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“Credevo fosse un’altra linguetta di lattina. Ecco, invece, cos’ho trovato”. Nel campo un gioiello da spada. D’oro


Il campo scelto non pareva dei migliori, alla prima verifica elettronica. Buttava troppe cose moderne, anche se il luogo, morfologicamente, era apparso promettente. Ma capita così, cercando, dov’è possibile. Ci si basa su qualche antica notizia. Si osserva la conformazione del luogo per trarne auspici. Si cerca di arretrare nel tempo, per avere memoria del posto e ricevere una sorta di fantasmatica visione del passato. C’è un lato sciamanico, nell’appassionato di metal detector. Non è solo scandaglio tecnologico. E’ come andare a pesca con la canna. Tu, sotto, non vedi niente, ma devi capire dove i pesci possono giungere o dove il fondo è assolutamente sterile.

Il campo cercato dal giovane papà, almeno sulla carta, sembrava promettente. Campo agricolo – dove gli aratri, rimescolano il terreno riportando verso la superficie ciò che sta sul fondo – e il sentore che in quel luogo, nel passato, fosse avvenuto qualcosa. E del resto lui, il cercatore, si dedica alla ricerca tre volte alla settimana. E nel corso delle ricerche più vicine a casa, quando la temperatura non è troppo rigida, porta anche la figlia. Lui ha imparato a scandagliare all’età di 8 o 9 anni da proprio padre, appassionato di metal detector. E questa è una passione che, in Gran Bretagna – dove l’attività è consentita – passa di padre in figlio”.

Il metal detector ha iniziato a crepitare ma, all’inizio della battuta, tutto sembrava fermarsi a tappi di bottiglia, lacerti di lattina.

“Poco dopo un nuovo segnale. Un segnale chiaro e forte. – dice Fraser Bailey, 37enne, appassionato di ricerche con metal detector – In verità credevo fosse l’ennesima linguetta di lattina. Ho scavato nella terra scura, morbida, ricca di humus. Ho visto un oggetto d’oro, una piccola piramide sormontata da una pietra preziosa rossa.
Davvero, non potevo crederci. Ecco come mi si è presentata. L’ho appoggiata, ancora sporca, sul palmo della mano. Sembrava che mi guardasse”.

“Poi l’ho pulita. Oro e una bella pietra. Ho capito che poteva essere una cosa almeno medievale, forse più antica. Le volute delle decorazioni corrono come onde sulla partitura della piccola piramide, al cui vertice pulsa una pietro rossa come il sangue, che ha la potenza di un rubino. Così è ben leggibile”.


Il ritrovamento è avvenuto nelle campagne di Bury St Edmunds – nel Suffolk, contea dell’Inghilterra occidentale – una città, originariamente chiamata Beodericsworth, costruita su uno schema a griglia dall’abate Baldwin intorno al 1080. [ Bury St Edmunds è nota per la produzione di birra e malto, nonché per il turismo.

“Avevo visto un oggetto simile in un museo tempo prima- dice Fraser Bailey – L’oggetto era classificato come montatura anglosassone per spada. Ho visto che, un pezzo simile è passato sul mercato, a circa ventimila stelline”.

Bailey, come prevede la legge britannica, ha avvertito il pubblico ufficiale che ha disposto, in loco, ulteriori accertamenti e ha preso in carico, temporaneamente, il reperto. L’oggetto – che dovrebbe risalire alla cultura anglosassone, nel periodo del Medioevo che vide il declino dei romani e l’affermarsi delle popolazioni locali – passerà al vaglio di una commissione che certamente dichiarerà che il manufatto possa essere considerato un tesoro. Nei prossimi mesi, quindi la piramide d’oro sarà offerta a prezzi di mercato ad enti pubblici o di interesse pubblico – musei o fondazioni – . Il ricavato sarà equamente diviso tra Fraser Bailey e il proprietario del terreno.