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Forte è il legame con le opere di Caravaggio. Jusepe de Ribera approfondisce la ricerca nel campo della quotidianità e, soprattutto tra un'umanità povera e difforme che sembra animare le tracce narrative del romanzo picaresco, dimostrando, comunque, un'intensa compassione nei confronti dei poveri
Dal prognatismo posturale del dialetto, che s'aggruma sul mento dei suoi soggetti bergamaschi e bresciani a una rude incapacità di tanti nobili di provincia di occupare l'abito con scioltezza; dalle cisti deturpanti al centro della fronte a certi strabismi estremi, mica corretti, nemmeno di un filino, rivelano la domanda e l'offerta di verità, a volte impietosa, come sanno esserlo i veri contadini. Il pittore è sempre armato dalla comunità in cui opera; bergamaschi e bresciani volevano vedersi com'erano e non come avrebbero potuto immaginarsi. Ed eccoli serviti.
Lucchese d'origine, tosco- romano nella formazione, allievo di Francesco Salviati, che a sua volta, era cresciuto agli esempi di Michelangelo, Raffaello, Andrea del Sarto, assumendo anche modelli bronziniani e del grande Manierismo toscano, Giuseppe Porta detto il Salviati, il Salviatino o il piccolo Salviati, nacque a Castelnuovo di Garfagnana nel 1520 e morì a nel 1575 a Venezia, divenuta sua città d'adozione. Lodato, tra gli altri da Vasari, che ne Le vite gli dedica un'ampia disamina, da Bernardo e Torquato Tasso, da Sansovino e da numerosi altri grandi personaggi dell'epoca, ebbe il merito di fondere, a Venezia, i modi centro-italici con le tradizioni pittoriche venete. Operò anche accanto al Veronese, a Tiziano e a Tintoretto
Pittore raffinatissimo di matrice manierista, con esiti molto elevati nell'ambito della ritrattistica e della resa degli abiti sontuosi, pittori con notevoli capacità introspettive, Alessandro Allori (Firenze, 31 maggio 1535 – Firenze, 22 settembre 1607) rimane estremamente compresso dalla gigantesca figura del Bronzino, il suo maestro, con il quale viene molto spesso confuso.
Karel van Mander, come Vasari autore di un Libro della pittura, annovera Joachim Patinier tra gli “inventori” del genere del paesaggio, ammirato anche da Dürer. In un documento del 1566, un collezionista, il notabile spagnolo Felipe de Guevara, racconta una vicenda davvero insolita che riguarda proprio l’artista fiammingo.
Tra i principali esponenti della pittura napoletana del Seicento e protagonista della scena culturale romana, Mattia Preti nacque a Taverna nel 1613 e morì a La Valletta, Malta, nel 1699. È detto anche il Cavaliere Calabrese. L'onorificenza gli fu attribuita da papa Urbano VIII. Pittore scenografico e teatrale, si inserì nel filone della realtà"fotografica" del Caravaggio, manifestando una non comune capacità di analisi psicologica dei suoi personaggi