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Impostare un quadro come un romanzo. Tra rebus e colpi di scena. Letteratura e tela unite da Ceccotti


Icona o segmento narrativo? Oggetto o azione? Paesaggio o fondale di un avvenimento? La strada della narrazione, in pittura, è stata ottimamente percorsa da Sergio Ceccotti, che ci ha offerto indicazioni di grande rilievo espressivo scarsamente percorsa dagli artisti contemporanei che si rivelano più decisamente attenti all’oggetto che al frammento d’azione. Compresi gli artisti della nuova figurazione, che sono maggiormente attratti dal versante statico della metafisica dechirichiana che dal frame eloquente. La macchina della letteratura nella pittura è stata mostrata dall’11 settembre al 14 ottobre 2018 nel Palazzo delle Esposizioni di Roma con la mostra “Sergio Ceccotti. Il romanzo della pittura 1958-2018”, esposizione promossa da Roma Capitale-Assessorato alla Crescita culturale e Azienda Speciale Palaexpo e curata da Cesare Biasini Selvaggi.
Circa 40 opere, allestite nello Spazio Fontana seguendo un ordine cronologico, hanno percorso il personale “romanzo della pittura” lungo sessant’anni, dal 1958 al 2018, di Sergio Ceccotti, fortunato antesignano della figurazione italiana contemporanea, lungimirante erede della metafisica dechirichiana e del realismo magico.
Dai primi dipinti della fine degli anni Cinquanta dalle suggestioni neocubiste (Il giradischi, 1958; Ricordo d’Olanda, 1959) a quelli della prima metà degli anni Sessanta nei quali riecheggia potente l’espressionismo tedesco (Al bar II, 1962), scaturiscono, per superamento, gli intensi lavori dei decenni successivi (Avventura & mistero, 1966; Un delitto, 1967; Combattimento di Tancredi e Clorinda, 1980; Sonata, 1998) immersi in quello che potrebbe essere chiamato realismo ceccottiano, una visione pittorica colta, raffinata e originale che distilla spunti della storia dell’arte, che impiega artifici retorici del cinema alla Hitchcock, del fumetto (come Diabolik delle sorelle Giussani), della fotografia, del fotoromanzo e della letteratura di genere, dal racconto poliziesco alla Hammett o alla Chandler, alla narrativa di autori contemporanei come Georges Perec, Patrick Modiano, Antonio Tabucchi o Paul Auster. Nei dipinti di Ceccotti si rinnovano anche gli spunti dei rebus o meglio, dei disegni dell’illustratrice della Settimana Enigmistica, Maria Ghezzi. «Il mio interesse per questi disegni – ha dichiarato l’artista romano – non nasceva da una grande passione per i rebus, anche se mi diverte risolverli, ma dal fascino che quelle scene emanavano, un fascino che tenterò di spiegare. Gli accostamenti di oggetti incongrui, ingrediente principale di ogni rebus, non producono qui un effetto disturbante di tipo surrealista, ma sono tranquillamente assorbiti dalla scena generale, come se in quel mondo fosse naturale che un ragazzo lotti con un serpente tra l’indifferenza di altri personaggi che contemplano le barche sul fiume, mentre su una pietra in primo piano una teiera e una tazza attendono, accanto a due grossi coltelli».
Ceccotti, pertanto, come il disegnatore di Peter Greenaway ne I misteri dei Giardini di Compton House o come il fotografo di Blow-Up di Michelangelo Antonioni, rivela le sottili malvagità celate nelle sue, apparentemente tranquille, vedute di città, nei suoi paesaggi urbani (Notturno, rio dei Mendicanti, 1990; Hiver à Montmartre, 1991; Estate a piazzale Flaminio, 2016), e forse altre scomode verità potrebbero venire alla luce se fossimo capaci di trovare il codice che governa i suoi articolati e quasi beffardi rebus dipinti.
Questo repertorio iconografico rappresenta il “mandante” di alcuni particolari “raccapriccianti” della figurazione ceccottiana, in cui inquietanti enigmi si nascondono al di là di porte e finestre, scale e corridoi di asettici appartamenti borghesi (Un après-midi parisien, 2017) o di modeste camere d’albergo (La robe verte, 2008). Spazi quasi sempre anonimi, ma al tempo stesso altamente simbolici che, per la presenza di indizi talvolta allarmanti, sembrano precedere o seguire di un attimo un dramma che, con sapiente regia, è precluso allo sguardo dello spettatore che può solo immaginarlo.
In occasione della mostra è stato girato un film su Sergio Ceccotti, “Cercando il Signor S.”, (2018) prodotto e realizzato da RUFA – Rome University of Fine Arts.
Catalogo a cura di Cesare Biasini Selvaggi, edito per i tipi di Carlo Cambi editore, che include il saggio del curatore, le tavole e le schede delle opere esposte, un’antologia di testi critici dedicati all’artista, un’estesa cronologia e una sezione di apparati espositivo-bibliografici.