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Granaio di una villa romana con il raccolto intatto di 2000 anni fa scoperto in azienda vitivinicola in Abruzzo


Le scoperte si susseguono nell’area di un’azienda vitivinicola abruzzese. Resti di una villa rustica romana, sistemi di torchiatura dell’uva e delle olive, granai che contengono ancora i semi di circa 2000 anni fa. Sono ancora in corso i lavori della Soprintendenza ABAP per le province di Chieti e Pescara presso questa antica Villa Rustica di epoca romano-imperiale che si trova all’interno dell’azienda Feudo Antico, strutture incassate sul pendio di una collina nel cuore dell’Abruzzo, nel mezzo dei vigneti alla periferia del Comune di Tollo.

“La prima grande fase di vita di questa villa produttiva si data ad epoca alto-imperiale, probabilmente tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C., e con ogni probabilità è continuata con una certa floridità almeno fino alla media età imperiale. – dicono i tecnici della Soprintendenza ABAP per le province di Chieti e Pescara. – La presenza di materiale ceramico di epoca tarda suggerisce un’ulteriore fase di vita probabilmente databile tra V e VII secolo d.C. Chiaramente medievali sono le fosse circolari che sono state identificate all’estremità settentrionale dell’area dei dolii. Le schegge di ceramica patinata potrebbero suggerire che nel X secolo, quasi 1000 anni dopo la prima fase della villa, qualcuno abbia usato la stessa zona dei dolia per stoccare materiale agricolo”.

“All’interno dell’area archeologica è chiaramente visibile un piano inclinato per turculario, (il sistema che raccoglieva e convogliava il succo d’uva o di olive, dopo la spremitura nel torchio, ndr.) caratterizzato da un piano discendente coperto in intonaco idraulico che appoggia a un lungo muro con una parte costruita in opera reticolata: certamente era il fondo di una vasca per raccogliere il prodotto di una spremitura, di olive o di uva.- dicono i funzionari della Soprintendenza – È probabile che nelle vicinanze, posto ad una quota più alta, fosse presente un turculario in materiale deperibile (legno) per la produzione del vino. Si conserva un asse di 7 alloggiamenti per dolio incassati in un piano di opera cementizia. Tre di questi sono stati scavati, dimostrando come i dolia siano stati in passato già tolti dalle loro sedi. Poco più a nord si notano i resti di almeno altri due alloggiamenti, nonché frammenti di almeno due dolia. Inoltre, nella stessa area sono presenti almeno 5 fosse circolari scavate direttamente nel terreno: tre di queste sono state svuotate, rivelando frammenti di ceramica decorata a pettine (medievale) e possibili resti di sementi e granaglie, ad attestare una diversa fase di vita. All’interno della struttura è possibile apprezzare una grande cisterna in opera cementizia pesante. All’interno di un dolio (un grande contenitore usato per contenere derrate alimentari di liquidi), una scoperta importantissima. Un letto di semi, molto probabilmente leguminose, di epoca romana. E’ in corso il campionamento dei semi a cura di Anna Dionisio archeologa, Isabella Pierigè funzionario restauratore e conservatore, Mauro Rottoli cooperativa Arco (Como), Luca Cherstich (archeologo), Claudio Giampaolo (restauratore)”.

I proprietari dell’azienda vitivinicola offrono un’importante collaborazione, che si esplicita anche in progetti di musealizzazione progressiva delle strutture e dei reperti che vengono portati alla luce.