Nel cuore montuoso dell’Anatolia, a Satala, oggi villaggio di Sadak nella provincia turca di Gümüşhane, gli archeologi hanno riportato alla luce, durante gli scavi della necropoli romana annessa alla base della Legio XV Apollinaris, un raffinato busto bronzeo alto venti centimetri che raffigura una divinità femminile. La superficie, leggermente ossidata, conserva un modellato vivo, un volto sereno e uno sguardo rivolto oltre il tempo.
Gli studiosi turchi lo hanno identificato come una rappresentazione di Iside, la grande dea egizia dell’amore, della fertilità e della rinascita, la cui fortuna, in età imperiale, superò di gran lunga i confini del Nilo per conquistare l’intero mondo romano.

La piccola scultura è di qualità elevata: il viso ovale, gli occhi profondi, la bocca carnosa e assorta nella contemplazione. Il capo reca un copricapo elaborato, una sorta di diadema o modio sormontato da due protuberanze vegetali, interpretate come spighe di grano, simbolo della fecondità della terra e della rinascita ciclica. La base del busto, foggiata a calice trilobato, rimanda a motivi vitalistici e alla trinità dei cicli naturali. A prima vista il bronzetto poteva parere una rappresemtazione di Diana oppure un’ Iside sincretica, una forma della dea in cui confluiscono gli attributi della Luna e di Demetra. Somiglianze che contribuirono a rinsaldare i culti nei confronti di Iside, per certi aspetti simile a una Madonna.

Il bronzetto proviene da una zona di sepolture connesse alla legione Apollinaris, guarnigione gloriosa, che fu poi distaccata, con incarichi più leggeri, per il controllo dei valichi tra il Ponto e l’Armenia. Ciò indica che il culto isiaco era praticato anche in ambiente militare. Non era insolito: tra i legionari si diffusero ampiamente culti di provenienza orientale, come quello di Mitra, di Cibele e appunto di Iside, portatrice di protezione e rinascita. Si ritiene che piccoli bronzetti come questo venissero tenuti nei sacraria dei castra o utilizzati come elementi votivi personali, immagini che potevano essere portate in viaggio e collocate nella tenda o nella stanza dei soldati. Ciò che dobbiamo considerare è il fatto che il bronzetto di Iside è stato rivenuto in un’area di sepoltura, collegata alla legione. E’ probabile che la statuetta volesse ricordare, su un’altare comune, accanto ad altri Dei, che Iside era riscita a far risorgere il marito. E così avrebbe potuto agire rispetto ai suoi fedeli.
Ma chi era davvero Iside, e perché tanto amata dai Romani? Nata nel pantheon egizio come sposa di Osiride e madre di Horus, era insieme dea madre, guaritrice, maga e signora del ciclo vitale. Secondo il mito, dopo che Osiride fu smembrato da Seth, ella ricompose il corpo del marito e, mediante il soffio divono, gli ridonò la vita. Questo gesto di resurrezione la rese simbolo universale della rinascita e della salvezza. Con l’espansione di Roma nel Mediterraneo orientale, Iside entrò nel pantheon romano, dapprima osteggiata come culto straniero, poi integrata fino a divenire una delle divinità più popolari dell’Impero. In lei i Romani riconobbero una madre compassionevole, una patrona dei naviganti — le sue processioni primaverili benedicevano le navi — e una signora del destino che proteggeva tanto gli schiavi quanto i patrizi.
Il suo culto, detto Isiaco, era celebrato in santuari chiamati Isei (singolare Iseum). Lì si svolgevano riti misterici che comprendevano purificazioni, canti, invocazioni alla dea e cerimonie di iniziazione. Il più famoso di tutti fu l’Iseo Campense, nel Campo Marzio a Roma, un complesso grandioso sorto in età augustea, che ospitava statue egittizzanti, obelischi e ambientazioni nilotiche. Ne sopravvive il toponimo nel nome della vicina chiesa di Santa Maria sopra Minerva, sorta sulle sue rovine, e nella piazza dove si trovava l’obelisco del Minerva disegnato da Bernini.
La diffusione del culto fu capillare. Iside, dea straniera, divenne cittadina di Roma, e il suo nome si radicò nella toponomastica di tutta la penisola. In Italia i toponimi Iseo, Iseo Vetus, Isella, Iseum, Ischia di Castro, Iseonetum o Iseum Brixiense — oggi identificabile con Iseo sul lago omonimo, presso Brescia — derivano da Iseum, cioè “luogo dedicato a Iside”. In questi siti sorsero templi o stazioni cultuali del suo culto. Il caso di Iseo Brixiense è emblematico: la località conserva il nome del santuario romano che probabilmente sorgeva nei pressi del Sebino, forse connesso al porto e alle vie d’acqua, secondo la vocazione di Iside Signora dei mari e dei flutti. La storia di Iseo, piccolo comune bresciano affacciato sul Lago d’Iseo, è intrinsecamente legata alla romanizzazione e alla successiva cristianizzazione del territorio. Questo tempio, sebbene non sia stato identificato con certezza, sarebbe stato situato sulla riva destra del torrente Curtelo, vicino all’attuale Pieve di Sant’Andrea.
L’immagine di Iside si diffuse in mille forme, assorbendo attributi di Venere, Demetra, Diana, Luna e Cibele. Il suo volto universale le permise di incarnare, per il mondo romano tardoimperiale, la madre eterna, colei che accoglieva ogni popolo e ogni fede. Il bronzetto di Satala, con il suo volto sereno è testimone silenzioso di questa fusione culturale: una dea egizia – che però non era più quella delle origini, ma che si era profondamente romanizzata – adorata da soldati romani in Anatolia, simbolo della potenza inclusiva di Roma e della sua infinita capacità di tradurre in sé i miti del mondo.
Oggi il bronzetto, dopo il restauro, sarà esposto al Museo di Gümüşhane, dove continuerà a raccontare la storia di un Impero che sapeva parlare ogni lingua, anche quella del sacro.
Infine un’annotazione sulla legione stanziata nell’area in cui è stato trovato il bronzetto.
La Legio XV Apollinaris fu una delle legioni romane più longeve e prestigiose, con una storia che si estende dal tardo periodo repubblicano fino all’età imperiale. Venne fondata, secondo le fonti, da Giulio Cesare intorno al 53 a.C., durante le campagne in Gallia, anche se alcune tradizioni la collegano a Pompeo; il suo soprannome Apollinaris deriva dal culto di Apollo, patrono della legione, a testimonianza della comune pratica romana di associare alle unità militari una divinità tutelare per la protezione in battaglia.
Nel corso della sua storia, la legione partecipò a numerose campagne di rilievo. Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo, combatté a fianco di Cesare nella campagna in Gallia e nelle campagne d’Italia e di Spagna. Dopo l’assassinio di Cesare, la legione si schierò con i triumviri Ottaviano e Marco Antonio. Con Ottaviano Augusto, come molte altre legioni veterane, venne stabilita permanentemente nelle province orientali per la difesa dei confini e il controllo delle regioni recentemente conquistate.
Dal I secolo d.C., fu principalmente stanziata in Asia Minore, in Anatolia orientale, con base a Satala, strategico punto di controllo tra il Ponto, l’Armenia e il Caucaso. La legione è documentata a Satala almeno fino al III secolo d.C., e in alcune iscrizioni si registra la presenza dei veterani che si stabilivano nella regione, portando con sé culti e tradizioni di Roma e dei territori attraversati, come dimostra la diffusione del culto di Iside, attestata dai ritrovamenti archeologici, tra cui il celebre bustino bronzeo recentemente rinvenuto.








