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Il primo Caravaggio romano, pittore di piccoli trionfi floreali


di Federico Bernardelli Curuz

Le radici più antiche dell’opera di Caravaggio si perdono nell’ombra della pittura manierista dell’Italia settentrionale; esordi oscuri, al punto che nessuno, fino ad oggi, ha potuto riconoscere, nell’ambito della produzione precedente al periodo romano, un dipinto giovanile di colui che sarebbe divenuto una delle pietre miliari dell’arte di ogni tempo. Evidentemente i quadri degli anni di formazione rientrano nell’ambito di un linguaggio diffuso e non presentano peculiarità tali da rivelarsi distinguibili dalla produzione di tanti autori contemporanei. Da ciò si evince il fatto che, pur essendo evidentemente in circolazione, i dipinti del primissimo Caravaggio non risultano riconoscibili.


Nato nel 1571 a Milano – come hanno confermato recenti indagini archivistiche -, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (il soprannome, come ben sappiamo, deriva dal paese d’origine della famiglia) era figlio di un muratore. Tra il 1584 e il 1592, quindi in un periodo della vita compreso tra i tredici e i ventun anni, fu allievo di Simone Peterzano (Bergamo 1540-1596), pittore di vaglia che era stato, a sua volta, nella cerchia di Tiziano e che si era trasferito a Milano nel 1572.

Jan Brueghel il Vecchio, Fiori, olio su rame, 28x21 cm. Il dipinto sarebbe una copia tratta da un’opera di Caravaggio, realizzata durante la sua permanenza nella bottega del Cavalier d’Arpino
Jan Brueghel il Vecchio, Fiori, olio su rame, 28×21 cm. Il dipinto sarebbe una copia tratta da un’opera di Caravaggio, realizzata durante la sua permanenza nella bottega del Cavalier d’Arpino

La lacunosa biografia del periodo giovanile del maestro lombardo fa supporre, in relazione agli esiti artistici successivi, che egli sia entrato in stretto contatto con la pittura veneta e bresciana dei decenni precedenti – Savoldo, Romanino e Moretto -, traendo da essa numerose suggestioni, come il dialogo intenso tra luce ed ombra nonché la collocazione degli episodi evangelici sulla linea del presente, concetti che avrebbe sviluppato magistralmente a partire dagli anni della maturità romana.
Ma quale fu la primissima produzione del Merisi, quando giunse nella città dei Papi, verso il 1592-93?
Egli, approdando alla bottega del Cavalier d’Arpino (1568-1640), artista impegnato in grandi imprese decorative, dalla vena facile e gioiosa, lavorò soprattutto a dipinti di fiori e frutta. Alcuni quadri della bottega, con tale soggetto, furono sequestrati dal fisco nel 1607 e confluirono nella collezione Borghese.
Uno degli elementi attraverso il quale è possibile capire come dipingeva il giovane assistente del Cavalier d’Arpino ci viene dalla copia che Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625) trasse da una di queste opere, oggi dispersa. La copia bruegheliana, un olio su rame di 28×21 centimetri, conservata alla Galleria Borghese, presenta una netta coincidenza con la descrizione che lo storico dell’arte Giovan Pietro Bellori, attorno al 1670, fornisce di un dipinto di fiori di Caravaggio, probabilmente acquistato dai Borghese con altre nove nature morte nel 1613 oppure giunto, per via ereditaria, da Olimpia Aldobrandini.
E’ possibile che il quadro fosse stato poi ceduto, nel 1627, al cardinale Del Monte, un intellettuale, insieme al fratello Guidobaldo, esperto in studi di ottica, gli stessi studi che affascinarono Michelangelo Merisi e che avrebbero risolto i problemi riscontrati dall’artista nella riproduzione della luce. Il dipinto, come detto, andò poi disperso.