Durante il trasporto a una mostra scompare un Picasso da 600mila euro. Il mistero della Nature morte à la guitare “volata” tra Madrid e Granada

La Fundación CajaGranada, in Andalusia, avrebbe dovuto accogliere una delle opere meno note ma straordinariamente significative di Pablo Picasso: Nature morte à la guitare, realizzata nel 1919. L’opera, una gouache e mina di piombo su carta di dimensioni ridotte (12,7 x 9,8 cm), apparteneva a una collezione privata madrilena e il suo valore assicurativo era stimato in circa 600.000 euro. Si tratta di un lavoro che, nonostante la modestia delle dimensioni, presenta un contenuto eccezionale: la chitarra, i bicchieri e gli oggetti intorno vengono disposti con una delicatezza e una precisione tali da far emergere la tensione tra realtà e invenzione, trasformando il quotidiano in laboratorio di forme e materia. Siamo in una fase in cui l’artista, pur tenendo conto dell’esperienza cubista, la supera, cercando un percorso che si avvia verso il ritorno all’ordine. Ma vediamo alla cronaca di queste ore. Durante il trasporto dalla capitale spagnola alla città andalusa, il piccolo capolavoro è scomparso misteriosamente, dando il via a una vicenda che intreccia storia dell’arte, crimine e logistica culturale.

Il viaggio dell’opera, insieme ad altre cinquanta-sei opere provenienti da collezioni private, era attentamente pianificato ma non privo di criticità. Alcune casse non erano numerate, rendendo impossibile un controllo puntuale al momento dell’arrivo. L’opera avrebbe dovuto essere inclusa nella mostra “Bodegón. La eternidad de lo inerte”, progetto espositivo dedicato al tema della natura morta nel XX secolo. La consegna è avvenuta il 3 ottobre, ma solo durante le fasi di smontaggio e apertura delle casse è stat constatata l’assenza dell’opera. Una tappa notturna a Deifontes, piccolo comune a 27 km dalla Fondazione, appare come uno dei momenti più delicati del percorso: gli incaricati del trasporto avevano trascorso lì la notte alternandosi nei turni di guardia. Il fatto che l’opera sia scomparsa proprio in questa fase del viaggio alimenta ipotesi complesse che l’indagine della Policía Nacional e della Brigata del Patrimonio Histórico sta cercando di chiarire.

Nature morte à la guitare non è una tela monumentale, ma rappresenta un momento di sperimentazione post-cubista di Picasso. La scelta della gouache e della mina di piombo su carta, combinata a dimensioni ridotte, suggerisce un’opera destinata più al collezionismo privato e allo studio formale che a esposizioni pubbliche di larga scala. Il tema della natura morta, tradizionalmente legato alla contemplazione del reale e alla riflessione sulla caducità, viene qui reinterpretato: il maneggio geometrico delle forme e la matericità del supporto evidenziano la costante tensione di Picasso tra realtà e invenzione. Ogni oggetto diventa non solo soggetto visivo, ma occasione di ricerca formale, dove la chitarra smaterializzata e gli oggetti circostanti si confrontano con la fisicità stessa della materia. L’opera, pur non essendo tra le più celebri, è fondamentale per comprendere l’evoluzione dell’artista nel periodo post-cubista, quando Picasso rielabora la struttura compositiva degli oggetti e la loro interazione nello spazio, sperimentando nuovi equilibri di luce, forma e colore.

La sparizione del dipinto evidenzia la fragilità intrinseca delle opere d’arte in movimento, soprattutto quando si tratta di pezzi di collezioni private. Le dimensioni ridotte, i materiali delicati e i trasporti non sempre regolati con protocolli rigorosi aumentano il rischio di furti, smarrimenti o danni accidentali. In passato, eventi simili hanno visto protagonisti grandi nomi dell’arte: nel 1976, ad Avignone, oltre cento opere di Picasso furono rubate, per poi essere recuperate. La lezione è chiara: anche opere considerate minori, apparentemente meno vulnerabili, richiedono tracciabilità completa, numerazione delle casse, protocolli di controllo e sorveglianza costante, soprattutto in contesti di esposizione pubblica.

L’inchiesta condotta dalla Polizia nazionale spagnola si concentra su molteplici fronti: la ricostruzione della catena di custodia, la verifica di chi ha preparato le casse, chi ha caricato, chi ha trasportato e chi ha scaricato le opere, e l’esame delle videocamere e dei sistemi di sorveglianza, che non hanno evidenziato attività sospette ma lasciano aperti punti ciechi. Vengono inoltre esaminate le condizioni assicurative e contrattuali, per capire quali garanzie fossero previste dal trasportatore, considerando il valore stimato di 600.000 euro.

Grazie alla documentazione fotografica, alle registrazioni video e alla collaborazione internazionale di organizzazioni come Interpol e ICOM, le possibilità di recupero restano concrete. Tuttavia, la rapidità dell’azione investigativa sarà determinante: ogni giorno che passa aumenta il rischio che l’opera venga dispersa, venduta illegalmente o danneggiata. Nature morte à la guitare, pur piccola nelle dimensioni, è monumentale nel contenuto: la disposizione degli oggetti e la matericità del supporto testimoniano il genio creativo di Picasso e il suo incessante interrogarsi sulle forme, la materia e la percezione visiva.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz

Maurizio Bernardelli Curuz è uno storico e un critico d'arte. Fondatore di Stile arte, è stato direttore dei Musei Bresciani (Fondazione Brescia Musei, Pinacoteca Tosio Martinengo, Santa Giulia e Castello dal 2009 al 2014) coordinando, tra le altre cose, il dossier della candidatura Unesco di Brescia e dell'Italia Longobarda, titolo concesso dall'ente sovrannazionale. Ha curato grandi mostre sia archeologiche - Inca - che artistiche - Matisse - con centinaia di migliaia di visitatori. Ha condotto studi di iconologia e di iconografia. Ha trascorso un periodo formativo giovanile anche in campo archeologico. E' uno specialista della pittura tra Cinquecento e primo Seicento ed è uno studioso del Caravaggio. E' iscritto all'Ordine dei professionisti professionisti E' stato docente di Museologia e Museografia all'Accademia di Brescia