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Con un acrobatico cunnilintus, consentito dalla lingua spropositata di demone che s avviticchia al monte di Venere di una giovane e prosperosa strega, Hans Baldung detto Grien (Schwäbisch Gmünd, 1485 circa – Strasburgo, 1545), pittore, disegnatore, incisore e xilografo tedesco, contemporaneo ed allievo di Albrecht Dürer, canta con partecipazione erotica i rapporti proibiti tra Satana ed una donna che ha scelto di affidarsi, anima e corpo, ai fiori deliziosamente velenosi del Male.
Il disegno, sul quale la biacca irradia un lume acceso, rileva prodigiosamente le tornite natiche della ragazza, che risultano centrali sia sotto il profilo della struttura compositiva che in virtù del fenomeno provocato dall’intenso riflesso di luce, a riprova del fatto che è proprio su quella porzione, morbida e scabrosa ad un tempo, che l artista intende puntare; ma ecco, ai piedi del bel corpo femmineo, il dragone infernale, disposto voluttuosamente e sinuosamente come un fregio, mentre compie una torsione per intingersi nel calamo della strega..
Lì accanto due eroti, tratti dalla tradizione classica, rafforzano la lascivia del bestione come se dovessero aizzare un cavallo al congiungimento carnale.. Il 1515, anno di realizzazione dell’opera, è dominato dal fiato di gelsomino e di cicuta delle streghe.. La gente crede nella presenza di donne malefiche; i tribunali, attraverso i processi, ne certificano la frenetica e sinistra attività svolta nel tessuto sociale. Si può pertanto ipotizzare che Baldung non sia giunto al disegno come ad un capriccioso frutto della fantasia, ma che si sia basato su testimonianze autentiche, su dicerie, sui trattati dell’epoca.
Siamo pertanto, con Baldung, di fronte ad un immagine plausibile della realtà percepita, nella trasposizione in segno di quanto circolava in quegli anni in merito alle modalità di fusione carnale delle donne con il demonio. Il rapporto sessuale si presentava anch esso sotto il segno dell’eterodossia, per vie, canali e modi che non appartenevano alla sfera della normalità procreativa. Si andava ben al di là della codificata postura del missionario, nella quale la donna, come un vaso prodigioso che contiene i germi della vita, si affida al maschio, che giace in lei esclusivamente a fini riproduttivi.
Il sesso orale era invece considerato un elemento dell’eros demoniaco, come dimostra evidentemente l’obsculatio ani, il bacio all’ano, che viene documentato nelle xilografie dell epoca come stigma satanico, omaggio delle donne al demonio e comunque al cosiddetto signore del zuogo, colui il quale sovrintende agli incontri di sesso e dissoluzione, che si tengono, secondo le deposizioni degli inquisiti, nelle radure discoste dai centri abitati.. Il contatto della bocca e della lingua con i genitali – quanto i rapporti anali, siano essi di natura omosessuale o eterosessuale – è del resto un peccato, poiché induce ad un appagamento che non è immediatamente finalizzato alle necessità procreative. In un opera di Baldung Grien una strega si apre ad un profondo cunnilintus. Xilografie cinquecentesche.. presentano donne che baciano l’ano del demonio. Fellatio e varianti erano un tabù già dai tempi degli antichi romani. Il sesso orale appare come una delizia,con frequenza, in pittura, solo a partire dal Settecento. Ma è il 1968 a sdoganarlo definitivamente.. Anche sotto il profilo iconografico.
Nato attorno al 1485 in Germania, Hans Baldug Grien – verde – forse per il colore brillante che inserisce in diverse opere fu un intenso interprete del sabba, secondo i resoconti dei processi alle streghe che, specie durante la sua giovinezza infuriarono da un lato e dall’altro della cortina europea, sia nell’ambito dei territori luterani o riformati che nei territori cattolici, soprattutto nelle zone di confine. Allievo di Albrecht Duerer, che già avava esaminato questi soggetti, Baldung Grien si stacca notevolmente dalla classica solennità rinascimentale del maestro per cogliere con un occhio e uno stile fortemente connotato dalla realtà cupa del Nord, i soggetti dediti a pratiche stregonesche. Forse ciò fu frutto non soltanto della diffusione del Malleus Maleficarum, libro di due domenicani tedeschi che conteneva tutto il sapere relativo al mondo stregonesco e si configurava, come assevera il titolo, come martello delle streghe, strumento concettuale che indirizzava la persecuzione – opera pubblicata nel 1487, quando Hans era un bambino – ma della testimonianza diretta del pittore, che ebbe certamente modo di entrare in contatto con le notizie desunte dagli interrogatori delle presunte streghe. Quello coperto dall’esistenza di Baldung è, nelle zone dell’Italia settentrionale, il tempo più oscuro sotto questo profilo.

Processi che attorno al 1480 terminavano con punizioni spirituali delle imputate iniziarono a concludersi con l comminazione della pena di morte, sul rogo, a causa di orribili confessioni di patti con il demonio che erano siglati soprattutto con l’esercizio di una sessualità senza freni. Baldung Grien, nella nudità delle sue streghe e nell’osculatio ani – il bacio dell’ano – che le donne tributavano come omaggio al presunto demonio, essendone in molto casi ricambiate ardentemente. E Grien narra, appunta, l’infrazione sessuale come elemento centrale dell’incontro stregonesco.Del resto la lettura della maggior parte di processi cinquecenteschi testimonia che la prima infrazione alle convenzioni era quella che seguiva all’incontro di gruppi, in determinati luoghi, molto spesso legati a cultualità di origine preistorica, soprattutto nel giovedì delle quattro tempora, giorni di penitenza stabiliti dalla chiesa per emendare feste romane legate ai cicli della natura e della fecondità. Come ipotizzò giustamente Carlo Ginzburg, le feste potevano costituire residui di consuetudini sfrenate che furono osservate dai persecutori come ossessioni demoniache. I peccati commessi al cosiddetto sabba erano soprattutto di natura sessuale. Dopo la consumazione di “boni rosti”, le diverse coppie, che si univano al momento, si appartavano per incontri sessuali prolungati.
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