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La gioia della luce, tra i papaveri. Chi è l'autore di questo quadro?


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de nittis nei campi
 
L’opera: I papaveri è di Giuseppe de Nittis (Barletta, 25 febbraio 1846 – Saint-Germain-en-Laye, 21 agosto 1884), l’unico pittore italiano che partecipò alla prima mostra degli impressionisti, tenutasi da Nadar, a Parigi nel 1874. Nonostante si fosse trovato nel milieau di un fenomeno che, per quanto contestato, avrebbe assunto, in pochi anni una valenza mondiale, l’adesione dell’artista pugliese all’impressionismo fu parziale. Esistono opere in cui egli si avvicina a Degas o a Monet, ma poi, con il tempo se ne distanzia, e dimostra di preferire, con i suoi neri, Manet. La formazione italiana, nell’ambito della scuola di Resina e la preponderanza dello sguardo “macchiaiolo” degli italiani non gli consentono di allontanarsi di quella che noi ritenevamo ancora la “buona pittura”, ben definita e condotta a “regola d’arte” Se infatti osserviamo anche questa opera, notiamo che l’artista torna ai canoni della classicità tecnica italiana, con parti piuttosto definite, l’uso delle sfumato e di parti disegnative. Da notare il fatto che De Nittis cercò di non essere troppo influenzato dall’impressionismo e cercò, forse inutilmente, una propria via autonoma. Ciò che risulta evidente, nelle opere del pugliese, è il fatto che egli costituì un forte precedente per Giovanni Boldini.


 
CHI E’ DE NITTIS
Giuseppe De Nittis nasce a Barletta il 25 febbraio 1846; la sua giovane vita è segnata, a solo due anni, dal suicidio del padre, che, a seguito della carcerazione per motivi politici, decide di porre fine alla sua esistenza. Viene quindi affidato ai nonni paterni e, in quella casa, ha modo di avvicinarsi al pittore Giovanni Battista Calò, che gli impartisce le prime lezioni. Nel 1861, nonostante il parere contrario della famiglia si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ma le ferree regole scolastiche appaiono troppo strette per il carattere ribelle e irruento del seppur giovane Giuseppe, tanto che di lì a poco viene espulso. Si dedica così alla pittura en plein air, fermando con il suo agile pennello immagini della costa partenopea fino al momento in cui incontra  Adriano Cecioni, che immediatamente si rende conto delle sue innate doti e delle sue capacità artistiche.

Nel 1863 è proprio lo stesso Cecioni a fondare la Scuola di Resina, dai dettami nettamente anti accademici in cui, come peraltro nello stesso movimento Macchiaioli, massima importanza viene tributata all’immagine colta nel attimo mutabile, a cui De Nittis partecipa insieme ad altri artisti solidali a questa modalità espressiva e nel contempo culturale. de nittis colazione Nel 1867 vi è per lui la svolta che muta in modo radicale la sua carriera e che gli permette di raggiungere l’internazionalità artistica: il trasferimento a Parigi, in quella Parigi in cui di lì a poco avrebbe preso i prorompenti toni pittorici dell’Impressionismo.


De Nittis infatti espone alcune opere proprio nella celeberrima mostra di “fondazione” del 1874, tenutasi nello studio del fotografo Nadar al fianco di Monet, Manet, Sisley, Pissarro, Morisot, Degas, Cézanne e Renoir. Sono di questi anni  fra  le sue più intense “opere parigine” come, per citarne solo una, la splendida e indimenticabile  Che freddo!,  in cui con i modi e tratti dell’artista cresciuto cromaticamente nella calda scuola napoletana, dipinge le dame parigine colte nella loro algida eleganza e inconsapevole raffinatezza. De nittis interno Decide di trasferirsi a Londra per un certo periodo, anche per differenziare la sua arte da quella dei maestri dell’Impressionismo, alla quale veniva spesso inappropriatamente legata.  Muore improvvisamente a Saint-Germain-en- Laye per un ictus il 21 agosto 1884 all’età di solo trentotto anni. Per  De Nittis  come per Modigliani, Boldini e Zandomeneghi  e pochi altri in quell’epoca si può parlare di Italiens de Paris.  A Barletta, sua città natale nell’imponente e scenografico Palazzo Marra, edificato nel Cinquecento dalla nobile famiglia Orsini gli è stata dedicata una pinacoteca che raccoglie le opere del “Meridionale al sud, francese a Parigi e londinese a Londra”, così come scriveva Vittorio Pica di lui. Oggi le opere che valgono maggiorente sono quelle di soggetto parigino.