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Credete nell’arte virtuale? Casco-occhiali, pennello. Che ne pensate delle opere di Drue? Il video


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Si può disegnare in 3D, senza supporto, con un casco e un pennello elettronico. Stiamo parlando di opere professionali, non di attività ludica con telefonini. Ed è già futuro. Gli integrati dicono che non ci sarà forma d’arte oltre a questa, immateriale, che nasce senza supporti materiali particolari. Scompariranno, così si dice, pittura e scultura, allestimenti che implichino la materia. Già la pittura è in crisi, per mille altri motivi. Ma resiste sempre anche nel momento in cui sembra soccombere. Sarà vero che sta qui il colpo di grazia a tutte le arti plastiche tradizionali?  O, a un certo punto del percorso apprezzeremo ciò che si tocca e del quale si può avere un’esperienza sensoriale non virtuale? Apprezzeremo sempre più l’errore di rappresentazione dell’homo faber o lo stile particolare di un autore, che nasce dall’unicità della persona? Esporremo nelle nostre case, sempre più, l’unicità dell’umano?
Intanto incassiamo il nuovissimo che assume il nome di una bella, giovane signora giapponese, Drue Kataoka,
“Siamo all’alba di una rivoluzione” ha recentemente dichiarato a un quotidiano francese.”Questo artista ha prodotto il suo lavoro con Tilt Brush, il pennello virtuale prodotto da Google, un’applicazione di disegno di realtà virtuale disponibile per i caschi HTC Vive e Oculus. Venduto a 20 dollari, lo strumento avrebbe raggiunto, secondo i dati ufficiali, 190.000 utenti un anno dopo l’inizio della sua commercializzazione da parte di Google nel mese di aprile 2016. “Dipinti senza pittura – ha aggiunto Drue – graffiti senza muro. La rilevanza delle opere di realtà virtuale è grandiosa e paradossale. Ma la gallerie non sanno come esporle, come farle visualizzare. Per lo spettatore, anche, la cosa è complessa”. Per questo si parla di rivoluzione, che implicherà non solo un sistema di produzione, ma i supporti o gli spazi di proiezioni o la vendibilità e la cessione del prodotto finito.

L’artista tecnologica Drue Kataoka è nota per la creazione di opere d’arte interattive, coinvolgenti con impatto sociale significativo, realizzate utilizzando tecnologie all’avanguardia come la realtà virtuale, le onde cerebrali (Eeg) e le piattaforme mobili. È stata presentata alla prima esposizione di arte gravitazionale zero alla Stazione Spaziale Internazionale. Il vocabolario artistico basato sulle riflessioni di Drue comprende comunque, al di là, del virtuale assoluto, anche sculture in acciaio lucido a specchio e scatole magiche.
Nominata giovane leader globale e leader culturale del World Economic Forum (WEF), Drue è stata invitata ad allestire una mostra personale alla WEF a Davos. E’ stata anche, tra le altre cose, oratore alla riunione annuale di WEF a Davos nel 2011, 2012, 2013 e 2016. Attualmente è membro del comitato direttivo WEF di VR / AR / AI per l’economia creativa. E’ inoltre chiamata per mostre e testimonianze in tutto il mondo, ad eventi di importanza internazionali come il Silicon Valley Virtual Reality 2017.
Con il lavoro “400.000 non è un numero” – la giapponese – non ha realizzato soltanto un’opera d’arte, ma l’ha lanciata in un turbine mediatico ha aiutato a brillare una luce sul backlog di 400.000 kit di prelievi realizzati dopo denunce di stupro, non testati dalla giustizia e con la sua tappezzeria digitale “Touch Our Future” ha richiamato l’attenzione e la partecipazione di decine di premi Nobel e di capi di Stato a un progetto finalizzato a ridurre la mortalità infantile.
Laureata alla Stanford University, Ricevente del Premio Martin Luther King, Jr. Research; Education Institute per il suo vasto servizio di comunità.

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