La mostra di Roy Lichtenstein. Variazioni Pop apre l’anno che Palazzo Tarasconi dedicherà all’America e alla Pop Art, una tipologia di arte in grado di trasportare, sul piano del colore, l’evoluzione culturale e commerciale della società americana del tempo. Da settembre 2023 il tributo a questa corrente artistica continuerà con la mostra Keith Haring. Radiant Vision.
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All'incanto le immagini delle spazzature di Mick Jagger- la foto è stata acquistata per 13mila euro-, di Damien Hirst - 12.500 euro - Kate Mosse - 12mila euro - e Pierre Soulanges -12mila euro -. Le immagini furono scattate tra il 2008 e il 2013, nell'ambito di un preciso progetto ricognitivo: trasformare anche i rifiuti degli artisti - come la Merda d'artista di Piero Manzoni - in opere d'arte di valore
Il neo-pop americano punta ad utilizzare materiali industriali, colori accesi, forme semplici e marcate, derivate dal mondo dell'infanzia e dal cinema, giocando spesso a livello di ironia e contando sull'effetto-sorpresa, nonché sull'indignazione di una parte del pubblico
Il Mar di Ravenna misura la temperature della diffusione del mito dantesco, rilevando l'esplosione nei prodotti novecenteschi. Una figura identitaria per l'Italia del boom. Che la crisi di immagine sia oggi legata al timore del sovranismo?
Gli scarti simpatici, i Gluts, l’ultima serie di opere di Robert Rauschenberg, che il maestro americano creava trasformando con poetica adesione gli oggetti abbandonati. A partire dal 1970, quando si trasferisce a Captiva Island, Rauschenberg si reca nella discarica di Fort Myers, a un’ora di macchina dalla sua casa, riempiendo interi camion di ferraglia (ventilatori, cruscotti, segnali stradali, ruote, marmitte, tubi, radiatori, cestelli di lavatrici, saracinesche e molto altro ancora), che pian piano trasforma negli assemblaggi poetici e spiritosi dei Gluts. Dimostra un’empatia quasi viscerale per lo scarto. “Gli oggetti abbandonati mi fanno simpatia, e così cerco di salvarne il più possibile”.
I primi film di Warhol risultano conformi all’estetica alla base della sua pittura, in cui la ripetizione seriale giunge a negare il concetto del tempo e dello spazio. Nelle pellicole successive, Andy rivoluziona la funzione tradizionale di regia e sceneggiatura, che in fondo si esaurisce nel casting e nei provini: l’“attore” dovrà poi soltanto essere se stesso
Perini ha colto la strutture principale sottesa alla Pop art: la ripresa e la rappresentazione in chiave post-pubblicitaria di oggetti quotidiani, pressochè consumati intellettualmente dall'uso. Così operò Warhol. Le immagini mitiche della Monroe o di Mao, della Coca-Cola o della zuppa Campbell, vennero rielaborate non nei confini della forma, che restava fotograficamente identica all'originale, ma dal punto di vista delle combinazioni cromatiche
Warhol individua la strada più autenticamente americana, pragmatica e popolare che avrebbe consentito agli americani stessi, piuttosto in difficoltà nell'imporre un proprio linguaggio artistico al mondo - e ricordiamolo: non c'è vittoria di guerra che sia completa se non passa attraverso le nuove immagini di un regime e che ha compiuto conquiste territoriali, economiche, politiche - che si distaccasse completamente dalle modalità precedenti, pur assumendo dalle avanguardie - dal futurismo stesso, dal ready made di Duchamp - alcune suggestioni. Warhol, che è fondamentalmente un pubblicitario di successo, espande ed estende le mdoalità di recupero di rilncio delle immagini più popolari di un'America trionfante
Quando le copertine dei dischi vengono affidate al genio creativo del pittore. Dalla Banana di Warhol per i Velvet Underground al “pantheon” pop di Blake per il Sgt. Pepper beatlesiano. Poi Haring, Serra, Opie… E in Italia? L’apripista è stato Mario Schifano. l 12 marzo del 1967 i Velvet Underground pubblicano il loro primo album, il “disco della banana”, prodotto e illustrato dal pigmalione Andy Warhol. Nel giugno dello stesso anno, Peter Blake realizza la copertina di Sgt. Pepper’s lonely hearts club band, ottavo, sovversivo lavoro dei Beatles: dopo l’incontro con il Flower Power (la cultura hippy), i Baronetti stravolgono le convenzioni discografiche britanniche con le loro uniformi da circo in raso rosa, azzurro e giallo. Infine, in autunno, a Roma, le esecuzioni live del Piper vengono riprese in chiave prog-pop-jazz da un insolito gruppo, Le stelle di Mario Schifano: mentore è lo stesso artista, che cura anche la cover del disco con un suo dipinto coevo.