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Ciro, il dinosauro neonato della Campania al centro di una campagna di studi. Dettagli come se fosse vivo


La Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, diretta dal funzionario delegato Arch. Gennaro Leva, ha comunicato che da lunedì 19 dicembre 2022 il fossile di dinosauro Scipionyx samniticus, noto ai media e a livello popolare col soprannome di “Ciro” sarà sottoposto a nuove indagini, promosse dal Dott. Matteo Fabbri del Field Museum of Natural History di Chicago.


Le analisi sul fossile, conservato presso la sede di Benevento della Soprintendenza, di cui è responsabile il funzionario Geom. Gerardo Marucci, sono state autorizzate dal funzionario archeologo Dott. Simone Foresta, considerata l’eccezionale possibilità di ottenere nuovi dati scientifici sul reperto.

Ciro è stato il primo dinosauro scoperto in Italia ed è considerato il reperto fossile più importante rinvenuto nel nostro Paese. Portato alla luce nel 1980 a Pietraroia (BN) da un privato cittadino, fu identificato solo tredici anni più tardi dai paleontologi del Museo di Storia Naturale di Milano, che si adoperarono per affidarlo alla Soprintendenza di Salerno, che aveva la competenza territoriale sul sito di rinvenimento. Negli anni successivi, il Museo di Milano restaurò e studiò con immutato interesse il reperto (1994-1999; 2004-2011).

Nel 1998 Scipionyx fu riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale come uno dei fossili più importanti nella storia della paleontologia, conquistando la copertina di Nature per il suo eccezionale stato di conservazione: caso tuttora unico al mondo, Scipionyx è un esemplare neonato, che conserva, oltre alle prede di cui si nutrì nella sua brevissima vita, una varietà incredibile di tessuti molli interni, tra cui legamenti intervertebrali, cartilagini articolari nelle ossa delle zampe, muscoli e connettivi del collo, parte della trachea, residui dell’esofago, tracce del fegato e di altri organi ricchi di sangue, l’intero intestino, vasi sanguigni mesenterici, capillari, muscoli del cinto pelvico, degli arti posteriori e della coda, tutti ben visibili sino a livello subcellulare.

Nonostante Scipionyx sia stato studiato intensamente, molto rimane ancora da scoprire, in particolare riguardo alla modalità di conservazione dei tessuti molli e alla loro organizzazione tridimensionale. Queste nuove informazioni darebbero una prospettiva unica per comprendere più a fondo la transizione evolutiva più spettacolare avvenuta nel nostro Pianeta: quella dai dinosauri carnivori agli uccelli attuali.

Il progetto, promosso dall Field Museum of Natural History di Chicago, prevede un programma di studio dei tessuti scheletrici e molli di Scipionyx, attraverso la digitalizzazione in tre dimensioni del fossile, tramite scansioni tomografiche computerizzate (microCT scanning). Questa tecnologia, applicabile anche in Italia, si basa sulla scansione tridimensionale di oggetti in maniera non invasiva, senza alcun rischio di danno o alterazione degli stessi. Contrariamente alle radiografie comuni, la tomografia computerizzata ottiene sezioni del volume analizzato, permettendo non solo la digitalizzazione superficiale del reperto, ma anche la visione delle strutture interne, altrimenti impossibili da studiare. A tal uopo è stato individuato un adeguato microCT scanner nel laboratorio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), presso l’Osservatorio Vesuviano di Napoli.

Il fossile, attualmente custodito nell’ex Convento San Felice a Benevento, è ammirato ogni anno dalle scolaresche provenienti da tutta la regione e non solo, ed è stato protagonista di numerose attività e approfondimenti a cura dei Servizi educativi, di cui ora è responsabile la dott.ssa Mariangela Mingione.