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Certosa di Bologna, un Palais Royal d'anime e arte


di Roberto Martorelli

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“Non potrei darvi una miglior idea di tale cimitero, che col paragonarlo al Palais Royal a Parigi. Nel porticato, laddove il teatro francese declama, dove il teatro del Palais Royal canta i suoi flons-flons, sono costruiti alcuni sceltissimi monumenti fra molto spazio vuoto.
Jules Janin, in Voyage en Italie, Societe Belge de Librairie, 1839. Così viene paragonato il Cimitero monumentale della Certosa di Bologna dal celebre drammaturgo e critico d’arte francese, amico di Gioacchino Rossini, in visita alla città felsinea per quasi un mese. Un luogo scenografico e magnifico colto nella sua essenza anche dalla scrittrice Vittoria Guerrini, alias Cristina Campo, che lo descrive come un “tenebroso palazzo dalle grandi fughe di porticati, corridoi, cortili, simili a uno scenario di tragedia spagnola rappresentata all’epoca dell’Alfieri: tutta demenza romantica, votata al mal sottile, agli amori proibiti e alle guerre redentrici, ma sempre e solo, per me, tenebroso palazzo di fate.”

Certosa di Bologna, Chiostro VI o dei Caduti della Grande Guerra, 1900-1934
Certosa di Bologna, Chiostro VI o dei Caduti della Grande Guerra, 1900-1934

Non deve sembrare strano che un cimitero sia stato oggetto delle attenzioni di letterati, intellettuali e personaggi famosi quali Byron, Dickens, Mommsen, Carducci, Pascoli, meta obbligata per regnanti, pontefici e curiosi d’arte e storia italiana. La Certosa nasce come un grandioso monastero certosino fondato nel 1334, poi soppresso nel 1796 e trasformato in campo santo nel 1801, dove oltretutto nel 1869 venne rinvenuta la più grande necropoli etrusca della città, dando il movente per la nascita dei musei comunali.
Luogo nato sotto gli ideali giacobini, anticipa di tre anni l’editto napoleonico di Saint-Cloud, divenendo di fatto il primo cimitero moderno d’Europa, ed a lungo tra i pochi del genere in Italia, basti ricordare che il Vantiniano di Brescia nasce nel 1815 e che quelli celeberrimi di Staglieno e Milano furono inaugurati rispettivamente nel 1851 e nel 1867.
Vincenzo Vela (1820 - 1891), Gioacchino Murat, 1864. Certosa di Bologna, Sala del Colombario.
Vincenzo Vela (1820 – 1891), Gioacchino Murat, 1864. Certosa di Bologna, Sala del Colombario.

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All’interno dei chiostri e sotto le logge e le sale, si può quindi ripercorrere l’arte e la storia italiana dall’epoca neoclassica fino alla contemporaneità, dove non sono presenti solo capolavori scultorei degli artisti locali, ma significative presenze di artisti di rilievo internazionale quali Pietro Tenerani, Vincenzo Vela e Giovanni Duprè.
Giorgio Kienerk (1869-1948), Monumento Comi, 1898. Certosa di Bologna, Sala san Paolo
Giorgio Kienerk (1869-1948), Monumento Comi, 1898. Certosa di Bologna, Sala san Paolo

Attraverso le memorie si può comprendere come la città padana, pur in forte sofferenza economica negli anni del Risorgimento, sia comunque stata un crocevia non solo dell’arte ma più in generale della cultura e della politica italiana. Emblematico è il monumento scolpito da Lorenzo Bartolini a Elisa Bonaparte – sorella di Napoleone – poi collocato sulla tomba del marchese Malvezzi Angelelli, o altrettanto indicativo è quello dedicato a Gioacchino Murat – re di Napoli – eseguito da Vincenzo Vela, presente in Certosa con un’altra opera celeberrima, la “Desolazione”.
Se poi si aggiunge che per quasi tutto l’Ottocento furono conservate qui le opere scultoree salvate dalle distruzioni e soppressioni napoleoniche, che fino al 1815 il novanta per cento dei monumenti erano eseguiti in pittura e che dal ’15 e fino agli anni ’40 del secolo XIX furono realizzati in stucco e gesso; si può comprendere la straordinarietà del luogo e l’essere stato a lungo meta fissa del turismo locale. Oltretutto il sito vede la grande predominanza di spazi architettonici in cui sono inseriti le opere, che lo distaccano nettamente dall’idea di ‘recinto verde’ che conforma con declinazioni più o meno costruite tutti i cimiteri italiani. Una vera e propria città dei morti.
La Certosa ospita alcune figure di rilievo nazionale quali il cantante Carlo Broschi detto Il Farinelli; il pittore Giorgio Morandi; il premio Nobel per la letteratura Giosue Carducci; Alfieri Maserati, fondatore dell’omonima azienda automobilistica; il cantautore Lucio Dalla.
Dal 1999 il Comune di Bologna ha intrapreso un programma di valorizzazione e recupero del più grande complesso monumentale della città, attraverso campagne di restauro, mostre, pubblicazioni, visite guidate e appuntamenti notturni durante l’estate. Vero e proprio museo all’aperto che, come per ogni cimitero italiano, deve essere considerato il luogo dove ammirare il meglio dell’arte degli ultimi due secoli, soprattutto per quanto riguarda la scultura e l’architettura.
Pasquale Rizzoli (1871-1953), Cella Magnani, 1906. Cimitero della Certosa, Galleria del Chiostro VI
Pasquale Rizzoli (1871-1953), Cella Magnani, 1906. Cimitero della Certosa, Galleria del Chiostro VI

Sito ufficiale
www.certosadibologna.it
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