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Diffamazione a mezzo quadro: La Vergine del Caravaggio


ARTE E DIFFAMAZIONE Ecco uno dei casi più curiosi e clamorosi del pennello al servizio della pubblica denigrazione.
QUI gli altri casi che coinvolsero i maestri dell’arte
Con il Caravaggio si parlò di blasfemia – che è la forma della diffamazione del sacro – quando osò dipingere “La morte della Vergine” vista come umile popolana, gonfia e con le gambe parzialmente scoperte. La Chiesa si scatenò contro il pittore. L’opera, innovativa sotto ogni aspetto, ma che non rispondeva ai dettami della committenza ecclesiastica, finì all’indice. Già nel 1597, dipingendo per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, il pittore lombardo era stato contestato per “San Matteo e l’angelo”, ritenuto volgare e irriverente per gli abiti e la postura. Tale fu l’umiliazione che dovette rifare il quadro.
“Medesima sorte” scrive Giovanni Pietro Bellori “hebbe il transito della Madonna nella Chiesa della Scala, rimosso per havervi troppo imitato una donna morta gonfia”. Commissionata nel 1601, Caravaggio eseguì tra il 1605 e il 1606 la pala d’altare destinata alla cappella Cherubini.
Un drappo rosso scopre il gruppo dei dolenti. Pare una tela alzata su un palcoscenico dove un dramma è giunto all’epilogo. Gli apostoli, ormai vecchi, si stringono attorno al giaciglio di Maria; Maddalena affranta e disperata la veglia.
Gli scandalizzati insinuarono che la donna ritratta era una prostituta compagna del pittore, forse Anna Bianchini che aveva posato per il “Riposo nella fuga in Egitto” e per la “Maddalena penitente”, morta di gravidanza nel 1604. Solo quando fu acquistata per 300 scudi dal duca di Mantova, su consiglio di Rubens, suo pittore di corte, il mondo ebbe modo di conoscere il capolavoro.
Michelangelo Merisi, che aveva il suo caratteraccio, subì un processo per diffamazione e finì in galera, essendosela presa con il pittore Giovanni Baglione, destinato a diventare poi il suo biografo. Scrisse contro di lui poemetti licenziosi. Anche se respinse le accuse, negando di aver composto o letto poesie o prose in suo danno, in realtà sostenne che non era uno di quei “valent’uomini” che sapevano dipingere “al naturale” e che non godeva alcuna stima fra i pittori.

Caravaggio,  “La morte della Madonna”.  Quest’opera, per l’estremo realismo, fu considerata diffamatoria nei confronti  della madre di Cristo
Caravaggio,
“La morte della Madonna”.
Quest’opera, per l’estremo realismo, fu considerata diffamatoria nei confronti
della madre di Cristo