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La prima reginetta di bellezza con handicap: la storia di Ana, nobile, sportiva, ardente d’eros e di spirito



Fu idealmente incoronata come la più bella o una delle più belle donne di Spagna e d’Europa, e come tale cantata da poeti e cantastorie. Reginetta di bellezza, ante-litteram nonostante avesse perso un occhio e una vistosa benda da pirata le occludesse la spaventosa cicatrice. Ma Doña Ana Mendoza de la Cerda, Principessa di Eboli, Duchessa di Pastrana (Cifuentes, 29 giugno 1540 – Pastrana, 2 febbraio 1592), era così bella che ciò che era un handicap fu considerato come un segno distintivo, giacché esso ne esaltava, per contrasto, la forma del viso e la scattante avvenenza del corpo.

Quell’occhio l’aveva perso, non per malattia, ma per uno sportivissimo duello a scherma con un paggio; nell’aristocrazia, insomma, le donne del Cinquecento non rinunciavano ad occupare tanti spazi che erano esclusivi del maschi.

Colta, dolce, risoluta, sin dalla tenera età, aveva sposato Ruy Gomez de Silva quando lei aveva solamente dodici anni (1552), su raccomandazione del Principe Filippo. Suo marito era Principe di Éboli e ministro del Re. Ana de Mendoza e Ruy Gomez ebbero dieci figli.

Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1573, Ana trascorse tre anni in un convento. Lei e il marito erano stati benefattori e sostenitori di Santa Teresa di Avila. Ma, dopo la morte di Ruy, ci furono problemi.

La vedova aveva difatti deciso, dopo i funerali del marito, di farsi carmelitana e ritirarsi nella clausura dei monasteri del suo feudo. La madre superiora Isabella di San Domenico vide pian piano stravolta la tranquilla vita delle consorelle: la nuova entrata voleva a suo fianco la madre e non esitò a far aprire la clausura per ricevere le condoglianze del governatore, del vescovo e di altri notabili del paese e si impose perché facessero ingresso fra le novizie due sue favorite.

La sua reclusione durò poco tempo e in breve Anna de Mendoza tornò al suo palazzo ma, irritata dal comportamento della madre superiora che, per il rispetto della regola, non le aveva concesso di buon cuore simili intrusioni, decise di sospendere il censo annuo delle monache, condannandole ad elemosinare. Teresa si avvide ben presto che Pastrana non era più luogo per le sue monache e organizzò una fuga clandestina, certa che la principessa d’Eboli non avrebbe mai permesso una simile opposizione.

Era già stata preparata per loro una nuova casa a Segovia quando Anna de Mendoza venne a scoprire tutto e, con l’aiuto dell’amministratore cittadino, circondò di guardie il monastero perché nessuno potesse uscirvi. Dopo ripetuti tentativi anch’ella dovette però arrendersi e, a mezzanotte, le monache poterono così finalmente andare via dal monastero per trasferirsi nella nuova casa di Segovia.

Ana la bellissima fece ritorno alla vita pubblica nel 1576, quando divenne l’amante segreta di Antonio Pérez (1540–1615), segretario di Filippo II di Spagna. Essi furono accusati di tradimento per aver rivelato dei segreti di Stato e vennero arrestati nel 1579. Ana trascorse la sua reclusione prima presso la Torre di Pinto, poi presso il castello di Santorcaz e infine nel palazzo Ducale di Pastrana dove morì il 2 febbraio 1592.

La sua fama restò nei secoli. Nella tragedia Don Carlos di Friedrich Schiller e nell’opera Don Carlo di Giuseppe Verdi è presente un personaggio chiamato Principessa Eboli basato su Ana.
È stata inoltre protagonista del romanzo That Lady di Kate O’Brien e della sua trasposizione cinematografica del 1955, La principessa di Mendoza. Appare anche nel romanzo En el umbral de la hoguera di Josefina Molina e nella serie televisiva Teresa de Jesus della stessa Molina