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Goya, i disastri della guerra. Gli orrori incisi. E un’umanità che non impara del passato. Le opere


Fondamentali nell’ambito del percorso dell’arte della denuncia, I disastri della guerra (Los desastres de la guerra) è l’insieme di 82 incisioni, realizzate da Francisco Goya, in un periodo compreso tra il 1810 al 1820.

Egli non sembra agire tanto sul piano del presente – per quanto divise e abiti siano contestualizzati temporalmente – ma in una dimensione che allude allo stolido, eterno ritorno del male, originato da dinamiche che l’umanità, incapace di guardare alle devastazioni del passato, riproduce regolarmente fin dalla notte dei tempi. Le opere raffigurano vari episodi di barbarie (uccisioni, massacri, strupri) ambientati durante il periodo della guerra d’indipendenza spagnola, frutto del sonno della ragione.

Le incisioni – che si pongono come monumenta, cioè come opere d’arte che ammoniscono, invitando alla riflessione – sono realizzate tramite diverse tecniche, ma in buona parte sono acqueforti per le linee e acquatinta per i toni chiaroscuri, ma anche tramite bulini o puntasecca. Le prime 47 incisioni si concentrano sugli scontri armati e sulla morte di civili o soldati; la seconda serie (dalla 48esima alla 64esima incisione) si concentra sugli effetti della carestia che colpì Madrid tra il 1811 e il 1812, prima che la città fosse liberata dall’occupazione francese; le ultime 17 rappresentano il dolore dei liberali rispetto all’insediamento, considerato liberticida, dei Borboni al termine del conflitto.