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Federica Cipriani, i messaggi sussurrati che giungono dalle piccole farfalle di carta


Stile arte intervista Federica Cipriani, secondo premio scultura al Nocivelli
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Iniziamo con una breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica può immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo?
Sono Federica Cipriani, nata il 27/08/1983 a Cento, dove tutt’ora vivo.
Ho conseguito una maturità classica ed un diploma di Maestra d’Arte in Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Se dovessi definire le mie opere le collocherei a metà strada tra scultura, installazione e pittura. Nella genesi artistica parto da un supporto bidimensionale, immaginando una fruizione frontale tipica della pittura, ma sviluppo la composizione sfondando alla terza dimensione attraverso le diverse altezze dei chiodi che utilizzo, con un approccio che diventa scultoreo; infine il movimento delle sagome di carta, generato dal fruitore o dal luogo di esposizione, è per me fondamentale e crea il coinvolgimento tipico dell’installazione.
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Nella creazione tendo all’astrazione. La forma ben definita della farfalla è ricorrente e facilmente riconoscibile, come le geometrie della composizione: nonostante ciò rimane la volontà di allontanarmi dalla realtà immediata nella ricerca dell’armonia, pilastro del mio fare arte.
2.
Nell’ambito dell’arte, della filosofia, della politica, del cinema o della letteratura chi e quali opere hanno successivamente inciso, in modo più intenso, sulla sua produzione? Perché?
Se penso a cosa mi ha più influenzato credo sia stato l’insieme degli studi classici ed artistici: entrambi hanno formato il mio modo di pensare e di agire, quindi di fare arte. L’influenza maggiore però l’ha avuta ed ancora ce l’ha la mia professione artigiana ed è grazie alle esperienze fatte che ho maturato l’approccio che ho nella costruzione dell’opera.
In ambito artistico ho molte preferenze, se dovessi scegliere un nome di riferimento sarebbe Alberto Giacometti: la staticità delle sue figure ha una potenza introspettiva che ricerco, pure seguendo una via apparentemente opposta, quella del movimento.

  1. Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al Premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla realizzazione?

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“Senza Titolo #F23” è l’opera con cui ho partecipato al premio Nocivelli: si tratta di sagome di carta sospese su chiodi di diversa altezza che creano un’architettura tridimensionale. Nasce da una riflessione sul presente: ho voluto esorcizzare il senso d’oppressione che si prova durante l’adempimento degli obblighi fiscali, scegliendo una carta emblematica, moduli F23 e F24, e dandole forma seguendo i parametri d’armonia che contraddistinguono la mia ricerca. Il senso di movimento, a cui solitamente tendo sia per ricerca formale che per l’idea di libertà che esso suscita, in quest’opera è sostituito da una composizione rigorosa, metafora del senso di staticità che pervade la società di oggi.

  1. Indirizzi

www.federicacipriani.it www.facebook.com/federica.cipriani.artist ciprianisas@libero.it