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Cecco del Caravaggio: la Resurrezione iperrealista e metafisica rifiutata per scandalo


Fuori dagli schemi, privo di regole e certezze, tranne quella della data. Nel 1619-20 Cecco dipinge la Resurrezione destinata alla cappella della famiglia Guicciardini in Santa Felicita a Firenze. Non ci arriverà mai. La pala fu rifiutata, l’appuntamento con il successo, mancato. Cecco del Caravaggio, di origine bergamasca, era stato il garzone e il modello del Caravaggio. Secondo un viaggiatore straniero transitato per Roma, Cecco era anche l’amante del pittore, ma non si sa quanto questa sia un’illazione e quanto corrisponda a verità. La presunta omosessualità di Caravaggio non presenta molti elementi di sostegno, collocata, com’è, tra le testimonianze di un forte interesse per il mondo femminile. Comunque sia, ciò è un particolare del tutto secondario. Cecco del Caravaggio apprende in modo straordinario la maniera artistica del maestro e la potenzia, giungendo alla produzione di dipinti di straordinaria efficacia, nei quali si fonde una sorta di onirismo alla realtà osservata e resa sommamente sotto il profilo pittorico


Lo scandalo nasceva da più ragioni: una scarsa fedeltà della scena alle Scritture e, sopra ogni cosa, l’iperrealismo, quasi metafisico, dell’insieme. Cecco applica il metodo che già fu del suo maestro. Dopo vent’anni osa rientrare nello stanzone buio delle pose e appendere all’alto soffitto un grosso lume che faccia piovere luce e ombra sui modelli.
Egli è stato così fedele a ciò che i suoi occhi vedevano che nel quadro compaiono anche le pareti dello studio, e tutta la Resurrezione si mostra per ciò che è: una seduta di posa. Non c’è profondità, Cristo non si libra nell’aria, ma anzi, appoggia un piede ad una pedana. Particolari così clamorosi che non consentono di pensare ad un’ingenuità. Il confine che aveva tracciato il Merisi è stato superato.

Cecco del Caravaggio, Resurrezione
Cecco del Caravaggio, Resurrezione