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Cosa sono: un vernissage, una retrospettiva, un’antologica, una personale, una collettiva, una preview, un finissage


van gogh
di Redazione
Stile arte è un quotidiano di cultura, arte e archeologia, fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz

Cos’è una retrospettiva? E’ una mostra che, come rivela l’etimologia del termine, “guarda indietro”. Più semplicemente una retrospettiva prende in considerazione le opere di ogni periodo dell’artista, ripercorrendone la storia, negli snodi fondamentali della sua evoluzione, dagli esordi alle ultime realizzazioni, seguendo un percorso cronologico. Con il termine “antologica” o mostra antologica si indica invece, una selezione di alcune opere significative dell’artista, raccolte come in un’antologia scolastica, ma non è indispensabile che la mostra segua tutto il percorso dell’autore sotto il profilo cronologico, come avviene invece nella retrospettiva.
Codice 1:
In alcuni casi, in modo non corretto, retrospettiva e antologica sono usati, in modo non corretto – ma autorizzato – in qualità di sinonimi. Con mostra personale si intende invece una mostra dedicata esclusivamente all’artista: normalmente nelle personali l’artista tende a proporre i pezzi più recenti. Una collettiva è invece una mostra che si compone di quadri di più autori, generalmente viventi. Una mostra di più autori dell’Impressionismo o del Futurismo, oggi non può essere definita “collettiva”. In questo caso non si usano aggettivi. Con vernissage si intende, in maniera impropria la cerimonia di inaugurazione di una mostra.

ATTENZIONE A NON CONFONDERE RETROSPETTIVA CON AVANGUARDIA
Capita, a scuola, che qualcuno ponga la domanda se retrospettiva e avanguardia siano termini collegati e antitetici, poichè – e l’osservazione ha una propria logica, ma è sbagliata – un termine – retrospettiva – significa osservare indietro, mentre l’altro si riferisce a posizioni avanzate verso il futuro. La retrospettiva è solo una mostra, mentre l’avanguardia è un movimento o una corrente di artisti che intendono sovvertire i linguaggi tradizionali.

COS’E’ IL CORPUS DI UN ARTISTA?
Con il termine corpus si intende l’insieme di tutte le opere di un artista. Il sostantivo latino è utilizzato pertanto per indicare l’unità identitaria di modi, anche diversi, di esprimersi dell’artista stesso, nei diversi periodi.

Ogni processo attributivo di una singola opera si deve riferire all’intero corpus delle opere poichè nel corpus esistono varianti legate al periodo di esecuzione dei lavori. Il corpus è identificabile, grazie a una certa identità stilistica che percorre ogni realizzazione. Il corpus trova forma di pubblicazione nel Catalogo generale dedicato al pittore o allo scultore equivalente, nella letteratura, all’Opera omnia.

Vernice o  vernissage o preview. Il sostantivo vernissage significa “verniciatura”. Un tempo sui quadri veniva stesa la trasparente vernice finale qualche giorno prima dell’apertura della mostra al pubblico, affinché i dipinti mostrassero una maggior lucentezza e compattezza delle superfici di colore. Alle operazioni di vernissage – in italiano si usa spesso anche il sostantivo “vernice” – erano ammessi, accanto agli organizzatori e agli artisti, alcuni personaggi di spicco o collezionisti.

Partecipare a un vernissage significava essere un privilegiato, entrare in un museo o in una galleria osservando la mostra prima dell’apertura ufficiale al pubblico. Per questo il sostantivo assume connotazioni vagamente snob, ma oggi significa semplicemente inaugurazione ufficiale.  Il termine con il quale si definisce “la visita prima dell’apertura ufficiale” è il sostantivo preview, un’anteprima aperta esclusivamente ai giornalisti e ad alcuni personaggi influenti, prima dell’inaugurazione ufficiale. La preview è organizzata soprattutto per la stampa, sovente il giorno precedente all’inaugurazione ufficiale della mostra. I giornalisti avranno così il tempo per scrivere l’articolo che, sulla carta stampata, uscirà il giorno successivo alla preview, giorno che può coincidere con quello dell’inaugurazione.

Ma cosa si intende per “giornalisti accreditati”? Sono giornalisti o giornali che comunicano agli organizzatori di un evento o di una mostra la propria partecipazione all’evento stesso. L’organizzazione provvede così ad inserire il nome del giornalista e della testata in un elenco che diviene una forma di accredito per l’entrata gratuita all’evento stesso e alla fornitura di tutti i materiali necessari all’approfondimento – comunicati stampa, catalogo, sintesi di discorsi ufficiali ecc. – che confluiscono in un raccoglitore denominato “cartella stampa”. Accanto alla cartella stampa, quando il giornalista accreditato si presenterà all’entrata dell’evento, riceverà un “pass”, un cartellino da appendere al collo o da pinzare sull’abito, che consente il riconoscimento del giornalista da parte del servizio d’ordine. Nelle manifestazioni maggiori non tutti i giornalisti vengono accreditati, cioè non vengono inserite tutte le testate, nell’ambito delle preview e ciò per gestire al meglio la forte pressione della stampa.

E il finissage? Per aumentare il numero dei visitatori e per lasciare profonde tracce della mostra stessa, nel pubblico, alcuni organizzatori di grandi mostre prevedono il finissage, cioè un insieme di iniziative promozionali, in coda alla mostra, realizzate negli ultimi giorni dell’esposizione. Concerti,  drink con Vip, aperitivi d’autore, guidate gratuite e altre iniziative sociali – per bambini, anziani, disabili –  tendono a portare il numero maggiore di spettatori eterogenei per chiudere l’evento con un “gran finale”. Il giusto finissage lascia un buon ricordo della mostra e della segreteria organizzativa, creando la possibilità dell’organizzazione di un appuntamento simile, negli anni successivi.

