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Kiefer al lavoro alle sue tele monumentali nello studio. Scope usate come pennelli e arbusti. Il video


Questo breve montaggio non fa che dare una piccola occhiata al mondo creativo di Anselm Kiefer nella sua ex base a Barjac, nel sud della Francia. Anselm Kiefer (Donaueschingen, 8 marzo 1945) è un pittore e scultore tedesco che costituisce, peraltro, un notevole punto di contatto pittorico con al cosiddetta Arte povera, il principale movimento-corrente del Dopoguerra italiano. I suoi paesaggi partono dal vedutismo espressionista, ma si arricchiscono di materiali dimessi, presi dalla natura, e di lacerti di rifiuti vegetali, così da creare sulla tela un luogo nuovo, d’incontro tra la figurazione e l’uso francescano e montaliano (“Ossi di seppia”) della materia. Egli si colloca in un punto diametralmente opposto rispetto a quello della pop art, che lavora su materiali colorati e industrialmente rifiniti. I neri utilizzati da Kiefer, ad esempio, sono prodotti attraverso la fuliggine del fuoco, secondo il procedimento antichissimo – e povero del bistro. Ma vediamo, brevemente, la storia di questo maestro, che ebbe esordi controversi politicamente. Dopo il liceo si iscrisse a Legge, ma nel 1966 lasciò il corso per iscriversi a Pittura. Viveva a Friburgo e frequentava lo studio di Peter Dreher. Poi si trasferì a Karlsruhe dove si avvicinò al pittore Horst Antes, che considererà il suo primo e vero maestro. Nel 1972 incontrò Joseph Beuys.
Sono gli anni in cui Kiefer inizia una serie di azioni artistiche che definirà “Besetzungen” (Occupazioni). Egli, provocatoriamente, si fa fotografare mentre effettua il saluto nazista davanti ad una serie di luoghi della Germania Ovest e della Germania Est che per lui hanno significato dal punto di vista mitologico e storico.
Da una parte della critica tedesca è tacciato quale neo-nazista, e per molti anni tale etichetta lo accompagnerà creandogli non pochi problemi dal punto di vista espositivo e quindi economico, mentre, altri critici, sempre tedeschi, ne esaltano il coraggio, cioè il come “egli mette il dito nella piaga in quello che è stato l’incubo della Germania nazista”. Nel 1973, dopo aver sposato Julia, sua amica ai tempi dell’università, apre studio a Ornbach e inizia una serie di grandi opere pittoriche titolate “Deutschlands Geisteshelden” (Germania Eroica). Alla fine degli anni Settanta comincia a frequentare l’Italia e i maggiori artisti del momento. E mette in chiaro la sua posizione rispetto alla violenza, all’annientamento, alla guerra. Dagli anni Novanta apre uno studio a Buchen e uno a Gerusalemme; questa azione assume un carattere dirimente rispetto alle polemiche del passato, quanto il lavoro dedicato alle donne ebree nei campi di concentramento nazisti. La sua osservazione è quella che l’umanità produce, costantemente, l’inferno per se stessa, attratta da un vortice di oscurità, che in fondo è il nichilismo. Noi qui, nel filmato, lo vedremo al lavoro nel suo grandissimo atelier francese.