Press "Enter" to skip to content

Giorgio Vasari, così nacque l’Allegoria della Pazienza


La Galleria Palatina organizzò una mostra incentrata su uno dei più significativi dipinti delle collezioni medicee, l’Allegoria della Pazienza, oggi conservata nella Sala di Prometeo, ed appartenuta al cardinale Leopoldo de’ Medici. Ciò che permane, al di là della mostra, sono gli studi legati ad uno degli atteggiamenti più maturi e complessi, che implica il contenimento delle emozioni e la sofferenza dell’attesa, nella certezza che nessuno può risolvere un problema immediatamente e che le strade per giungere a destinazione sono lunghe e tortuose.


L’opera, assegnata al Parmigianino negli inventari di Palazzo Pitti, catalogata nelle prime guide del museo sotto il nome di Francesco Salviati, attribuita poi a Girolamo Siciolante da Federico Zeri ed oggi riconosciuta come frutto di collaborazione tra Giorgio Vasari e lo spagnolo Gaspar Becerra, ha una storia collezionistica complessa, che coinvolge alcuni importanti personaggi legati alla corte di Cosimo I e allo stesso Giorgio Vasari.

Giorgio Vasari (Arezzo, 1511- Firenze, 1574) Gaspar Becerra (Baeza, 1520 - Madrid, 1568) Allegoria della Pazienza Olio su tela, cm 178 × 102 Firenze, Galleria Palatina
Giorgio Vasari (Arezzo, 1511- Firenze, 1574) Gaspar Becerra (Baeza, 1520 – Madrid, 1568) Allegoria della Pazienza Olio su tela, cm 178 × 102 Firenze, Galleria Palatina

Fu infatti Bernardetto Minerbetti, vescovo di Arezzo e ambasciatore di Cosimo I, nonché fine uomo di lettere, patrono dell’Accademia degli Umidi, a chiedere all’aretino, poco dopo il 1550, un dipinto che rappresentasse in modo nuovo ed emblematico la virtù principale del suo carattere, ovvero l’arte della Pazienza. Vasari accetterà, proponendo al suo committente un’invenzione ispirata alla statuaria antica, arricchita da un raffinato repertorio simbolico allusivo al tempo e alla vita umana. E così prende corpo l’invenzione di una giovane donna avvinta da una catena ad una roccia, attende pazientemente che dal vaso ad acqua sgorghino le gocce necessarie a corrodere la pietra restituendole la libertà.  Questa immagine, erudita e coltissima, avrebbe raccolto un grande successo ben oltre i confini di Firenze, giungendo ben presto alla corte ferrarese di Ercole II d’Este, che non esitò a ricavarne la sua ‘impresa’. A pochi anni dal dipinto per Minerbetti,  il duca Ercole II d’Este commissionò  infatti una nuova  versione della Pazienza  a Camillo Filippi, per destinarla alla cosiddetta “Camera della Pazienza”, nella torre di Santa Caterina del castello ferrarese. Il duca fece introdurre la stessa personificazione anche nel verso di una celebre  medaglia coniata da Pompeo Leoni nel 1554, sul basamento di un  suo busto scolpito da Prospero Sogari Spani e in una serie di monete coniate dalla zecca di Ferrara.

Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 - Firenze, 1574) Allegoria della Pazienza Olio su tavola, cm 35 × 24,5 Firenze, Galleria degli Uffizi
Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 – Firenze, 1574) Allegoria della Pazienza Olio su tavola, cm 35 × 24,5 Firenze, Galleria degli Uffizi

 

Ma perché l’invenzione vasariana ebbe tanto successo? E perché la virtù della Pazienza era considerata così importante nell’arte e nella letteratura del pieno Rinascimento?

Anonimo fiorentino di ambito vasariano Allegoria della Pazienza Terzo quarto del XVI secolo Penna e inchiostro bruno scuro, acquerello bruno su carta bianca leggermente ingiallita, mm 264 × 230 Firenze, Gabinetto di Disegni e Stampe degli Uffizi. A fianco: Pietro Mancion (Petar Mančun) (Dubrovnik, 1803 - Roma, 1888) su disegno di Francesco Floridi (Roma, 1805 - 1864) Allegoria della Pazienza 1837 ca Acquaforte, matrice mm 350 × 200 Firenze, Biblioteca degli Uffizi
Anonimo fiorentino di ambito vasariano Allegoria della Pazienza Terzo quarto del XVI secolo Penna e inchiostro bruno scuro, acquerello bruno su carta bianca leggermente ingiallita, mm 264 × 230 Firenze, Gabinetto di Disegni e Stampe degli Uffizi. A fianco: Pietro Mancion (Petar Mančun) (Dubrovnik, 1803 – Roma, 1888) su disegno di Francesco Floridi (Roma, 1805 – 1864) Allegoria della Pazienza 1837 ca Acquaforte, matrice mm 350 × 200 Firenze, Biblioteca degli Uffizi

La mostra, a cura di Anna Bisceglia così come il catalogo edito sa Sillabe, indaga su questi aspetti seguendo il filo delle committenze, le fonti letterarie, i percorsi degli artisti, sullo sfondo complesso e affascinante dell’Italia delle corti. Accanto all’Allegoria della Pazienza figura la versione dello stesso tema eseguita da Camillo Filippi e conservata presso la Galleria Estense di Mantova (1554 ca), da cui proviene anche il busto di Ercole II scolpito da Prospero Sugari (1556 ca), sul cui basamento è effigiata la stessa virtù, e le medaglie di Pompeo Leoni sempre per il Duca (Firenze, Bargello, 1558 ca). Accanto a queste, ad illustrare il motivo iconografico nella sua complessa genesi, è prevista una grande tavola proveniente dall’Accademia di Venezia. Essa è parte di un soffitto a scomparti lignei eseguiti per la famiglia Corner nel 1542; inoltre la  piccola  tavoletta degli Uffizi, nota erroneamente come Artemisia che piange Mausolo,  ma che deve riconoscersi invece come una Pazienza, alcuni disegni e incisioni del Gabinetto Disegni e stampe di Firenze e del Cabinet del Dessins du Louvre.

Pompeo Leoni (?, circa 1533 - Madrid, 1608) Medaglia ritratto del duca Ercole II d’Este 1554 Bronzo, fusione, diam. mm 65,5 Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Pompeo Leoni (?, circa 1533 – Madrid, 1608) Medaglia ritratto del duca Ercole II d’Este 1554 Bronzo, fusione, diam. mm 65,5 Firenze, Museo Nazionale del Bargello