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Gli alberi e le pietre nell'arte. Gli splendidi artifici naturali di Giuseppe Penone. Il video delle opere


L’intersezione tra vegetale, minerale e umano produce le sculture Giuseppe Penone, artista e scultore italiano, esponente della corrente dell’arte povera, che vive e lavora a Torino. Egli fa parte del movimento italiano che ha utilizzato materiali inusuali o di scarto per avviare a una ricerca collocata tra psiche – individuale e universale . e materia, in una sorta di meditazione francescana attorno al mondo e alla sua struttura. Penone è certamente l’artista del gruppo che più si avvicina alla land art. Nasce a Garessio, in provincia di Cuneo, il 3 aprile 1947 e i boschi attorno al proprio paese iniziano a fornirgli immagini di nodi vegetali, di pietre avviluppate dall’albero in crescita e sollevate da terra. Al tempo stesso riceve un forte imprinting osservando l’attività di contadini e giardinieri che intervengono sulla natura in un equilibrio prodotto da un paziente lavoro di interazione. La formazione è approfonditamente canonica: il giovane artista frequenta l’Accademia di Belle Arti di Torino, dove conosce Giovanni Anselmo e Michelangelo Pistoletto, con i quali entra a far parte del movimento dell’arte povera nel 1967. Espone per la prima volta nel 1968 al Deposito d’Arte Presente opere realizzate con materiali non convenzionali quali piombo, rame, cera, pece, legno, che in alcuni casi implicano persino l’azione naturale degli elementi (Scala d’acqua: corda, pioggia, sole). Nel bosco di Garessio l’artista mette in atto una serie di performance vòlte a sondare le possibilità che l’uomo ha di interagire con la natura e di modificarla, intervenendo, ad esempio, nel processo di crescita degli alberi (Alpi Marittime, 1968).

Un’installazione di Giuseppe Penone nel parco di Versailles

Nel 1970 in sintonia con la body art, esplora il rapporto tra il corpo umano e l’ambiente esterno, questa volta cittadino e, in sintonia con le tendenze della body art, realizza opere quali Rovesciare gli occhi e Svolgere la propria pelle (1971), che individuano nell’epidermide umana la superficie di confine e di dialogo tra l’“io” interno e il mondo. Da questa esplorazione filosofica nasce l’uso del calco e del frottage, che permettono all’artista di partire da un’impronta, che viene poi lavorata, nell’intersezione con il disegno (Pressione, 1974). L’impronta, il contatto che genera una traccia nella memoria delle cose lo porto ad esplorare la terracotta (Vaso, 1975; Soffio, 1978), opere che l’artista espone a Documenta a Kassel (1972-87) e che porta alla Biennale di Venezia del 1978, che esplora . sullo sviluppo mondiale notevole della Land art – il rapporto tra arte e natura. A quel punto i suoi lavori diventano oggetto di interesse di musei americani come il MoMa di New York. Contemporaneamente egli viene chiamato, con le proprie piante modificate, con tronchi e getti vitali, a lavorare per installazioni temporanee o permanenti, con grandi alberi fusi in bronzo destinati a spazi pubblici.
Il processo di interazione morfologica e plastica tra il mondo animale, quello vegetale e quello minerale, è sotteso a tante altre opere opere quali Pelle di cedro del 2002 – esposta ala mostra antologica al Centre Pompidou o sculture di linfa, presentate alla Biennale di Venezia. O ancora le gigantesche “Foglie di luce”, acquisita del Louvre di Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti). Di notevole impatto anche la mostra-colloquio a Versaill – che ben sintetizza lo stile dell’autore – o le opere della mostra “Matrice”, alla maison Fendi. viene allestita la mostra “Matrice”: selezione di 15 opere – alcune delle quali inedite – dello scultore piemontese. La casa di moda dona al Comune di Roma “Foglie di pietra”, composta da due alberi di bronzo, uno dei quali di 18 metri, l’altro di 9 – che reggono tra i rami, come in un sogno magrittiano, il peso di un blocco di marmo di 11 tonnellate.