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Posts published in “Installazione”

Cosa significano gli igloo di Mario Merz tra arte, antropologia e architettura? Risponde la figlia. Il video

“Igloos” (2018), la mostra dedicata a Mario Merz (Milano, 1925-2003), tra gli artisti più rilevanti del secondo dopoguerra, riunisce il corpus delle sue opere più iconiche, gli igloo, datati tra il 1968 e l’anno della sua scomparsa. Il progetto espositivo, curato da Vicente Todolí e realizzato in collaborazione con la Fondazione Merz, si espande nelle Navate di Pirelli HangarBicocca e pone il visitatore al centro di una costellazione di oltre trenta opere di grandi dimensioni a forma di igloo, un paesaggio inedito dal forte impatto visivo

Il giardino nell'arte contemporanea? Come dopo un diluvio da cartone animato. Il video

il giardino è il nuovo progetto ideato e realizzato da Lutz & Guggisberg per la Collezione Maramotti. Prima personale in una istituzione italiana del duo di artisti svizzeri, la mostra è stata organizzata in occasione del festival di Fotografia Europea 2018, dal titolo “Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie”. La mostra installazione si è sviluppata in un percorso di cinque sale e presenta oltre venti fotografie di formati diversi montate su pannelli e con interventi pittorici, insieme ad agglomerati di oggetti di recupero selezionati dagli artisti in alcuni magazzini locali e assemblati secondo un criterio di re-invenzione creativa

Una magica scultura-gioiello di Yoko Ono e Lennon nelle miniere d'argento di Melle. Video

L'arte contemporanea, a Melle, in Francia, viene esposta in chiese romaniche, palazzi, luoghi straordinari e miniere d'argento. A questo luogo misterioso, nelle viscere della terra, è stato affidato  Parts of a Lighthouse di Yoko Ono.  L'idea fu stesa, per iscritto, come un progetto e un'aspirazione, dall'artista, nel 1965: "Installi i prismi in determinate ore del giorno, in una sorta di luce serale che li attraversi; e la casa di luce appare come un'immagine in cui puoi entrare, se lo desideri. La casa della luce non dovrebbe funzionare tutti i giorni, proprio come il sole non splende ogni giorno. " Leggendo questa descrizione nel catalogo di una mostra nel 1967, John Lennon chiese a Yoko Ono di costruirne una per il suo giardino. La chiamano "La casa del fantasma". Un invito ad entrare nello spazio immateriale in cui sono appaiono i ricordi.

Enormi, intricate, splendide foreste di cartone di scarto. I capolavori di Eva Jospin. Il video

Foreste delle fiabe, ma anche gli stessi intrichi vegetali, dominati da alberi altissimi, che troviamo nella pittura gotica, in Sant'Eustachio di Pisanello, ad esempio. Il mistero della foresta. Il cuore pulsante del mondo. Ma anche la foresta degli edifici gotici, essi stessi boschi di pietra, in cui avviene il prodigio della discesa dello Spirito. Dopo aver impostato i lavori nelle dimensioni della pittura da cavalletto, Jospin ha, nel tempo, dilatato i quadri-sculture in boschi articolati in foreste, che si interconnettono con misteriose pareti di rocce stratificate. Ma come ottiene questi alberi?  Per il fondo sono utilizzati bancali da trasporto, di legno, messi in verticale con i piedi rivolti verso lo spettatori

Eva Jospin, una grotta incantata realizzata nel bosco con il calco dei cartoni. Un lavoro straordinario. Il video

Jospin è gotica e moderna, rococò e simbolista. L'artista è nota per aver realizzato con il cartone ritagliato splendidi, complessi, enormi quadri tridimensionali di foreste, che ricordano gli intrichi vegetali della pittura gotica - pensiamo a Sant'Eustachio di Pisanello - o , come dice l'autrice i boschi delle fiabe. A Chaumont-sur-Loire - Jospin si è allontanata, per la prima volta, dal suo materiale preferito, il cartone, appunto, per realizzare una grotta, in cemento naturale, che all'esterno cita i mostri di Bomarzo e all'interno irradia la magia delle inglesi grotte di conchiglie, le concrezioni rocaille del Settecento francese e, ancora, anche i castelli infantili di sabbia decorati con materiali di recupero della battigia. Le pareti della grotta sono state realizzate con il calco, in cemento naturale, delle ondulazioni del cartone di vario tipo. Mensole, alto rilievi, cornici ed altri elementi decorativi risultano straordinarie efflorescenze che richiamano le colonne bizantine e le lavorazioni in alabastro. Completano questo luogo mistico valve lasciate nei colori naturali o verniciate d'oro, pietre e filamenti. Sicuramente da vedere

Ernesto Neto, un gigantesco albero della vita realizzato a uncinetto nella stazione di Zurigo

