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La Libertà romantica. Delacroix trasformò la Venere di Milo in una rivoluzionaria


di Elena Charlotte Rainelli
Il Movimento romantico indica il Momento umano in cui il sentimento prevale sulla Ragione, nella convinzione che tutto sia un continuo divenire, un mutare inarrestabile in cui l’uomo possa intuire e sentire piuttosto che capire con rigidi schemi logici. L’Uomo reca nel suo animo sentimenti innati che non possono essere soddisfatti dalla realtà. Il Romanticismo coincide anche con le tendenze liberali della prima metà dell’Ottocento che videro quasi tutta l’Europa in lotta contro il potere dei loro sovrani. Per l’Artista è importante avvicinarsi alla visione ideale che porta in sé e tramite l’immaginazione crea la Bellezza di cui solo lui è il genio. Questa sensibilità è espressa non da un Rivoluzionario ma da un Rinnovatore: Delacroix. Il quadro continua ad essere il luogo in cui si svolge l’azione ma nella pittura si stabilisce un legame tra l’anima dei personaggi e quella dello spettatore.

Eugène Delacroix, La Libertà che guida il popolo,1830,+Parigi, Museo del Louvre


Delacroix infonde una vita interiore ai soggetti delle sue opere, nella sua pennellata vi è un brivido nervoso che vibra d’emozione. La preoccupazione più grande è di entrare “Con fuoco” nel soggetto. La tela diventa il luogo magico in cui brucia la sua stessa Anima. Molto prima di Coubert, Delacroix rivendica il diritto di dipingere con la libertà. Egli afferma che non si può costringere un artista a stare entro certi canoni che stabiliscono la vera pittura come non si possono obbligare gli uomini a rispettare leggi ritenute giuste solo da altri. Il pregio del quadro sta nell’indefinibile, è ciò che l’anima ha aggiunto ai colori per la manifestazione libera dell’artista. Delacroix non illustra un fatto ma esprime la sua reazione personale, il suo sentimento di fronte a quella visione. Nella sua opera più nota “La libertà che guida il popolo” (1830), realizzata il giorno successivo alle Tre Gloriose, insurrezioni parigine del 27, 28 e 29 luglio di quell’anno che misero fine alla Restaurazione, sembra esprimere la documentazione di un grande evento storico contemporaneo che vide il popolo parigino su barricate e in cui lo stesso pittore avrebbe partecipato ma non in modo attivo. “Se non ho lottato per la patria, almeno dipingerò per essa”. Un elemento innovativo è la raffigurazione di una massa indistinta di persone, cosicché ciascuno spettatore si possa in essi identificare: nell’uomo con fucile e cappello a cilindro a sinistra è riconoscibile lo stesso pittore; probabilmente il bambino con la pistola avrebbe ispirato la figura di Gavroche, il monello parigino che, nei “Miserabili” di Victor Hugo muore combattendo in modo eroico sulle barricate. Il popolo è visto come un insieme complesso di individui pensanti, condotti ad un’azione violenta dal proprio ideale di libertà, ideale consono all’animo romantico. La figura più importante della composizione è appunto la Libertà, una popolana scalza, a seno scoperto col berretto frigio, simbolo della rivoluzione stessa, icona della Marianne, allegoria della figura femminile che rappresenta gli ideali della Repubblica francese. Verrà ripreso da altre rivoluzioni come simbolo di libertà e apparirà negli stemmi di molte nazioni e pure nel sigillo dell’Esercito e del Senato degli Stati uniti d’ America. La donna che rappresenta Marianne, guida il popolo impugnando la bandiera francese e un fucile, un chiaro richiamo alla Libertà. Questa donna è ispirata alla “Venere di Milo” scoperta poco prima. nel 1820. E’ tra le Afroditi più suggestive del mondo classico. Una scultura che rappresenta la realtà in cui la grandezza è destinata a durare e la gloria a generare per l’eternità. Superba e solida immagine di bellezza femminile che scaturisce dal panneggio, le cui pieghe ne esaltano il moto torsionale ascendente. La Venere rappresenta nel quadro di Delacroix il primo nudo femminile in vesti moderne, il primo in cui sia esposta con chiarezza l’ideologia liberale dei giovani romantici. “Nostra Signora di Bellezza” come la chiamava Henri Heine è la gemma delle collezioni del Louvre, visitata ogni giorno da quasi 15000 persone. Il motivo sicuramente è espresso sia dalla sua carica erotica che dalla gloriosa libertà che emana, sottolineata dall’opera di Delacroix. La libertà è fatta di libere scelte: chi non può scegliere nella propria vita non è libero. Senza libertà di scelta non c’è creatività; senza creatività non c’è vita. Essere liberi non vuol dire vivere senza regole, perché tutto ha un limite: si è liberi di vivere quando si è in grado di relazionarsi con gli altri, cioè rispettare le regole della convivenza civile. In nome della libertà molti uomini sono morti. La libertà deve essere legata alla possibilità di scegliere la Bellezza della propria vita. E’ la scelta etica, morale, politica che ci rende dotati di coscienza. È la scelta che rende vera, coerente e giusta la nostra coscienza.