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Dissolse la forma, partendo da Van Gogh e da Munch, per fare della pittura un atto interpretativo e soggettivo. Per questo fu oggetto della persecuzione di Hitler, che riteneva l’arte un mezzo di comunicazione primario e assoluto, incardinato a un’arte iconica tradizionale. La tenuta della forma – e, anzi, il suo rafforzamento – era, per il dittatore, un elemento centrale dell’atto che plasmava l’anima della nazione nazione. Emil Nolde, pittore espressionista, nonostante fosse iscritto al partito nazionalsocialista e godesse della stima di alcuni influenti nazisti, fu annoverato tra gli artisti degenerati. Hitler ordinò che smettesse di dipingere, anche se le opere non fossero destinate al pubblico. Ben 1.052 dipinti vennero rimossi dai musei, piĂą di quelli di qualsiasi altro artista dell’ “arte degenerata”. Alcune sue opere furono appunto inserite nella mostra con fini infamanti allestita dal nazismo nel 1937.
Nolde – per l’anagrafe, Emil Hansen – era nato nel 1867 nell’omonimo villaggio tedesco, del quale avrebbe assunto il nome, per sottolineare il legame con la propria terra.


Negli anni Ottanta dell’Ottocento aveva lavorato come artigiano. Poi, nel 1889, era entrato nella Scuola di arti applicate di Karlsruhe. Si sarebbe poi trasferito in Svizzera, diventando insegnante di disegno (1892-1898). Dopo aver tentato inutilmente l’accesso all’Accademia di Belle arti di Monaco di Baviera, aveva proseguito il proprio percorso, prendendo lezioni private di pittura e osservando, con particolare attenzione ciò che stava avvenendo in Francia. dove l’esperienza impressionista, divenuta un carattere dominante, veniva intellettualmente minata da Gauguin, da Van Gogh e CĂ©zanne, protagonisti di diversi modi di spostare l’attenzione dal fenomeno ottico a elementi cardinali della realtĂ , non fuggitivi come l’attimo. Un’attenzione strutturale o spirituale, comunque sciamanica, verso l’espressione.
Nel 1906-1907 aveva aderito al celeberrimo gruppo espressionista Die BrĂĽcke ( Il Ponte ) e successivamente alla Secessione di Berlino (1908-1910), avvertendo comunque una forte insofferenza nei confronti di  realtĂ  di gruppo organizzate. Nel 1912 un’altra scelta che lo rese presenza fondamentale negli snodi principali dell’arte novecentesca, con la partecipazione alla mostra di Der Blaue Reiter di Kandinsky.
Inutile,come si diceva, fu la sua iscrizione, negli anni Venti, al partito nazionalsocialista, quanto il suo tentativo di dimostrare che l’espressionismo era una forte manifestazione dell’arte germanica, concetto sul quale si registrava la convergenza di Joseph Goebbels e Fritz Hippler. La sua pittura acquose, il ricercato disfacimento acquoso delle forme tradizionali lo portava troppo vicino al modernismo e, pertanto, agli antipodi della teoria hitleriana delle arti. Ampi furono i riconoscimenti nel Dopoguerra. Morì nel 1956.

 
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