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Il rosso e l’oro: a Vicenza il ”prezioso quotidiano” russo


di Anita Loriana Ronchi

Stile intervista Carlo Pirovano, curatore della mostra “Prezioso quotidiano. Tesori della vitra russa”, in corso a vicenza.

quot41Cominciamo dal tema della mostra. Com’è nata l’idea di dedicare un intero allestimento ai “Tesori della vita russa”?
La prima ragione va ricercata nella collocazione ambientale, a Palazzo Leoni Montanari, che da due anni ospita una preziosa collezione permanente di antiche icone russe. Si pensa all’icona come ad un autentico oggetto metafisico, una sorta di pendolo capace di organizzare la vita ed il contesto religioso russo, anche nello scorrere dell’esistenza quotidiana. La concezione mistico-religiosa permette di valutare aspetti sociali e spirituali del mondo russo in un’ottica particolare, di capire cosa effettivamente veniva esaltato muovendo da questa direzione. La mostra si riferisce a testimonianze della cultura materiale e delle arti applicate rimaste dai tempi passati, soprattutto a partire dal Seicento: i documenti antecedenti sono scarsissimi, in quanto la nazione russa ancora non si era formata. Da tali testimonianze si possono desumere la mentalità e lo spirito nazionale di quel popolo, visti attraverso oggetti della vita di ogni giorno. Il percorso è stato realizzato attingendo al Museo storico di Mosca, l’istituzione più importante di questo genere.
Quali sono stati i principali criteri espositivi adottati e, soprattutto, da quali idee portanti sono stati ispirati?
Questi oggetti sono stati studiati in base alla classificazione del secolo scorso, relativa alla produzione nella storia dell’artigianato e delle arti. Io ho preferito considerarli in rapporto alla vita, e tenendo conto di spunti efficaci quale – ad esempio – la casa, com’era e come la si abitava. Sono state utilizzate due classificazioni: una riguarda l’izba, la casa in legno dei contadini dalla lavorazione sofisticata, con decorazioni intagliate e con vari oggetti d’uso. La mentalità allora consisteva non nell’avere un arredo aggiunto, ma nel ricreare un adattamento della casa al clima durissimo. L’abitazione veniva attrezzata con le panche, la stufa ed anche elementi strutturali. Poi c’erano gli altri arredi, i mobili, i manufatti trasportabili, come i bauli in cui venivano conservati gli oggetti. La seconda classificazione concerne il momento del pranzo, caratterizzato dalla massima familiarità e socialità. Era un’autentica esplosione di gioia festosa. In primo piano sono quindi i piatti e i bacili, riprodotti in legno o in altri materiali poveri come lo stagno, ma anche in oro o con quell’artigianato particolarissimo che è dato dalla lavorazione dell’avorio.
Ci sono altri elementi che fanno da cardine per comprendere fino in fondo l’anima della tradizione russa?
Sicuramente l’attenzione alla donna. L’elemento femminile è importantissimo nell’organizzazione della vita russa. Lo dimostrano le stoffe, i vestiti, i pizzi e i ricami che talvolta risentono anche dell’influenza della cultura orientale, assieme ai documenti della fatica della donna. Ad esempio i bellissimi filatoi, ricavati con alberi presi interamente e decorati con disegni ad intaglio. Forniscono una dimostrazione della “esagerazione” insita nella cultura russa, che è forte come una musica tenuta sempre alta.
Che valore assumono i colori rosso e oro, prevalenti anche nelle decorazioni a sfondo fantastico?
Rappresentano il massimo della trasposizione del sentimento. La parola “rosso” sta ad indicare una determinata cromia, ma anche l’aggettivo “bello”: Piazza Rossa è il nome della piazza più famosa della Russia ed è la “piazza bella” per antonomasia. L’oro riporta alla cultura mistica, nella quale si perdono gli aspetti di tipo naturale e si giunge ad una trasfigurazione della realtà fisica.
Può dirci qualcosa circa la dimensione del fantastico e del favoloso predominante nella tecnica decorativa delle opere esposte?
La decorazione è qui una sorta di sistema per ordinare le cose che in natura appaiono disordinate. Dietro ravvisiamo i segni della cultura precristiana e arcaica, rintracciabile magari nella riproduzione del cielo o delle stelle, e che conferisce un senso geometrico, ricco di vitalità intrinseca. Del resto, la chiave della mostra sta proprio nell’illustrare una forma di vita che integra nel popolo gli aspetti materiali con una visione delle cose che suggerisce sempre una lettura metafisica.