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Posts published in “La politica nell’arte”

Maria Lassnig, la pittrice femminista che esplorava il proprio corpo

Il concetto chiave che più di ogni altro caratterizza l’opera di Lassnig è quello di Körpergefühl o "consapevolezza corporea"; infatti analizzando introspettivamente la vera natura della propria condizione, seppe usare il mezzo artistico per esprimere sensazioni corporee. Sono numerosi gli autoritratti che danno prova della particolarissima forma di autoanalisi cui l’artista, dalla profonda sensibilità, si sottoponeva costantemente. La mostra organizzata dagli Uffizi

Max Klinger – Il pittore critico del maschilismo fu un cinico maschilista. Perché?

Il maestro tedesco affidò ad immagini visionarie la condanna dell’ipocrita moralismo della società borghese del suo tempo. Ma, nella vita l’uomo si comportò come i maschi che aveva violentemente censurato con la propria arte. Elsa era una donna forte, che dominò per certi aspetti la vita dell’artista, ma solo fino a quando, nel 1910, fece la sua comparsa la giovane domestica Geltrud Bock, di cui Klinger si innamorò perdutamente. Dopo aver lasciato Elsa, nel 1919, il maestro si unirà a lei in matrimonio. Un anno più tardi, Klinger morì, solo poche settimane dopo aver nominato Geltrud sua unica erede. L’infelice destino di Elsa Asenijeff troverà tragica conclusione con la follia e la morte in manicomio nel 1941, un finale che è una sorta di materializzazione delle più drammatiche invenzioni dell’artista.

Perché il comunista Rivera celebrò con gli affreschi le fabbriche del capitalista Ford?

Quando, nel 1932, Rivera inizia le pitture murali per il Detroit Institute of Art, basate sulla tematica dell’industrializzazione in seno alle tecniche della catena di montaggio introdotte da Henry Ford, e malgrado tale assemblaggio rappresenti forti connotazioni di sfruttamento della classe operaia e alienazione della psiche, Rivera è incantato dalla “meravigliosa sinfonia” delle officine dell’impero industriale di Edson Ford, che a sua volta è incantato dal pittore

Andy Warhol e la factory. Così funzionava la fabbrica che devastò l'arte europea

Warhol individua la strada più autenticamente americana, pragmatica e popolare che avrebbe consentito agli americani stessi, piuttosto in difficoltà nell'imporre un proprio linguaggio artistico al mondo - e ricordiamolo: non c'è vittoria di guerra che sia completa se non passa attraverso le nuove immagini di un regime e che ha compiuto conquiste territoriali, economiche, politiche - che si distaccasse completamente dalle modalità precedenti, pur assumendo dalle avanguardie - dal futurismo stesso, dal ready made di Duchamp - alcune suggestioni. Warhol, che è fondamentalmente un pubblicitario di successo, espande ed estende le mdoalità di recupero di rilncio delle immagini più popolari di un'America trionfante

Conosci la storia e l'uso propagandistico della statua della chimera? Scoprili in un minuto

Com’è noto, il mostro (datato alla fine del V secolo a.C.) appare ferito, la testa caprina sollevata verso un lato (dove doveva trovarsi, forse, in origine, la figura di Bellerofonte, che, secondo il mito, uccise la Chimera in un terribile scontro), mentre si ritrae sulle zampe posteriori, con il corpo in grande tensione che lascia intravedere la muscolatura e le ossa, la bocca spalancata, sofferente. La coda, serpentiforme, fu rinvenuta spezzata e ricreata ex novo nel XVIII secolo. L’iscrizione Tinscvil su di un arto ne indicò, da subito, l’appartenenza etrusca.

Gli affreschi medievali del disonore. L'Italia delle guerre civili espone gli sconfitti

Cavalieri in soffitta, legati e forse portati al patibolo con i militari sguaiati, accanto a gatti e topi. Così in un angolo inaccessibile del palazzo furono rappresentati i ghibellini bresciani che avevano perduto il Comune. Dipinti guelfi di straordinario interesse pittorico e storico. “Colonne infami” che risultano sconosciute a quasi tutti i bresciani. Sandra Baragli, studiosa a livello nazionale della pittura del Duecento e del Trecento, legge per Stile queste opere violente, invitando a un recupero espositivo

Mangiatori di patate di Van Gogh. Il significato politico del quadro e del periodo tenebroso del pittore

Un’auto-formazione tumultuosa degna di un nevrotico: a Nuenen il grande artista ritrasse contadini e tessitori che guardavano con curiosità al pittore dal quale erano pagati senza che dovessero fare nulla. Vincent spendeva così il denaro inviato dal fratello Ma quel bagno di oscura umiltà, quel contatto ossessivo con il volto umano...

Gambe accavallate, libri e sigarette: la ribellione femminista delle quadrisavole

Pittori come Faruffini o Corcos rilanciarono in alcuni dipinti le immagini delle donne ribelli, delle quali oggi non afferriamo più il senso rivoluzionari. Ma la sovrapposizione delle gambe. le lettura e il fumo erano nell'Ottocento indice di una modernità scandalosa che venne rilevata da diversi artisti

Gentile Bellini e il primo sultano della guerra mediatica

Maometto II si era reso conto che questo scarto rispetto alla tradizione risultava indispensabile. Assumere un linguaggio figurativo significava poter interloquire con l'Occidente, a dimostrazione peraltro della funzione fondamentale dell'arte non soltanto nella politica, ma nella visione del mondo. Maometto II tentava un avvicinamento all'Europa che fosse pure mediatico, oltre che militare, dimostrando una certa elasticità nella comprensione dei linguaggi culturali iconici.

Mostri e mascheroni di gatti e leoni. Le decorazioni architettoniche contro Satana e gli avversari politici

I mascheroni ebbero maggior fortuna apotropaica nel declino della centralità economica dell'Italia, a partire dal grave trauma del Sacco di Roma (1527), nella rottura insanabile tra il mondo protestante e quello cattolico, tra le inquietudini del Manierismo e, successivamente, nell'avanzare seicentesco del pensiero razionalista che tendeva a lasciare sempre più l'umanità a se stessa, senza celesti protezioni