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Elisa Breton – Le scatole surreali e l'immenso dolore della bellissima musa di André Breton




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elisa
Elisa Bidorff – che avrebbe poi assunto il cognome del marito, il principe del surrealismo André Breton – era nata in Cile e qui aveva vissuto la prima parte della sua vita. Pianista, aveva sposato in prime nozze il politico radicale Benjamin Claro, dal quale si era poi separata. Aveva avuto una figlia, Ximena e, con lei, dopo il divorzio si era trasferita negli Stati Uniti. Attorno alla sorte della figlia adorata il destino avrebbe giocato crudelmente. Il 13 agosto 1943, durante una gita in barca al largo delle coste del Massachusetts, Ximena annega. Elisa precipita in un dolore immane, connotato anche da sensi di colpa. Tenta il suicidio. La sua vita è finita. Dal Cile, per darle sostegno morale, giunge un amico. Un giorno di dicembre del 1943 i due si recano a pranzo in un ristorante francese, a New York. E qui avviene un incontro risarcitorio e fatale. A un tavolo vicino sta seduto André Breton, fondatore e autentico timoniere del Surrealismo. Anche per Breton sono mesi di disperazione. Era stato costretto – in quanto inserito nella lista dei comunisti – a raggiungere prima la Martinica, poi New York, con la moglie Jacqueline e la figlia. Qui veniva sostenuto economicamente da Peggy Guggenheim, ma New York era per lui insopportabile. Si rifiutava di imparare la lingua e di trovare qualche modalità di integrazione. Anche per questo iniziarono i litigi con la moglie, che poi era fuggita da casa, con la figlia, unendosi al pittore David Hare.
Breton, da quel tavolo, osserva la bellezza sconvolta di Elisa. Scambiano qualche parola, si trovano parlando ognuno del proprio dolore. E nasce l’amore.


Nell’estate del 1944, viaggiano nella penisola Gaspe nel nord-est del Canada. Tra settembre a ottobre, Breton scrive “Arcane 17” opera poetica che unisce dichiarazioni d’amore per Elisa a considerazioni filosofiche, storiche e mitologiche. Nel mese di agosto del 1945 André ed Elisa si sposano a Reno, in Nevada e visitano le riserve degli indiani Hopi.
Il ritorno in Francia avviene il 25 maggio 1946.
A Parigi, Elisa Breton scrive sulle riviste surrealiste “Medium” e “The Surreal stesso”, produce scatole oniriche, partecipa a mostre.