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Posts published in “Impressionisti”

Volano ancora le Ninfee di Monet, nuovo record, 40 milioni di euro

Nell'ambito della produzione monetiana è il dipinto che sale idealmente sul podio dei più pagati, al secondo posto, dopo "Lo stagno delle ninfee" che nel 2008 fu battuto a quasi 60 milioni di euro. Un altro quadro di ninfee, andò all'asta da Christie's il 6 maggio scorso e fu aggiudicato per 27 milioni di dollari. La scheda dell'opera e la storia della serie delle ninfee

Federico Zandomeneghi quotazioni gratis

Fu, con De Nittis e Boldini, uno dei tre italiani della Parigi impresssionista. Impressioniosta egli stesso, amico di Degas, attento esploratore dei volti, dei gesti, dei corpi femminili, tematiche tipicamente degasiane, pittore con il quale condivise il gusto per il disegno e l'uso di linee conchiuse nei dipinti, nonchè la predilezione per i pastelli, anche se non disdegnò la pittura en plein air, condotta accanto a Guillaumin.

Pissarro e la neve. Tecnica e sperimentazione

Come nella Gazza di Monet, Pissarro prepara un fondo rosa-beige, prima di intervenire sul quadro a livello d'opera d'arte. La preparazione chiara ha il fine di aumentare la luminosità del quadro, interferendo con esso dal basso e riportando in superficie un magico lucore, suggerendo i colori rosati che giungono dalla rifrazione della luce del sole negli strati più prodondi della neve. Analoga è la procedura seguita dai due pittori per rendere la superficie dei due edifici, in entrambi i quadri. Il colore del muro laterale della casa e della piccola struttura in muratura è quello della preparazione iniziale, appena ritoccato

Perché il grande Renoir decise di "diventare italiano"

Nell’autunno del 1881, Pierre-Auguste è in crisi. La scelta impressionista gli va stretta, ormai. Decide così di mettersi in viaggio per il Belpaese. S’innamora della grande tradizione veneziana, degli affreschi di Pompei. Il genio di Raffaello lo manda in estasi. Al ritorno, la sua pittura non sarà più la stessa

Impressionismo: oltre la Francia, in Europa

Gli autori che hanno aderito a questo movimento in nazioni diverse dalla francese, spesso ingiustamente trascurati, offrono invece, secondo Renato Barilli, "linguaggi robusti, compromessi con la scena quotidiana, per nulla convinti che sulla tela si dovessero nascondere gli esseri umani per lasciar parlare solo le frasche o le erbe agitate dal vento" - In mostra a Brescia le opere di venticinque artisti tedeschi, inglesi, olandesi, scandinavi, russi e spagnoli.