Cosa significa che un un dipinto è catalogato? Cosa significa che un’opera è nel catalogo? Per dipinto catalogato si intende che quell’opera è stata mostrata alla fondazione o al museo che si occupa precipuamente di quell’autore ed è stata ritenuta ritenuta autentica dai familiari e dagli esperti del pittore – che confluiscono generalmente in una fondazione o in un’associazione-. La catalogazione consiste inizialmente nell’acquisizione di reperti fotografici ed eventualmente altri dati – note di acquisti, di cessione, di passaggi, scritti nella parte posteriore del quadro – e nella compilazione di una scheda.

Cos’è il catalogo generale? Può una Fondazione chiedere la distruzione di un’opera d’arte
che essa ritiene falsa?
I dati relativi all’opera autenticata vengono inseriti nell’archivio della Fondazione, che è una realtà privata,  ed eventualmente pubblicati sul catalogo generale dell’autore, che raccoglie immagini e schede di ogni opera prodotta o attribuita dall’autore. Il catalogo generale non è uno strumento editoriale definitivo, ma un’opera che dovrebbe avere più edizioni – e oggi, con il digitale ciò è possibile con ridotti sforzi editoriali – poichè gli studi evolvono; vengono riconosciute come autentiche nuove opere. Altre vengono derubricate. La storia dell’arte non è una disciplina statica. Le nuove tecnologie consentono agli studiosi di disporre di nuovi elementi valutativi. La circolazione delle immagini consente a chi studia di avere a disposizioni materiali più cospicui, rispetto al passato.

Nella storia dell’arte le attribuzioni o le bocciature di proposte attributive non si possono considerare definitive.  Così funziona anche per i musei che si occupano principalmente di un autore – come il Museo Van Gogh-. Poichè la storia dell’arte è sottoposta a periodiche revisioni, anche attraverso la scoperta di documenti, di nuove letture o di tecniche d’analisi nuove, la non accettazione nell’archivio e nel catalogo di un’opera da parte di una fondazione o di un museo non stabilisce per sempre la falsità di un dipinto. P

ertanto si dirà che l’opera non è stata catalogata perchè non ritenuta autentica da parte della Fondazione. Ma può essere ritenuta autentica da parte di uno studioso specializzato nell’analisi dell’autore. E’ accaduto recentemente che un Van Gogh bocciato anni fa dal museo omonimo sia stato reputato autentico pochi anni orsono.

Nel caso in cui la Fondazione di un pittore o scultore, nonchè gli eredi del pittore stesso dovessero chiedere la distruzione dell’opera in questione o dovessero chiedere di depositarla presso di loro che provvederanno alla distruzione, opponetevi anche giudizialmente poichè la Fondazione può esprimere un parere molto autorevole, che rimane un parere attributivo, ma non può emettere sentenze assolute, considerato anche il fatto che gli errori attributivi possono essere numerosi e pertanto non può essere prevista  la “pena di morte” per il quadro, che può essere certamente sottoposto a un processo successivo di revisione.

Iniziate a segnalare l’indebita richiesta di distruzione alla Soprintendenza dei beni artistici e culturali, competente territorialmente, chiedendo il suo intervento proprio in ragione della possibile distruzione ingiustificata, perchè basata su pareri, per quanto autorevoli. Anche nel caso la Fondazione mandasse i carabinieri o la guardia di finanza – è  capitato – perchè ritiene che il vostro quadro sia falso, chiamate subito un avvocato perché il sequestro del bene – potenzialmente è un bene culturale – non può essere attuato, a meno che non esistano prove oggettive della sua falsificazione, emerse con la scoperta di un falsario, la sua confessione e l’individuazione, come si diceva, di prove inoppugnabili.

Possedere un quadro ritenuto falso od oggetto di pareri contrastanti non è un reato. Pure in questo caso è necessario resistere perchè non è detto che il quadro sia un falso. E ricordate sempre una cosa. I carabinieri e la polizia non possono essere considerati neutrali rispetto alla materia, ma muovono da un’ipotesi accusatoria, in base a indicazioni della Procura.

Le Forze dell’ordine pertanto devono essere accolte e devono attendere l’arrivo del nostro avvocato, poichè esse costituiscono emanazione di una sola parte che apparirà nell’eventuale processo. Proprio per mettervi a disposizione un eclatante caso da utilizzare nella difesa, alleghiamo il link dedicato al quadro di Van Gogh, per il quale, per fortuna, non fu richiesta la distruzione, ma che fu considerato falso, poi autentico. http://www.stilearte.it/il-laboratorio-dice-si-stessi-pigmenti-questo-e-un-nuovo-van-gogh/
Cosa vuol dire quadro pubblicato nel catalogo. Può significare che il quadro è stato pubblicato nel catalogo generale dell’autore o nel catalogo di una mostra – nel quale appare solo una selezione dei dipinti, rispetto all’Opera omnia dell’autore -. Bisogna sempre specificare in quale catalogo è pubblicato.

La pubblicazione è un atto importante sotto il profilo ai fini dell’avallo dell’autenticità dell’opera. Significa – generalmente – che è stata sottoposta al vaglio, attraverso una mostra, di più studiosi. La pubblicazione nel catalogo generale significa che il dipinto o la scultura figurano in un libro – prodotto da una fondazione, da un museo, o dai principali esperti del maestro – finalizzato a raccogliere tutte le opere che si ritengono autentiche prodotte dal maestro in tutta la sua vita. Ciò non significa che altre possano essere aggiunte con il tempo e altre ancora espunte dal catalogo. La storia dell’arte è una disciplina dinamica, oggetto di numerose revisioni.