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La pittura allucinata e allucinogena di Grünewald. Mostri, diavoli, malinconia e dolore. Il video




grunewald
 
Nato a Würzburg (Germania), nel 1470 – il nome corretto è Mathias Gothart-Neithart- Matthias Grünewald è un pittore di straordinaria violenza, che punta all’espressione rafforzata, alla rappresentazione della deformazione, del male, di un mondo che sembra non conoscere requie. Le sue figure sono allampanate, allungate, scavate, torte, quanto i rami degli alberi che egli dipinge; i ritratti, nei disegni, o il volto di uomini e donne  sembrano realisticamente ricavati dai volti reali e deformi, in cui domina una visione allucinata e allucinante della realtà. Prendiamo – e poi vediamo nel filmato – la Resurrezione di Cristo dal sepolcro e osserviamo il colore dei due cerchi concentrici che rappresentano la forza divina.

Essi hanno qualcosa di demoniaco, come apertamente satanici sono i mostri che appaiono a sant’Antonio, nel Deserto, altro dipinto particolarmente noto di questo maestro. Egli, nonostante avesse aderito al protestantesimo, sembra andare al di là di ogni pessimismo, riecheggiando le eresie bogomile e catare, in base alle quali nulla del mondo è buono, perchè frutto della creazione da parte di Satana. Questa pittura, attraverso le stampe o le copie, ha certamente costituito una base per il realismo deformante della coeva scuola bresciana – specie Romanino – e in certi modi precede – si osservi l’annunciazione e l’accostamento di colori acidi – Lorenzo Lotto, costituendo, attraverso la sua potenza, una base lontana ma possente per l’espressionismo novecentesco. I suoi mostri hanno influenzato anche le illustrazioni librarie del Novecento e il cinema. Matthias Grünewald con il connazionale Albrecht Dürer è considerato un maestro del Rinascimento tedesco. Ma questo soltanto per i volumi scultorei di alcuni personaggi, – in particolar modo in Sant’Erasmo e San Maurizio,1523, che pare riecheggiare Mantegna – non, invece, per il sostanziale, doloroso nichilismo che attraversa quasi ogni sua opera, quel vento divorante e diffuso del Male che è il netto contrario della radiosità cristologica del Rinascimento italiano, che vive nella certezza di un mondo migliore, attraverso la mediazione di Gesù e l’impegno degli uomini. Prima della Riforma protestante, l’artista fu pittore di corte dell’arcivescovo di Magonza (1509). Sostenitore del luteranesimo, dovette fuggire a Francoforte nel 1526 e un anno dopo Halle, dove muore nell’agosto 1528.