GaiaMotherTree è stato realizzato interamente a mano. Strisce di cotone sono state prima colorate, poi annodate insieme, con una tecnica identica a quella dell'uncinetto, per formare una struttura trasparente gigante. La parte superiore dell'opera, che ha la forma della chioma di un albero - ma che rinvia pure tanto a un elemento lieve quanto la testa campaniforme di una medusa Medusa e che sottende anche rinvii alle immagini medievali della Madonna, che, in alcuni dipinti, forniva amorevole protezione a uomini e donne di tutte le classi sociali, senza distinzione - copre il soffitto. Alla base dell'albero, come appunto dicevamo, c'è un ampio spazio nel quale i visitatori possono soffermarsi e riposare sui sedili disposti in cerchio. Gli elementi a forma di goccia che pendono dai rami sono pieni di spezie aromatiche e foglie secche

Mantova e le opere d'arte fatte di luce. Sperimentazioni e installazioni

Gli spazi esterni di Palazzo Ducale accesi con le opere luminose di importanti artisti italiani e internazionali. Gli autori invitati a confrontarsi con i prospetti medievali e rinascimentali della residenza gonzaghesca sono stati Donatella Schilirò, Federica Marangoni, Nicola Evangelisti, Massimo Uberti, Edward Shuster + Claudia Moseley, Marco La Rosa, Davide Dall’Osso, Romano Mantovani Boccadoro, David Dimichele, Fardy Maes. L’iniziativa ha fatto seguito alla prima esperienza di Art Light nel 2016 che, con la mostra intitolata “…e quando il sole cade, la città si accende”, ha regalato a Mantova un nuovo e originale skyline impreziosito da sculture luminose che occhieggiavano nel loggiato della Cavallerizza

Ricordi allucinati d'infanzia diventano arte. Sgabuzzini, strane cose. Verso il panico

Un labirinto, con oggetti strani, sorprendenti. Una casetta degli attrezzi che ai bambini sembrano incomprensibili e mostruosi. La proiezione di fantasmi e inquietudini. Al Museum Tinguely, gli artisti svizzeri Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger hanno presentato in tre parti, un labirintico gabinetto di curiosità tra natura e artificialità, che gioca, in modo sorprendente, a creare un nuovo rapporto con gli oggetti quotidiani e a reinventarli, senza dar nulla per scontato.  La mostra "Too Early to Panic" (Troppo presto per il panico), invita i visitatori a compiere un percorso di 25 anni compiuto da Gerda Steiner e da Jörg Lenzlinger, che hanno iniziato a collaborare nel 1997.  Le loro installazioni sono spesso immersive e consentono di compiere viaggi, tra il grottesco e il poetico

Anamorfosi. Felice Varini dipinge il suono dilagante sulle mura di Carcassonne e lungo strade e palazzi. Video

Per il 20 ° anniversario dell'inserimento della città fortificata di Carcassonne nel patrimonio mondiale dell'Unesco (1998-2018) Varini ha preparato gigantesche installazioni, cerchi cerchi concentrici di colore giallo che adornano questo splendido complesso medievale, per tutta l'estate. Linee concentriche che si allineano soltanto da un punto di vista, mentre appaiono come graffi disordinati da ogni altro punto. Quando il punto di anamorfosi è colto dallo spettatore esse appaiono come immagini che rinviano alla musica e comunque al suono e alla vibrazione. Le linee curve gialle sono realizzate in strisce di alluminio dipinto. Le strisce sono state incollate ai muri e alle mura, nel corso di un intervento durato un mese, svolto da un gruppo di lavoro composto da otto artisti Felice Varini ha già operato, a livello di mega-installazioni - su tre castelli a Bellinzona, sulla  terrazza del Grand Palais di Parigi e nell'Orangerie di Versailles. "Volevo un giallo brillante e brillante che rimanga giallo intenso e chiaro, quasi elettrico", spiega

Bruno Munari e la creazione di nuove forme. Macchine inutili e corpi che alimentano il pensiero

L’autore evita accuratamente di mostrare una composizione fissata in un certo istante, crea, invece, pitture dinamiche, instabili e complesse. In mostra si potrà ammirare un prototipo, esemplare unico, di Tetracono del 1965, alcuni Negativi-positivi su tavola dei primi anni ’50, e la pittura cromo-cinetica realizzata con filtro Polaroid rappresentata da un Polariscop degli anni ’60. Talvolta un cambio di forma è ottenuto sovvertendo la funzione. È il caso delle Sculture da Viaggio, di cui viene proposto un raro esemplare in lamiera verniciata del 1958 accompagnato dalla corrispondente scultura in cartoncino. L'analisi condotta da Luca Zafferano per la mostra milanese del 2018