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Fai clic. Entriamo e visitiamo da qui la casa di Monet a Giverny. Mouse o frecce per girare nell'edificio



Fu una vera casa di campagna senza avere l’ambizione di palazzo. A Monet interessava che potesse essere un luogo comodo, distante dalle convenzioni della capitale, ricco di tranquillità, in cui potessero correre avanti e indietro i numerosi bambini – uno suo, gli altri di Alice, la seconda moglie – e che lui e la compagna potessero entrare e uscire dal giardino, senza preoccupazioni borghesi per la pulizia dei pavimenti.
Come ben sappiamo, si fece costruire, con la deviazione di un ramo del fiume, un bel laghetto. Nei dintorni teneva ormeggiato anche un barchino adattato ad atelier che utilizzava, con un collaboratore “marinaio”, per cercare nuovi panorami sul fiume, ma sopratutto per rilevare pittoricamente i mutamenti di luce, nello stesso spazio,in giorni o in ore diverse. Monet e la moglie amavano la botanica e i giardini. Per questo Monet volle che lo spazio dedicato ai fiori fosse amplissimo. E applicò le tecniche della tavolozza alle zolle, ottenendo un quadro che mutava durante le stagioni.
E la casa? Molto comoda. Soffitti bassi – ottimi per una tenuta del caldo anche nelle stagioni in cui il sole si spegne e tutto raggela; una sala da pranzo accogliente, sempre “accesa grazie al colore giallo” con il quale erano stati colorati i mobili. Una cucina provenzale con ogni comodità. In origine l’edificio ospitava i torchi del viticoltore Louis-Joseph Singeot.
In seguito a un mutamento dell’azienda agricola, il proprietario decise di mettere a reddito l’edificio, affittandolo, nell’ aprile 1883, a Claude Monet, che qui vive con Alice Hoschedé e i suoi bambini. L’artista vi installa il suo atelier, che qualche anno dopo – quando,nel gennaio 1886, aprirà un grandissimo studio, molto luminoso, nella parte rurale della proprietà -, accanto – diventerà salotto e ufficio, con alcuni quadri in esposizione.
Sette anni dopo il suo arrivo a Giverny, Monet decide di comprare la proprietà. L’acquisto avviene il 19 novembre 1890. Il costo è di 22mila franchi, ma il pittore ottiene numerose facilitazioni di pagamento.
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