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Con il metal detector trova in un campo un antico anello d’oro usato come pegno d’amore


Ha chiesto autorizzazione al proprietario del campo di poter entrare nelle sue proprietà, ma ha scelto – come sempre – un punto dal quale fosse possibile non disturbare o spaventare gli animali della fattoria.
“Ok, ha risposto il padrone, fai pure”.
“Se io dovessi trovare qualcosa nei tuoi campi, facciamo a metà” ha assicurato l’appassionato cercatore di tesori.
Così lo scozzese Robin Potter di Argyll and Bute ha iniziato a “pettinare il terreno” con il segnalatore di metalli. Ormai ha occhio. Per quanto i terreni siano fondamentalmente tutti buoni, le sorprese maggior vengono offerte da luoghi particolari. Difficile spiegare, razionalmente, quali. Certo è il fatto che l’umanità sembra perdere o nascondere qualcosa in punti particolari, che paio ripetersi sotto il profilo morfologico. E’ un po’ come per i funghi.

Robin Potter, 50 anni, è un appassionato di metaldetector, strumento che usa da circa 4 anni e che ha sperimentato sia sulle spiagge – dov’è facile trovare oggetti molto recenti e, soprattutto, imparare a leggere le sfumature dei vari segnali acustici della macchina. Ma fino a quel momento aveva trovato schegge di proiettili dell’antiaeree della seconda guerra mondiale, monete vittoriane e georgiane, palle di moschetto e soldatini di piombo degli anni ’40 e anni ’50.
La presenza di edifici o fattorie antiche o nei punti dove sono state combattute battaglie sono un buon prerequisito per la ricerca. E così è stato durante l’ultima uscita, anche se i primi segnali si riferivano a scarti di materiali metallici, senza alcuna importanza.
“Tre segnali precedenti – dice il cercatore – mi hanno fatto individuare cose senza importanza. Ma il quarto, il quarto è stato diverso”.
La macchina ha iniziato a crepitare anche nell’impostazione di selettore dell’oro. Il cercatore ha fatto oscillare il detector incrociando i tracciati e contenendo l’emozione. Trovato il punto in cui i segnali si ripetevano con maggior acutezza ha preso la vanghetta e , senza smuovere troppo terreno – il vero cercatore non deve creare infatti buche troppo evidenti, ma smuovere la minor quantità di terra possibile, per rispetto del luogo – è sceso perpendicolarmente di qualche decine di centimetri quando ha visto brillare l’oro. L’oro, infatti mantiene le proprie caratteristiche intatte. Ha recuperato l’anello che secondo le prima verifiche, potrebbe risalire al Seicento o al Settecento. “Probabilmente è un pegno d’amore – dice il cercatore – Secoli fa utilizzavano questi anelli, con una frase all’interno. Quando trovi queste cose ti chiedi sempre come si siano perse e cosa stessero provando, in quei giorni, le persone che le possedevano”.
In inglese questi gioielli d’amore sono definiti Posy. Il nome deriva dal francese poesie, poesia. L’incisione, all’interno – che in italiano suona più o meno così: “Gife divise i cuori nel dolore” – farebbe pensare a un amore segreto o a una distanza obbligata e incolmabile. Come – nell’ambito delle ipotesi romanzesche – al fatto che la donna che aveva ricevuto quell’oggetto l’avesse poi fatto sparire, sotto terra.

L’anello è stato segnalato all’autorità giudiziaria. In Scozia pare che la legge preveda l’obbligo di segnalazione, che non si trasforma sempre – come avviene in Italia – in un diritto di prelazione o, come accade in Italia, con un sequestro da parte dello Stato, magari accompagnato da una denuncia. Lo Stato prende solo ciò che è storicamente necessario alle raccolte.