescalchi porta alla luce, collegato al clima dell'inchiesta che gli inquisitori aprirono a carico del pittore, un enorme pene umano dipinto tra le gambe del cane che appare nella scena. Cane cazzone? Domeni-cane cazzone? L'episodio sul quale si fa luce svela un possibile intrigo. Perchè Veronese realizzò un'Ultima Cena affollatissima, piena di ubriachi, nani, tedeschi? Osservandola anche oggi appare subito come un'opera assolutamente eretica, considerato ciò che imponeva l'arte riformata: il pieno rispetto delle verità evangeliche, senza aggiunte immaginarie. Quindi fu cambiato il titolo del dipinto, che venne denominato Cena in casa di Levi. Ma il pene del cane passò forse inosservato. Veronese, considerati gli scontri tra i domenicani - clero di emanazione papale - e la Serenissima si prese gioco dei potenti frati, con qualche avallo governativo? Certo che anche il cane a tre zampe - e pertanto zoppo - presente in un altro dipinto potrebbe indicare, sottotraccia, il giudizio grottesco del Veronese, contro il regime inquisitoriale imposto dai domenicani