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In quel crocifisso c’è un manoscritto nascosto. Cosa sta scritto e perché fu lì collocato


I cartigli contenuti nel crocifisso di Lando di Pietro
I cartigli contenuti
nel crocifisso di Lando di Pietro

Un manoscritto conservato non nella classica bottiglia, ma dentro la testa di un Cristo in croce del Trecento. Un cartiglio destinato a rimanere segreto per sempre, se un evento imprevedibile e drammatico non lo avesse riportato alla luce.

Succede che, nel 1944, un bombardamento che colpisce la periferia di Siena rada al suolo la chiesa di San Bernardino, riducendo in briciole, con tutto il resto, anche un crocifisso ligneo collocato sull’altar maggiore. Come ricorda Mariella Carlotti in appendice al volume Il bene di tutti. Gli affreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena, Società Editrice Fiorentina, “tra le macerie i frati trovarono solo alcuni frammenti del ginocchio e del braccio sinistri e buona parte della testa. La sorpresa fu rinvenire un piccolo cartiglio attaccato al frammento del ginocchio e una più ampia pergamena nascosta dentro la testa del Cristo”.

Si trattava di scritti autografi dell’autore dell’opera, i quali consentivano di stabilire finalmente paternità e data di esecuzione della stessa. Nel cartiglio celato nel ginocchio si specificava che il crocifisso era stato realizzato nel gennaio 1337 (in verità il 1338, visto che a Siena il cambio di data avveniva il 25 marzo, festa dell’Annunciazione) da Lando di Pietro, artista già noto come orafo ed architetto – a lui si deve tra l’altro l’ampliamento del Duomo della città toscana -, ma di cui si ignorava l’abilità di scultore.

E’ però la pergamena ritrovata nel capo dolente e due volte ferito di Gesù a colpire, oggi non meno di ieri, chi ne affronta la lettura. Vi è contenuta una bellissima, struggente preghiera, che si conclude con un’accorata invocazione: “Tucti e santi et sante pregate Yhu Xpo (Gesù Cristo, ndr) figluolo di Dio che abbia misericordia del detto Lando, et di tutta sua famiglia, che li faccia salvi et guardili da le mani del nimicho di Dio. Yesus, Yesus, Yesus Xpo filius Dei vivi, abbi misericor di tucta el omana generazione. Amen”, e con una postilla, aggiunta sul margine destro del foglio: “Fu compiuta questa figura a similitudine di Yhu Xpo crocifisso figluolo di Dio vivo et vero. Et lui dovendo (si deve, ndr) adorare et non questo legno”.

Una fervida dichiarazione di umiltà, e di superiorità della fede rispetto all’arte e ad ogni altra attività terrena. Un messaggio rivolto alla divinità, una sorta di colloquio intimo ed esclusivo, violato invece, come si è visto, nel modo più inatteso, quando le bombe lo hanno riconsegnato alla conoscenza degli uomini.

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