Press "Enter" to skip to content

Gauguin, meravigliosa ceramica. Ecco come l'ha ottenuta. Aggirando le regole. Il video


Il percorso di Gauguin nella scultura e nell’intaglio, fu breve, ma intenso, ma fondamentale. Le xilografie – intese anche come bassorilievi – , la decorazione di zoccoli di legno e la lavorazione dell’argilla gli permisero di rendere più efficace lo strappo dalla propria matrice impressionista – fortemente colorista e scarsamente disegnativa –  in direzione di forme semplificate che rinviavano a decorazioni rituali e ad idoli antichi. Nell’ambito della lavorazione della ceramica, il grande artista francese  partì da un portafiori con figure in altorilievo, primo passaggio, da pittore, verso un terreno che sentiva meno vicino ma all’interno del quale fu particolarmente efficace, in quanto si trovò a sviluppare un un simbolismo di natura pre-linguistica, arcaica con accenni ad una crudeltà espressionista insita nella materia da plasmare. Ma l’esordio avviene sotto il registro dell’eleganza, gioiosa e contenuta. Deliziosa, sotto il profilo formale la fioriera con donne bretoni di Pont-Aven, simili, nei costumi alle contadine olandesi. Il primo paradiso perduto frequentato da Gauguin, prima della partenza per i luoghi di un Eden sognato verso i tropici.
Gauguin iniziò a produrre ceramica, in Francia, nel 1886, nello studio di un noto ceramista, Ernest Chaplet, indirizzandosi al gres, che viene prodotto a partire dalla sabbia e dall’ossido di ferro e consente, a cotture molto elevate, dopo una lunga stagionatura del pezzo che elimini ogni traccia di acqua – in caso contrario potrebbe rompersi nel forno, – di ottenere una ceramica molto dura. Il primo lavoro, in gres, prodotto da Gauguin dovrebbe essere proprio questa fioriera, eseguita nella bottega di Chaplet. Un recente restauro conservativo – come vedremo nel filmato – ha consentito di mettere in luce le modalità operative dell’artista, che differivano dalle normali regole dello studio. In particolare la pulitura del materiale ha consentito di mettere in luce le radici ancora fortemente pittoriche dell’artista, nei primi lavori ceramici. Oltre al colore dato, con acqua, sull’oggetto, ante cottura, Gauguin, sentì l’esigenza di intervenire con colpi di luce, tipicamente pittorici, per esaltare la verità cromatica della decorazione. Una finitura che risulta una pratica diffusa, nell’affresco rinascimentale e seicentesco, nell’Italia settentrionale, con il fine di rendere i dipinti parietali più vicini alla verità della pittura da cavalletto. Il lume candido e grasso della pittura è percepibile, ad esempio, nella fioriera di Gauguin, a livello della cuffia della contadina seduta.
Con il passare del tempo, Gauguin uscì dal contesto di transizione dell’altorilievo dipinto per misurarsi con oggetti scultorei a tutto tondo, a partire dai vasi-divinità ai quali imponeva una forma che desse l’idea di un’immane forza plastica, ottenuta dall’artista, agendo dall’interno e dall’esterno con le mani, contemporaneamente, ma con pressione forte e contraria, su are contigue, così da ottenere avvallamenti e protuberanze .