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Giovanna Garzoni, pittrice e donna ribelle. Perchè – per sesso e per una predizione – fuggì dal marito



Ottima pittrice, musicista, elegante, ribelle, ma pure diplomatica, Giovanna Garzoni (1600 circa-1670). Con l’amica e collega Artemisia Gentileschi, che aveva sette anni più di lei, è il simbolo dell’emancipazione femminile, nell’arte e nella vita. Anch’essa contestò le scelte imposte alle donne ed ebbe una vita autonoma, tra le corti. Nata ad Ascoli Piceno da una famiglia di origini venete, tornò a Venezia per il periodo di formazione. Qui apprese la pittura ad olio, forse prendendo lezioni dallo zio, il pittore Pietro Gaia. Contemporaneamente approfondì la tecnica della calligrafia e della miniatura, imparò a suonare gli strumenti a corda e a cantare. Una ragazza ricca di tante virtù. Piacque a un collega più anziano di lei, il veneziano Tiberio Tinelli, che riuscì a sposarla – evidentemente contro la vera volontà della ragazza – quando costei aveva 22 anni. Ma Giovanna non volle consumare il matrimonio perchè aveva fatto voto di castità, dopo aver ricevuto la predizione che sarebbe morta per parto. Il matrimonio, formalmente, finì due anni dopo in un contenzioso tra famiglie, durante il quale i parenti di Giovanna che minacciavano il pittore di denunciare il fatto che egli sarebbe stato dedito a pratiche stregonesche. Accogliendo l’invito del fratello a cercare la propria “libertà”, nel 1630 Giovanna si trasferì a Napoli, a servizio del duca di Alcalà, insieme ad Artemisia Gentileschi.