Il pittore bresciano fu abilissimo nei ritratti a lume di candela, rivelando sorprendenti analogie con i maestri del Nord Europa, da cui si distaccava però in virtù della ricerca della verità psicologica dei personaggi effigiati
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Brescia fu prima dominata dalla figura di Francesco che si formò alla bottega alta del Guercino. Poi da quella del figlio Antonio: il quale dipingeva con tali esiti da essere confuso con il Pitocchetto. I segreti dei due artisti emergono da questo viaggio condotto con Luciano Anelli
Alla riscoperta delle tracce della presenza in città ed in provincia delle opere eseguite dalla nota famiglia di pittori cremonesi del Quattrocento e dalla loro bottega
L’artista ha esplorato gli azzurri benacensi e la dolcezza dei paesaggi morenici alla ricerca di un’impressionista gioia di vivere immersa nei valori della luce e del colore
Il pittore bresciano affronta con sapienza e rigore intellettuale i misteri della bellezza, della natura e del tempo, dell’umano e del divino. Successo per la recente antologica cittadina ai SS. Filippo e Giacomo
Una ricca monografia restituisce appieno la figura del pittore, attivo nel panorama dell’arte bresciana a cavallo fra Otto
e Novecento. Fine paesaggista, seppe cogliere lo spirito di rinnovamento che portò ad un linguaggio più sciolto e vibrante, nel segno della modernità
Il noto architetto si dedicò anche all’attività pittorica, tra impegno civile e rimandi autobiografici percorsi sovente da un’ironia dolceamara
Chi dipinse i due pannelli provenienti dal palazzo del conte Nicolò Orsini? Secondo Paola Castellini, uno sarebbe di mano del Romanino e l’altro di Altobello, ossia d’una coppia di artisti che Mina Gregori definisce affratellati da “osmosi insidiosa” e “indicibile collimazione”